
“La decisione dell’Asl di dare avvio al trasferimento del servizio di dialisi dell’ospedale San Francesco di Castelnuovo Garfagnana a quello di Barga è la conseguenza di scelte sbagliate che costringono i dializzati della Garfagnana ad un forte incremento dei tempi di trasferimento, passando dal disagio già presente a situazioni di sofferenza per le persone e per le famiglie”. E’ una bocciatura totale quella che arriva dalla segreteria provinciale della Cgil nei confronti della riorganizzazione decisa per il servizio tra gli ospedali della Valle del Serchio.
“Tutto questo – aggiunge Mariarosa Costabile della segreteria provinciale – è la conseguenza di una scelta fatta in modo unilaterale dalla Conferenza dei sindaci della Valle del Serchio e successivamente comunicata tramite stampa, scelta fatta in assenza del necessario confronto. La Cgil – prosegue – da subito aveva espresso la propria contrarietà con ripetute prese di posizioni e denunce contro la decisione assunta per il mantenimento del servizio di dialisi all’ospedale di Castelnuovo Garfagnana, promuovendo iniziative ripetute nel territorio. Oggi non ci limitiamo a ribadire la nostra contrarietà ma riteniamo necessario che il tutto debba diventare oggetto di analisi e confronto fra tutti i soggetti interessati nella zona distretto. Al problema delle persone in dialisi della Garfagnana, si aggiungono diverse questioni su cui è necessario aprire il confronto e ricercare risposte condivise. Come Cgil, invitiamo il direttore del distretto sanitario e il presidente della Conferenza dei sindaci a procedere alla firma del protocollo di intesa sulle relazioni sindacali, sempre più necessario per fare analisi e costruire interventi condivisi sulle diverse questioni presenti nella zona distretto. Si tratta di garantire un servizio di dialisi di prossimità, adeguato ai bisogni dei dializzati della Garfagnana, definire il profilo di salute per poi, con il piano integrato di salute, concordare priorità e progetti; affrontare il problema delle liste di attesa, aggiornare l’analisi ed individuare il da farsi; fare il punto sullo stato dei servizi socio sanitari nel territorio, attuali e quelli previsti (case della salute, letti di cure intermedie, servizi alla persona, non autosufficienza ed altro); e infine evitare soluzioni unilaterali nella eventuale riorganizzazione del 118 (punti di emergenza sul territorio) nella zona distretto, aprendo uno specifico tavolo di confronto- condivisione sulla situazione attuale e sul da farsi”.