A Borgo un presepe dedicato ai caduti in Russia

27 dicembre 2017 | 12:05
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A Borgo un presepe dedicato ai caduti in Russia

Anche quest’anno la Misericordia di Borgo a Mozzano ha curato l’allestimento di diversi presepi, come è nella sua tradizione. Angelo Cipriani, come sempre, ha curato la realizzazione della capanna davanti alla sede di via San Francesco, con le statue che furono regalate, anni orsono, dalla ditta Euromarchi di Bagni di Lucca; Pierpaolo Filippini, con i suoi ragazzi dei progetti speciali, ha allestito il presepio nel chiostro, con le belle e grandi statue che, ogni anno, la ditta presepi Fontanini di Chifenti ci mette a disposizione; lo stesso gruppo ha realizzato un presepio con sagome anche a Pescaglia, davanti al palazzo comunale; i volontari della sezione Val di Turrite ne hanno realizzato uno anche a Fabbriche di Vallico, nel grande lavatoio della piazza.

Ma quest’anno c’è stata un’altra iniziativa di presepio, ideata dal Governatore e da Pierpaolo Filippin: quello di realizzarne uno nella cappella Santa Elisabetta, dedicato ai soldati comune di Borgo a Mozzano caduti o dispersi in Russia. Gli autori hanno pensato ad un presepio nella trincea, come avrebbero potuto sognarlo, 75 anni fa, i soldati lungo le rive del Don. Il presepio ha avuto il patrocinio della presidenza nazionale dell’associazione Alpini e del Comune di Borgo a Mozzano. L’ inaugurazione ufficiale del presepio nella trincea, allestito dalla Misericordia nel Convento di San Francesco, sarà venerdì (29 dicembre) alle 11, con la presenza del sindaco, delle autorità, delle Rappresentanze d’Arma, delle associazioni e dei familiari dei caduti.
“Con questo presepio – le parole della Misericordia di Borgo a Mozzano -, realizzato nella ex cappella di Santa Elisabetta, dove i frati di questo convento allestivano, ogni anno, il proprio ricordo della nascita del bambino Gesù, la Misericordia ha voluto far memoria di un momento tragico della storia, che ha riguardato, da vicino, anche la nostra comunità. Abbiamo voluto allestire un “un presepio nella trincea” come, forse, lo immaginarono i nostri soldati, schierati sul Don, nell’interminabile distesa di neve bianca e ghiaccio delle pianure russe, lungo il grande fiume Don, nel Natale del 1942, 75 anni fa. Lungo il percorso che abbiamo creato, sono affisse foto della campagna di Russia durante l’avanzata, manifesti di propaganda dell’epoca, oltre alle foto, drammatiche, della ritirata. Fin dal 1941 l’Italia, già presente su diversi fronti di battaglia della seconda guerra mondiale, si era fatta inopportunamente coinvolgere anche nell’ attacco alla Russia, a fianco delle truppe tedesche, rumene e ungheresi e, proprio nel 1941, aveva inviato in Russia un primo contingente di 62mila soldati, inquadrati nel Corpo di spedizione italiano in Russia (Csir). Nel luglio/agosto 1942 – proseguono – altri soldati furono inviati sul quel fronte e il contingente italiano arrivò a 230mila uomini, inquadrati in 10 divisioni. Tra queste c’erano 3 divisioni alpine (la Cuneense, la Julia e la Tridentina). Il corpo di spedizione si chiamò Armir (Armata italiana in Russia) che, nel quadro complessivo dell’esercito italiano, fu considerata l’ ottava Armata. Soprattutto con le partenze del 1942 tanti furono gli uomini del nostro territorio che partirono per il fronte; la maggioranza con le divisioni alpine, essendo anche Borgo a Mozzano, zona di reclutamento alpino. Proprio nei giorni di Natale del 1942 i russi iniziarono una forte e risolutiva controffensiva contro gli eserciti invasori; e quel Natale fu, per i nostri soldati, drammatico; preludio all’inizio di una tragedia immensa. Si arrivò al 17 gennaio (festa di Sant’ Antonio Abate) quando fu dato l’ordine di ripiegamento delle nostre truppe e di quelle degli alleati dell’Asse. E così iniziò la disfatta, nelle infinite steppe del Don. Una tragedia che riguardò, soprattutto, le Divisioni Alpine. Si calcola che in tutta la campagna di Russia siano stati 85mila i soldati italiani che non fecero ritorno in Patria. Circa 25mila morirono in battaglia o in esecuzioni sommarie conseguenti alla resa; 70mila furono catturati e, di questi, solo 10mila furono rimpatriati negli anni successivi alla fine della guerra, fino, addirittura, al 1958. 60mila scomparvero nella tormenta di neve e nelle sofferenze dei campi di prigionia. Tra questi anche 80 uomini del nostro territorio comunale, a cui abbiamo dedicato questo presepio, che loro avevano sognato, 75 anni fa. E in questo presepio abbiamo posto un fiore – concludono -, per tutti i soldati che non lo hanno mai avuto sulla loro introvabile sepoltura”.