
Fim Cisl dice sì all’impianto di smaltimento del pulper nel sito della Kme. Lo fa con una lunga nota in cui invita a rompere l’immobilismo e a studiare la possibilità di dar vita all’impianto di smaltimento del pulper che vale tanti posti di lavoro quanti ne conta oggi – e potenzialmente in futuro – la Kme: 570 dipendenti nello stabilimento di Fornaci di Barga più gli esuberi gestiti, dopo l’accordo dello scorso anno, attraverso gli ammortizzatori sociali e progetti specifici, come il Dynamo Camp (Camp terapia ricreativa per bambini con gravi patologie) e Social Valley (formazione attiva finalizzata al ricollocamento che oggi coinvolge 80 lavoratori). L’emergenza è dettata da due fattori che incidono negativamente, in modo molto pesante, sui bilanci dell’azienda e che sarebbero risolti dall’impianto di smaltimento del pulper proposto dai vertici Kme: da una parte la difficoltà di conferire il pulper (è chiuso anche il sito di Brescia), dall’altra ben 7 milioni di euro di costi di energia elettrica che Kme ogni anno deve sostenere.
Cisl Toscana Nord è netta su questo punto: “Il primo passo è verificare che ci sia il rispetto delle regole, e quindi dei parametri di emissioni stabiliti per legge per l’impianto di smaltimento del pulper – premette Massimo Bani, segretario generale di Cisl Toscana Nord – Il secondo, immediatamente successivo e conseguente, deve essere l’operatività. E l’impianto è stato già testato dalle autorità competenti e risulta rispettare tutte le norme ambientali. Dunque stop all’immobilismo. Basta dire, in questo paese, che le cose si devono fare, ma non a casa mia. Ci sono delle leggi e nel rispetto di esse si deve creare sviluppo”.
Per Narcisa Pellegrini, segretaria provinciale di Fim Cisl, il punto chiave è proprio questo: lo sviluppo dell’imprenditoria e, parallelamente, la salvaguardia dei posti di lavoro nel rispetto delle regole: “Kme si sta riprendendo, gli ordini stanno arrivando, anche se dovremo valutare la situazione quando, nel 2018, non avremo più gli ammortizzatori sociali. Occorre a questo punto fare una riflessione che, oltre a tenere sotto controllo l’impatto ambientale e il rispetto di tutte le normative in materia di salute, e puntare a un piano strategico affinchè Kme possa “riacciuffare” la ripresa che meritano i lavoratori che hanno sopportato sacrifici. Obiettivo che dovrebbe essere primario anche per i sindaci che governano i diversi comuni della Media Valle e non solo. Si comprende la diffidenza dei comitati, dovuta anche allo stato attuale di salute dell’aria in Mediavalle, ma occorre un piano capace di sconfiggere i troppi populismi che mistificano i bisogni dei lavoratori che coltivano una speranza cercando il modo per realizzarla”. Dunque un monito chiaro e forte da Cisl Toscana Nord: stop all’immobilismo. “Servono scelte coraggiose – sottolinea il segretario generale di Cisl Toscana Nord, Massimo Bani – non si può stare sempre con tutti. È necessario che queste vengano effettuate tutti assieme, senza lasciare indietro nessuno. Se il nostro Paese ha un costo dell’energia del 30 per cento in più per le nostre imprese, di tanti altri paesi europei, è ovvio che alcune scelte si devono fare. Il tema vero è: come pensiamo sia possibile continuare a garantire occupazione se non si è nemmeno disponibili a confrontarsi sulle modalità di realizzazione di un impianto termovalorizzatore/pirogassificatore che rispetti sia l’ambiente che la dignità di una persona ad avere il suo lavoro. La tecnologia ha fatto passi da gigante, chissà che non riesca far incontrare due opposte posizioni. Senza investimenti crescita e sviluppo non si creano posti di lavoro. E settembre 2018, data di scadenza dell’accordo di tenuta siglato tra le parti (azienda/sindacati), è ormai così vicino”.