La Libellula: pulper a Kme, troppi rischi

6 settembre 2017 | 13:12
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La Libellula: pulper a Kme, troppi rischi

L’associazione ambientalista La libellula torna a mettere nel mirino l’ipotesi di un termovalorizzatore o pirogassificatore per lo smaltimento del pulire alla Kme di Fornaci di Barga, esprimendo nuovamente le preoccupazioni per i rischi per la salute. “Si dice che gli impianti di incenerimento o pirogassificazione di ultima generazione abbiano emissioni ben al di sotto dei limiti di legge – si spiega in una nota -. È senz’altro vero che esistono tecnologie ampiamente sperimentate, ma la variabile principale, per impianti di questo tipo, è rappresentata dalla qualità (disomogenea quindi incontrollabile) del materiale in ingresso. Provenendo da riciclo lo scarto di pulper può contenere percentuali molto variabili di plastiche e metalli, arrivando, nel peggiore dei casi, a contenere anche metalli pesanti. Ciò può tradursi in emissioni di particolato (Pm 10 e Pm 2,5), ma anche diossine, la cui cancerogenità è tristemente nota”.

“Forse non tutti ricordano – affermano gli esponenti de La Libellula – che la procura di Firenze ha recentemente indagato aziende della nostra zona per smaltimento illecito di pulper inquinato. Circa 90mila tonnellate di scarti dichiarati idonei alla termovalorizzazione – aggiunge La Libellula – ma in realtà contenenti fanghi di disinchiostrazione, ovvero metalli pesanti ed altri inquinanti, sono finiti nell’impianto dell’azienda Css di Gallicano (il cosiddetto bricchettaggio). Sono precedenti poco rassicuranti sui processi di recupero energetico da pulper. Questi processi inoltre, di combustione o di pirogassificazione che siano, presentano caratteristiche molto discontinue: le fasi di accensione e spegnimento comportano reazioni chimiche ed emissioni molto diverse rispetto alla fase centrale di funzionamento a regime, cui solitamente si riferiscono i limiti emissivi imposti dalla normativa”.
“Esistono però lavorazioni – spiegano gli attivisti – a minor impatto ambientale, che consentono non già il recupero di energia, bensì di materia: la materia non viene bruciata per produrre energia, ma lavorata nuovamente per creare manufatti che quindi rientrano nel ciclo produttivo ed economico riducendo il fabbisogno di materie prime. Non mancano gli esempi di aziende, anche nel comparto lucchese, che stanno intraprendendo questa strada”.
Per tutti questi motivi, “la creazione di un impianto di recupero energetico in Valle del Serchio è ben lontana da essere la quadratura del cerchio della filiera cartaria – sostiene la Libellula -. Anzi, è in contraddizione con le recenti direttive europee sull’economia circolare che individuano appunto nel recupero di materia la strategia scelta dall’Europa per il prossimo futuro”.
“La Commissione è chiara – concludono gli ambientalisti – :nella gerarchia dei trattamenti dei rifiuti, il recupero di materia è al primo posto in termini di priorità, sostenibilità ambientale ed economica. L’incenerimento è all’ultimo posto”.