Dal Pd una proposta di legge regionale per garantire la filiera corta nella lavorazione del marmo

L'idea illustrata dal capogruppo Vincenzo Ceccarelli: "Almeno il 50 per cento del materiale da taglio sia lavorato nel sistema produttivo locale"

Per noi tutte le cave devono essere considerate beni pubblici e proprio oggi depositiamo una proposta di legge con la quale vogliamo modificare la legge 35/2015 per chiedere che al momento del rinnovo delle  concessioni e delle autorizzazioni, anche laddove si tratta dei cosiddetti beni estimati, sia obbligatorio stipulare una convenzione che assicuri l’impegno alla lavorazione di almeno il 50 per cento del materiale da taglio nel sistema produttivo locale, da dimostrarsi mediante un sistema di tracciabilità del prodotto che dia garanzia effettiva e con l’eventuale impegno allo sviluppo di un progetto di interesse generale per il territorio che attraverso nuovi investimenti sia in grado di generare un impatto positivo sull’occupazione, sull’ambiente e sulle infrastrutture”. Questo l’annuncio fatto questa mattina dal capogruppo del Pd in consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli, con riferimento al distretto del marmo.

“Credo che sia una scelta del tutto coerente con l’impostazione che fu data alla legge 35 fin dal primo momento – prosegue Ceccarelli, che era assessore competente in materia di cave al momento in cui la legge fu scritta e approvata – quando, anche sulla base di illustri pareri dottrinali, si consolidò la convinzione che anche i ‘beni estimati’ dovessero essere assimilati al patrimonio pubblico. La successiva decisione della Corte Costituzionale affermò che sulla materia vi era una competenza statale e per quello cassò la norma inserita nella legge 35, senza entrare nel merito della questione. Oggi l’intento che ci muove è quello di riprendere in qualche modo il percorso per far sì che, non solo nelle cave che sono già oggi attive negli agri marmiferi, ovvero nel patrimonio pubblico, ma anche in quelle miste e in quelle ritenute di proprietà privata, sia quantomeno garantito un percorso virtuoso che rafforzi la filiera locale nella lavorazione del prodotto”.

“Nel contempo – aggiunge Ceccarelli – abbiamo ripresentato la proposta di legge già inviata al parlamento nella precedente legislatura, per chiedere che finalmente si intervenga sulla materia e si sancisca a livello statale quello che noi avevamo già fatto a livello regionale, ovvero che nessuna parte del territorio escavato può essere considerata di proprietà privata senza basi giuridiche certe ed efficaci. Infine, la nostra Pdl contiene disposizioni che consentono alle imprese l’asportazione del materiale detritico, compreso quello pericoloso per l’ambiente, per la realizzazione di opere pubbliche finanziate dal Pnrr, senza che tali materiali vadano a incidere sulle quantità sostenibili individuate dai piani attuativi dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane. Ciò detto – conclude il capogruppo Pd – ci aspettiamo che gli imprenditori del marmo cessino la conflittualità e diano un segnale concreto della loro volontà di restituire in questo modo al territorio anche solo una piccola parte di quanto viene lecitamente prelevato, in termini di creazione di posti di lavoro e di sostegno allo sviluppo».

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