Marcucci lascia il Pd, Baccelli: “Un amico che lascia la casa comune”

L’assessore regionale in un post: “Me ne dolgo personalmente ma anche il partito dovrebbe dolersi di questo distacco”
L’assessore Baccelli affida ad un post su Facebook le sue considerazioni sull’abbandono del Pd da parte del senatore Andrea Marcucci.
“Andrea Marcucci lascia, dopo oltre 15 anni di militanza, il Partito Democratico – commenta – Una brutta notizia per me e per il Pd. Intanto l’aspetto umano. In questi lunghi anni di collaborazione, di battaglie politiche ed amministrative vinte o perse ma sempre combattute con sincera passione ci ha unito un rapporto personale fatto di stima nei suoi confronti e di sincero affetto. È un amico che lascia la casa comune”.
“Per la verità il nostro rapporto è ancora più datato, risale ai tempi della costituzione de “La Margherita “. All’inizio per la verità furono scintille – ricorda – Lui rappresentava autorevolmente l’area liberale, Marco Remaschi (anche lui dette un apporto decisivo a quel percorso, anche con lui ho condiviso impegno e grande passione politica ed anche lui ha, da un po’, scelto altre strade) quella socialista, io facevo parte della componente cattolico democratica. Poi ci rendemmo conto che, o contribuivamo assieme a costruire un nuovo più ampio soggetto politico, oppure quel nuovo movimento sarebbe risultato irrilevante, almeno sul nostro territorio. Così unimmo le forze, amiche e amici, amministratori e simpatizzanti, tante persone generose nella loro vocazione per la politica e sensibili a stringere un solido rapporto di amicizia e militanza comune. E poi un sogno realizzato, unire le forze che avevano dato vita all’alleanza dell’Ulivo, democratici di sinistra, liberal democratici, socialisti, cattolico democratici in un unico partito, il Partito Democratico”.
“Cosa ci univa? – dice Baccelli – Visto che siamo alla vigilia della Festa di Liberazione mi viene da dire, in estrema sintesi, la costituente antifascista: quell’insieme di valori che 60 anni prima avevano portato alla lotta di Liberazione e poi alla nascita di una Repubblica organizzata attorno ad una Costituzione condivisa, bella e lungimirante. Oggi le nostre strade si separano e me ne dolgo. Mi mancherà la sua lucida analisi sulle vicende politiche, il suo naturale ottimismo ed il suo spirito di squadra. Ma anche il mio partito dovrebbe dolersene di questo distacco. Le buone ragioni che ci hanno portato ormai 16 anni fa ad unire le forze per declinare ed aggiornare quell’insieme di valori costituenti e trasformarlo in un luogo politico più largo e plurale non sono certo venute meno. Anzi, si rafforzano in questa epoca di globalizzazione che produce in molti casi maggiori ingiustizie e divari sociali e che corre sempre più il rischio di essere guidata da paesi governati da autocrati con mire neo imperiali. Per non parlare di ciò’ che sta accadendo negli immediati confini dell’Europa, una prova esiziale per la stessa idea di un’Europa dei popoli sempre più unita e coesa”.
“Sono d’accordo che il nostro Pd – conclude – debba rafforzare il proprio profilo identitario ma non può farlo, a mio avviso, a discapito dell’accoglienza e della valorizzazione del suo connaturato pluralismo culturale e programmatico. Sarebbe un’operazione di corto respiro, alla lunga al ribasso. Il mio Pd deve cercare di aggiungere, aggiungere ed ancora aggiungere, non certo sottrarre, esperienze, competenze ed idee”