Al voto, al voto ma con la riduzione dei parlamentari. Dalla provincia di Lucca in 7 sperano in una ricandidatura

Saranno in 400 alla Camera e 200 al Senato. Si parla già di alleanze e coalizioni, alla finesta per un posto sindaci, consiglieri ed assessori regionali in prima fila
Al voto, al voto. Per l’appuntamento del prossimo 25 settembre si può ben dire che la campagna elettorale è già incominciata.
Le prossime elezioni saranno le prime in cui entrerà in vigore il taglio dei parlamentari, riforma costituzionale entrata in vigore dopo il referendum confermativo. Alla Camera si eleggeranno 400 rappresentanti (erano 630) di cui 8 della circoscrizione estero, al Senato 200 (erano 315) di cui 4 della circoscrizione estero. Cambiano, dunque, le circoscrizioni elettorali che non corrisponderanno, come finora, ai confini della provincia o di una frazione della provincia ma riguarderanno anche territori limitrofi. Con la riforma, infatti, ci sarà un parlamentare in rappresentanza di 100mila abitanti. DI meno, in Europa, solo la Germania dove la percentuale è di 0,9 parlamentari ogni 100mila abitanti.
Si vota con il cosiddetto Rosatellum: in ciascuno dei rami del parlamento poco più di un terzo dei seggi (il 37 per cento) ovvero 148 per la Camera e 74 per il Senato è attribuito con sistema maggioritario uninominale a turno unico, il 61 per cento è ripartito con meccanismo proporzionale fra liste concorrenti con sbarramento al 3 per cento (al 10 per cento per le coalizioni, al 20 per cento su base regionale per le liste delle minoranze linguistiche), il 2 per cento per le circoscrizioni estero.
Per quanto riguarda la provincia di Lucca sono tre i senatori uscenti: Andrea Marcucci (Pd), Gianluca Ferrara (M5S) e Massimo Mallegni (Forza Italia). Quattro, invece, gli onorevoli: Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia), Umberto Buratti (Pd), Gloria Vizzini (M5S) e Deborah Bergamini (Forza Italia).
Tutti loro in qualche modo auspicano una ricandidatura, ma sarà dura, in questa tornata, fra regole interne dei partiti ed equilibri da trovare fra rappresentanze provinciali, di coalizione e di correnti interne, spuntare una candidatura, ancora di più una candidatura ‘sicura’.
Parla Gianluca Ferrara fra i senatori: “Nell’esercizio inutile di addossare colpe al Movimento 5 Stelle, in atto in queste ore, sono stati oscurati, o se preferiamo, persi di vista, alcuni passaggi fondamentali. Il Movimento 5 Stelle non ha mai chiesto poltrone. Mai. Abbiamo sempre lavorato per il bene dei cittadini, famiglie e lavoratori. Per questo abbiamo chiesto impegni precisi su transizione ecologica, per salvare 40mila imprese nel settore dell’edilizia e su salario minimo. Parliamo di problemi vicini ai cittadini. Nessuno può mettere alla porta le esigenze di cittadini, professionisti e famiglie. Il Movimento 5 Stelle continuerà le sue battaglie. Il resto è solo rumore di fondo”.
“Sceneggiata finita, adesso andiamo al voto”, è stato il commento dopo lo scioglimento delle camere dal senatore Riccardo Zucconi, mentre il senatore Mallegni ha scritto una lunga e molto dura lettera aperta al premier Mario Draghi.
Parla già di alleanze il senatore dem Andrea Marcucci: “Per me il riferimento, ormai quasi obbligato, sono i moderati, Renzi, Calenda, Di Maio, i liberali che hanno lasciato Forza Italia, senza dimenticare il ruolo utilissimo che può svolgere Sala, e la presenza di ecologisti e civici. Il modello è esattamente quello che portò al secondo mandato di Giuseppe Sala, una grande alleanza di democratici e riformisti, che garantì al sindaco il suo secondo mandato l’anno scorso”.
“Il Partito Democratico è orgoglioso di avere sostenuto con lealtà e convinzione il governo Draghi. Siamo grati al presidente del Consiglio e fieri del lavoro che insieme a lui abbiamo fatto per il bene del Paese. Riteniamo le scelte del M5S, della Lega e di FI gravi e irresponsabili dettate da un mero interesse di parte e dalla convenienza elettorale e non certo dall’interesse del paese”. Questo il commento dell’onorevole Umberto Buratti: “Purtroppo – ha detto – sarà l’Italia, dalle famiglie ai pensionati, dai lavoratori agli imprenditori, a pagare il prezzo di questa scelta surreale che rischia di aprire una drammatica crisi di sistema. Chi ha affossato il governo Draghi, ha affossato l’Italia perché oggi mettere in sicurezza l’esecutivo guidato da uno degli italiani più autorevoli nel mondo avrebbe significato mettere in sicurezza il paese. Ora, tra le tante cose, non sarà possibile stanziare le risorse per il corposo decreto sociale di luglio con gli aiuti a famiglie e imprese, ottenere la terza tranche da 22 miliardi del Pnrr, varare una manovra di bilancio che metta in sicurezza i conti pubblici e, soprattutto, varare i provvedimenti urgenti per contenere la crisi energetica. Un disastro di cui le forze populiste dovranno assumersi fino in fondo la responsabilità. Non ci si può alleare con chi non fa il bene del paese, è inaffidabile e mostra scarsa attenzione ai reali problemi dell’Italia e troppa per i like e i sondaggi. Noi della politica abbiamo un’idea diversa. La politica è un servizio ai cittadini. Non potremmo mai allearci con chi ieri non ha votato la fiducia al governo. Da oggi ci prepariamo alla campagna elettorale. Parleremo agli italiani, parleremo dei loro bisogni e delle soluzioni da dare ai problemi. L’Italia è diversa, è migliore del Parlamento che ieri ha scritto una delle pagine più nere nella storia della Repubblica”.
Alla finestra in tanti che ambiscono a una candidatura per il prossimo parlamenti. Fra questi alcuni sindaci e consiglieri e assessori regionali, non tutti ancora in carica, alla ricerca di uno spazio per poter correre per la prossima tornata. Per definire coalizione e liste c’è tempo fino al 21 agosto: la campagna elettorale è già cominciata.