Dipendente licenziata a Kme, Attuacost: “Pericolosa deriva anticostituzionale”

Per il comitato la vicenda riguarda la pericolosa deriva del lavoro: “Da diritto a mercato”
Dipendente licenziata alla Cooperativa Fanin, interviene anche il Comitato per l’Attuazione della Costituzione.
“Anni fa – si legge – era il tempo della legge Fornero, accadde all’improvviso che tutti i media del mainstream, di punto in bianco, smisero totalmente di parlare di riforme del “diritto” del lavoro, e iniziarono a usare l’espressione “riforme del mercato del lavoro”. Una differenza minima, eppure grandissima. Oggi, la vicenda della dipendente di una cooperativa di servizi, allontanata e destinata ad altra mansione perché “persona non gradita” al committente (Kme) riporta alla nostra attenzione una delle questioni di fondo di questo tempo strano che stiamo vivendo: la pericolosa deriva anticostituzionale che ormai sembra dilagare in molti (troppi) ambiti della nostra società. Siamo preoccupati per le motivazioni (dichiarate o meno) che non riguardano affatto la professionalità e la competenza della persona, che non sono mai state messe in discussione in circa 20 anni di onorato servizio, quanto il fatto che la suddetta sia stata vista in occasione di una manifestazione pubblica organizzata dal Gruppo per l’ambiente La Libellula il 13 ottobre 2018, manifestazione che si opponeva al progetto di realizzazione del pirogassificatore da parte di Kme. Questa sembra essere stata la causa del “non gradimento” che ha portato all’allontanamento della lavoratrice”.
“Le riflessioni d’obbligo sono due – dice il comitato – La prima: perché considerare la contrarietà al pirogassificatore sinonimo di contrarietà all’azienda Kme? Se l’azienda intraprende (come è opinione sempre più diffusa) un progetto infelice, che produrrà solo danni (anche economici ed occupazionali) e non riuscirà a mantenere le promesse che afferma, non è forse un segno di considerazione far notare che si sta imboccando una strada senza uscita? Non è forse, eticamente e moralmente, un dovere, dissentire? Proprio perchè si tiene all’azienda, e non la si vuole veder buttare al vento investimenti milionari. La seconda: che fine fanno le libertà di pensiero sancite dalla Costituzione e le tutele contro le discriminazioni? (Articoli 3, 13, 21) Il meccanismo infido degli appalti sposta solo il problema. Il diritto del lavoro diviene mercato del lavoro appunto. Fine della “dignità sociale” (articolo 3), perché tutti i lavoratori diventano “merce”. La manifestazione del proprio pensiero (articolo 21) viene trattata alla stregua di un’inadempienza sul lavoro. Pessimo il comportamento di Kme in questa come in altre occasioni da che la vicenda del pirogassificatore ha avuto inizio. Invece di valorizzare il dialogo, la condivisione con la comunità locale, la direzione ha da sempre intrapreso la strada della forza e dell’arroganza, in un delirio di onnipotenza che a suon di ricorsi e denunce non ha risparmiato amministrazioni locali, ministeri e ora, ahimè, anche singoli lavoratori”.
“Confidiamo che le forze politiche e sindacali – conclude – facciano sentire forte la propria voce perché episodi come questo non possono passare inosservati. Dal canto nostro manifestiamo tutta la nostra solidarietà alla lavoratrice coinvolta, che riteniamo meritevole del sostegno di tutta la comunità, ora e in futuro, qualora decidesse di proseguire nel percorso legale. È dovere morale di tutti noi aiutarla concretamente, perché la Costituzione va difesa sempre e comunque”.