Sanità nelle aree periferiche, Liberiamo l’Italia: “Tagli frutto dell’austerità targata Europa”

Il comitato territoriale della provincia di Lucca: “Sono anni che lo smantellamento della sanità pubblica va avanti”
Anche il comitato territoriale della provincia di Lucca Liberiamo l’Italia interviene sui problemi della sanità in Valle del Serchio, in particolare sulla situazione dell’ospedale di Castelnuovo.
“Sono anni che lo smantellamento della sanità pubblica va avanti con la classica politica del carciofo. Poiché nell’Italia piegata ai diktat austeritari di Bruxelles, gli unici criteri decisivi sono quelli contabili, a pagare di più sono gli ospedali delle aree meno popolate, quelli di montagna in particolare – si legge nella nota -. E’ in questo quadro che va vista l’attuale e gravissima vicenda dell’ospedale di Castelnuovo di Garfagnana. Ma chiedere una visione del genere a certi amministratori della Valle sarebbe come pretendere di cavar sangue dalle rape. Che stavolta i tagli annunciati abbiano ricevuto un coro di proteste è positivo. Ma si è trattato di una risposta adeguata? Assolutamente no”.
“Se non è credibile la protesta di forze che laddove governano tagliano e privatizzano a tutto spiano, addirittura penoso il trionfalismo tronfio quanto immotivato di alcuni amministratori del Pd. Costoro vorrebbero venderci come una vittoria il temporaneo e pasticciato rattoppo messo in campo dalla Regione per tamponare la situazione attuale – va avanti il comitato -. Una situazione che, vista in un quadro più ampio, è tanto assurda quanto rivelatrice. Dopo 15 mesi nei quali, in nome della sanità, il governo ha chiesto ai cittadini di rinunciare al lavoro, al reddito, al diritto allo studio, agli spostamenti, ad ogni libertà costituzionalmente garantita, sono infine arrivati nuovi tagli proprio alla sanità. Un paradosso che dovrebbe suscitare più di una riflessione, ma che di certo ci dice come la leggenda secondo cui la salute dei cittadini sarebbe in cima alle preoccupazioni dei governanti è semplicemente una balla bella e buona”.
“Per averne conferma basti pensare al famoso Recovery Plan messo a punto dal governo Draghi (senza che nessun partito abbia votato contro in parlamento) nel quale le risorse per la sanità non solo sono irrisorie, ma quasi del tutto destinate alla telemedicina. Tradotto in garfagnino: avrete bisogno di un cardiologo? Forse, se la rete funzionerà, potrete parlarci per via telematica, così chiudere i reparti non sarà più un problema – prosegue la nota -. Il grande successo che ci viene sbandierato a Castelnuovo è in realtà la fotografia di un degrado senza fine. La guardia cardiologica verrà per adesso mantenuta solo grazie ad alcuni medici ‘presi in prestito’ per qualche mese al Cnr, quasi fossero calciatori da mettere in campo giusto per coprire la fase finale di un campionato che si avvia comunque alla conclusione. Altrettanto grave la vicenda dell’ambulatorio di ecografia interventistica, tenuto in piedi solo con il rinvio di un pensionamento. Ma se a questo siamo ridotti, come si fa a cantare vittoria?”.
“La verità è che siamo arrivati a questo punto grazie all’attacco concentrico alla sanità pubblica che va avanti da un trentennio, che questi tagli altro non sono che la conseguenza dell’austerità targata Europa. Che le cose stiano così lo ha candidamente confessato la direttrice dell’Asl Maria Letizia Casani, la quale ha ricordato come i tagli alla cardiologia che aveva messo in campo fossero all’interno di quanto previsto dal decreto ministeriale numero 70 del 2015. Una legge della disgraziata epoca renziana nata per applicare i dogmi dell’austerità eurista agli standard dell’organizzazione ospedaliera. Questa legge, che penalizza ovviamente gli ospedali periferici, è tuttora in vigore. E’ contro di essa che bisognerebbe battersi – prosegue ancora il comitato -. Ma c’è un’altra verità scomoda che gli attuali partiti rappresentati in parlamento, e tantomeno le loro appendici locali, mai affronteranno. Ci è capitato di sentir dire in questi giorni che mancano i medici e ancor di più gli specialisti. Ci è capitato di sentir dire che negli ospedali periferici i medici non vogliono andare. E’ accettabile tutto ciò? E’ accettabile che lo stato ammetta di non poter garantire un’assistenza sanitaria adeguata nelle zone meno popolate?”.
“No, è assolutamente inaccettabile, ma nessuno dice che la causa principale di questa situazione è il numero chiuso nelle facoltà di medicina. Una misura adottata dalla politica per ingraziarsi la lobby dei medici. Ed è una vergogna che nessuna organizzazione di questi ultimi chieda la rimozione del numero chiuso, un meccanismo che consente la scandalosa coltivazione degli interessi privati già dentro le strutture pubbliche – va avanti ancora la nota -. Liberiamo l’Italia, che si batte per la liberazione del nostro Paese dalla gabbia eurista e dai vincoli austeritari che porta con sé, sostiene ogni lotta per il diritto alla salute, per una sanità pubblica e veramente universale, per abbattere regole e parametri che danneggiano questo diritto nelle zone di montagna, per un radicale cambiamento delle politiche sanitarie inclusa la cancellazione del numero chiuso a medicina”.
“La lotta per il diritto alla salute è doverosa e necessaria, e noi ci auguriamo che l’attenzione riaccesasi in questi giorni sull’ospedale di Castelnuovo resti alta – conclude Liberiamo l’Italia -. Ma questa lotta potrà essere efficace e vincente solo se si affronteranno tante scomode verità, facendola finita con l’ipocrisia di intere generazioni di amministratori locali bipartisan che si sono occupate al massimo di qualche questione particolare, sempre rifiutandosi di vedere il contesto generale in cui questi problemi erano e sono inseriti”.