Bagni di Lucca, l’opposizione: “Si utilizzi esclusivamente la lingua italiana negli atti pubblici”

31 marzo 2021 | 14:20
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Bagni di Lucca, l’opposizione: “Si utilizzi esclusivamente la lingua italiana negli atti pubblici”

Un futuro per Bagni di Lucca lancia la mozione: “Valorizziamo e tuteliamo la nostra lingua”

Mozione, su indicazione di Fratelli d’Italia, per la valorizzazione della lingua italiana in particolare nella pubblica amministrazione. È questa l’iniziativa lanciata dai consiglieri di Un futuro per Bagni di Lucca, Laura Lucchesi e Claudio Gemignani.

“Quest’anno ricorre il settimo centenario della morte di Dante Alighieri – esordiscono i consiglieri di opposizione -, nato a Firenze nel 1265 e scomparso a Ravenna nel 1321. Dante Alighieri è unanimemente considerato il ‘padre’ della lingua italiana: la sua fama, come noto, è dovuta soprattutto alla ‘Divina Commedia’, universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana, nonché uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. È opportuno dare un segnale forte di attenzione alla promozione della lingua italiana, anche in continuità con gli sforzi compiuti a livello parlamentare, per ammodernare il sistema di promozione e diffusione della lingua italiana nel mondo e tra le comunità italiane all’estero. La lingua italiana rappresenta l’identità della nostra Nazione, il nostro elemento unificante e il nostro patrimonio immateriale più antico, e quindi deve essere opportunamente tutelato e valorizzato. La lingua e la letteratura italiana sono il quarto idioma più studiato al mondo e costituiscono uno straordinario apporto dato dall’Italia alla cultura mondiale: un patrimonio, però, non basta solo averlo, occorre saperne cogliere l’effettivo significato e valorizzarlo convenientemente”.

“Sono ormai anni che studiosi, esperti, istituzioni come l’Accademia della Crusca – proseguono i consiglieri -, denunciano il progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua e segnalano l’importanza di una maggiore tutela dell’italiano e del suo utilizzo anche nella terminologia amministrativa da parte dello Stato e delle articolazioni territoriali dello stesso. L’uso sempre più frequente di termini in inglese è diventata una prassi comunicativa mortificante per il nostro patrimonio linguistico e culturale. Le parole prese a prestito dal mondo anglosassone sono sempre di più, tanto da fondare il termine ‘itanglese’ per definire l’invasione di vocaboli stranieri nel corrente dizionario italiano, rasentandone spesso l’abuso. Secondo le ultime stime, infatti, dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua scritta italiana è aumentato del 773%: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 tra lemmi ed accezioni. Da un confronto tra gli anglicismi registrati nel Devoto Oli del 1990 e quello del 2017, si è passati da circa 1.600 a 3.500 degli stessi, con una media di introduzione di 74 all’anno. Questa anglicizzazione ossessiva rischia, al di là delle necessità di una lingua internazionale comune, nel lungo termine, di portare a un collasso dell’uso della lingua italiana, fino alla sua progressiva scomparsa, che alcuni studiosi prevedono nell’arco di ottanta anni”.

“Da tempo – continuano – la globalizzazione e il monolinguismo stereotipato che conducono all’inglese, rappresentano un pericolo per le lingue locali, anche nell’ambito della pubblica amministrazione. In Francia, ad esempio, la legge Toubon del 1994 ha reso obbligatorio l’uso della lingua francese nelle pubblicazioni del Governo, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, in ogni tipologia di contratto, nei servizi, nell’insegnamento nelle scuole statali, negli scambi; inoltre ogni cartello pubblicitario con uno slogan in inglese contiene, per legge, la traduzione francese: la stessa Costituzione della Francia, a differenza di quella italiana, sancisce la difesa del francese quale lingua della Repubblica e riconosce al cittadino il diritto ad esprimersi e a ricevere in francese ogni informazione. L’Italia non ha mai adottato alcuna politica linguistica, e la presenza delle parole inglesi nelle leggi, nelle istituzioni e nel cuore dello Stato è sempre più frequente: alla luce di ciò, in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria, diventa quanto mai prioritaria la conservazione della lingua italiana e si rende necessaria, come in Francia, una legislazione che tuteli il nostro patrimonio idiomatico sul piano economico, sociale, culturale, professionale e quant’altro: non è più ammissibile che si impongano termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva. Già con l’approvazione della mozione 1/00278 il Governo si impegnava ‘ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a tutelare e valorizzare la lingua italiana, quale grande patrimonio nazionale, e a garantirne e promuoverne l’utilizzo pieno e corretto a partire dalle istituzioni pubbliche, nazionali e locali’. Anche il Presidente del Consiglio, in un suo discorso del 12 marzo scorso, mentre utilizzava termini inglesi quali smart working e baby sitting, ha esclamato: ‘Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole in inglese!’“.

I consiglieri comunali della lista Un futuro per Bagni di Lucca, Laura Lucchesi e Claudio Gemignani, impegniamo il sindaco e la giunta, attraverso il voto favorevole alla presente mozione a “garantire l’utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti pubblici riguardanti il nostro Comune“.