Simonetti e Bertieri Lega: “Mafiosi scarcerati, correre ai ripari”

Carceri, Damiano Simonetti, responsabile relazione esterne Lega, e Yamila Bertieri, consigliere in opposizione a Borgo a Mozzano, lanciano un appello. “Ricordiamo bene il 1992 quando due magistrati persero la vita per noi, per la dignità della nostra nazione. Stiamo parlando del magistrato Giovanni Falcone (morto nell’attentato di Capaci il 23 maggio 1992), del magistrato Paolo Borsellino (morto nell’attentato di Via D’Amelio il 19 Luglio 1992) ma, anche del generale dalla Chiesa (morto nell’attentato a Palermo il 3 settembre del 1982) e tutti coloro che perirono in queste aggressioni di connotazione mafiosa”.
“Inoltre, incisivo e indimenticabile fu il discorso della moglie di Borsellino in cui ‘invitava’ la mafia a chiedere scusa per i terribili atti commessi essendo pure loro persone cristiane. Eppure, a distanza di quasi 28 anni sembra che tutto questo sia dimenticato e la dignità del nostro paese fatta a pezzi. Nel 1992 (iniziato però già nell’86 con la ‘legge Gozzini’) soprattutto dopo le stragi di mafia, è stato introdotto la forma del carcere duro con l’articolo 41 bis. Una detenzione che prevede restrizioni per gli autori di reati di criminalità organizzata con lo scopo di far evitare contatti con l’esterno e con l’associazioni criminali di cui il condannato fa parte, attraverso l’attuazione di isolamento e sorveglianza costante. Con il decreto però di Bonafede tutto questo viene meno, perché prevede concessioni per permessi, per domiciliari e per scarcerazioni per chi si è macchiato del reato di mafia”.
“Sono veramente avvilito – prosegue Simonetti- perché l’Italia e gli eventi avvenuti, si stanno dimenticando qualcosa di importante che ha segnato la nostra storia. Credo molto nei valori della patria ma, di fronte a certe situazioni, a certe decisioni prese da parte di coloro che dovrebbero maggiormente garantire giustizia, non posso far finta di niente. Ho sentito e letto affermazioni da parte di chi riveste ruoli importanti (come quelle del Csm di Di Matteo e di altri anche del nostro territorio) per le quali non posso tacere. Non voglio accusare nessuno, non è mia competenza ma, una cosa è certa: che oggi in Italia ci sono dei mafiosi agli arresti domiciliari e persone condannate per molto altri reati gravi, non si può essere inermi di fronte a situazioni del genere. Dobbiamo ricorrere immediatamente ai ripari”.
“Il nostro invito – proseguono – è rivolto a tutti i rappresentati delle istituzioni di Italia, dal più piccolo comune al più grande, dalla più piccola Provincia alla più grande e dalla più piccola Regione alla più grande, chiedo immediatamente il ripristino della carcerazione con tutti i ‘clismi’ di tutela, perché non ci si può permettere di cancellare la storia del nostro paese ma, soprattutto di far morire due volte persone che hanno dato la vita, come i magistrati, i csm, i soldati, i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri e qualsiasi arma ma, soprattutto quelle persone (uomini, donne e bambini) che per caso sono stati coinvolti e ‘sono caduti a terra’, non possono morire due volte”.
“Quindi, tutte le istituzioni devono lanciare un appello al Governo, a chi di dovere, si faccino sentire e non limitarsi farsi vedere solo per commemorazioni (come nel caso della caduta di un ponte e intitolarlo magari a uomini caduti per mafia) perché non possono ricordarsi di tale persone solo in quel momento ma, ogni giorno vanno ricordate, onorate e quanto più adesso va tenuto alto il loro nome, perché durante l’emergenza sanitaria non ci possiamo permettere di sbagliare o di tornare indietro al dopo Guerra. Sono un uomo che crede nelle istituzioni, nella Democrazia, nella nostra Magistratura e proprio per questo lancio un appello rivolto a tutti i colori politici perché quello che sta succedendo in questi giorni, ha veramente del patetico”.
“Le istituzioni devono farsi sentire perché rappresentano tutti noi, gente normale, devono dare un segno di maturità intellettuale e personale che deve far da ‘bagaglio’ nella vita quotidiana di tutti noi e se ci fossero episodi ‘scellerati’ di ingiustizia confermati dalle indagini tutte le persone devono prendere le distanze da questi atti. I principi di legalità – concludono -, trasparenza e buon andamento devono quindi essere applicati e in tutti gli ambiti poiché la piovra mafiosa ha diverse sfumature”.