Andrea Campani saluta la scuola: “Grazie per la fiducia, ripensate la didattica sui rapporti umani”

L'ex assistente amministrativo al comprensivo di Borgo va in pensione e scrive una lettere a genitori e docenti

Un saluto alla scuola “al rovescio”. È quello che arriva da Andrea Campani, dal 31 agosto in pensione dopo gli ultimi 7 anni della carriera passati come assistente amministrativo addetto alla didattica al comprensivo di Borgo a Mozzano.

“Da sabato scorso non sono più un dipendente pubblico del Mim – spiega Campani -. Il doveroso momento dei saluti è arrivato. Doveroso perché in questi ultimi sette anni non solo ho certato di dare il meglio di me stesso, mettendo un po’ di umanità, di empatia, di cuore nel mio lavoro, ma soprattutto per i rapporti che ho avuto con i docenti e specialmente con i genitori degli alunni. Un rapporto aperto, improntato sul dialogo e sulla collaborazione che, credetemi, ha accresciuto le mie esperienze professionali, personali ed umane. Se i docenti mi hanno supportato, e sopportato, i genitori piano piano mi hanno spesso dimostrato una fiducia immensa, talvolta definendomi un preciso punto di riferimento per tutti loro. Non tutto è stato perfetto, ‘falla chi fa’. Al piacere per i ringraziamenti ricevuti vanno accostate anche le critiche, per lo più costruttive, per ciò che poteva esser fatto meglio. Ma il meglio non sempre dipende da un semplice assistente amministrativo”.

“Lascio una scuola abbastanza in salute, con un corpo docente consolidato ed ancora attento ai bisogni dei singoli alunni, dove la centralità della didattica è basata, nei limiti del possibile, sulle singole necessità dei ragazzi. Il Comprensivo del Borgo resta ancora un po’ un’isola felice – prosegue Campani -. Un sistema scuola, comunque, che non è più quello di qualche anno fa perché la scuola di oggi è un sistema ormai dove si assiste sempre di più ad una ‘dematerializzazione’ dei rapporti umani (vedi registro elettronico, colloqui da prenotare ed effettuare da remoto, rapporti con la segreteria da tenere tramite posta elettronica), dove prima viene il progetto dall’alto proposto (o imposto) dal ministero e non una progettualità territoriale dal basso in base alle esigenze del territorio, dove la didattica dovrebbe essere nulla di più di una semplice acquisizione di procedure informatiche e non lo sviluppo di un autonomo pensiero critico, un sistema dove conta di più la realizzazione del progetto e non dell’individuo, che poi sarebbe il fine supremo di un sistema educativo. Un sistema sempre più carico di cavillose procedure burocratiche (spesso inutili e ripetitive) a tutti i livelli, anche didattici, e soprattutto a carico degli sconosciuti uffici di segreteria, dove la mole di lavoro negli ultimi anni è a dir poco quintuplicata. Motivo principale per cui ho anticipato di un anno il mio collocamento a riposo”.

“Le cause ormai si perdono nel tempo, dai decreti delegati, alla riforma Gelmini, alla Buona scuola di Renzi, carenza di organico. I nostri ragazzi ormai arrivano in molti casi alle medie sapendo scrivere spesso solo in stampatello, avendo letto sì e no un paio di romanzi – va avanti la lettera -. A una mia osservazione su ciò, una giovane docente mi ha risposto ‘ma tanto oggi esistono le tastiere, leggere leggono sui social, l’importante che sappiano usare bene il computer, poi se non sanno scrivere a mano la prima letterina d’amore, poco importa, esistono messaggini, le emotion da inserire nei testi, piattaforme e social vari’. Non voglio tediarvi ulteriormente, rinnovo i miei saluti e ringraziamenti per questa esperienza con un augurio per un sereno e proficuo cammino scolastico a tutti voi, nessuno escluso alunni, genitori, docenti, colleghi e dirigenti. Forse un po’ mi mancherete ed egoisticamente, almeno per un po’, spero vi mancherò anch’io”.