Tereglio, via ai lavori per la frana sulla provinciale foto

Tereglio, via ai lavori per la frana sulla provinciale, ma resta aperta la questione sull’edificio della dogana.
Tereglio è una piccola frazione del Comune di Coreglia, abitata da poco più di 200 abitanti. D’estate però le presenze aumentano considerevolmente, grazie all’arrivo dei turisti, italiani e non. Nei giorni scorsi, ad esempio, come accade da diversi anni, hanno soggiornato in paese, per una settimana, ragazzi e ragazze provenienti da mezza Europa, giunti appositamente per seguire un corso di violoncello di alto livello, riservato a coloro che hanno un’ottima dimestichezza con lo strumento. Alla fine c’è stato un concerto aperto a tutti.
Un centro molto vivo, quindi, amato non solo dagli appassionati della montagna.

Da lungo tempo, però, coloro che lo abitano o lo frequentano, si trovano a dover fare i conti con i problemi legati alla viabilità. Tutto è cominciato nel marzo del 2015 quando, a seguito delle forti piogge, si aprì una voragine sulla strada provinciale 56 – la via che conduce al paese – e si verificò il crollo di una parte della carreggiata. L’area fu transennata dalla Provincia, in attesa dell’avvio dei lavori che, però, sono iniziati solo un mese e mezzo fa, creando nel frattempo disagi e generando malumori e proteste, sfociate l’anno scorso nella raccolta di oltre 400 firme di abitanti e turisti per chiedere l’apertura del cantiere e la messa in sicurezza della strada e, successivamente, in un esposto alla Procura della Repubblica, presentato dall’Associazione ambientalista Val Fegana e sottoscritto da 98 cittadini. Le tracce di questa mobilitazione sono tuttora visibili: nei pressi della frana, è ancora affisso uno striscione di protesta.
La svolta in questa vicenda c’è stata, come detto, un mese e mezzo fa, quando la Provincia ha aperto il cantiere, iniziando a ricostruire la parte di strada franata. Un intervento che, come si può leggere su un cartello dell’ente, avrà un costo totale di oltre 135mila euro, mentre il costo dei lavori a base di gara è di quasi 113mila euro.
La durata dell’intervento è fissata in 90 giorni, e gli abitanti si augurano che questi tempi vengano rispettati.
Intanto, il tratto interessato dai lavori continua ad essere recintato, così come lo è stato negli ultimi due anni. Ne risente la carreggiata, che si restringe notevolmente in prossimità di una curva cieca. Quindici giorni fa, proprio in quel punto, si è verificato un incidente tra un quad ed un pullman, fortunatamente senza feriti.
I lavori però, come detto, procedono e ad essi se ne affiancano altri, iniziati precedentemente. Sono quelli effettuati dall’ente di bonifica – Consorzio Toscana nord, e si tratta di interventi riguardanti “il controllo dell’erosione superficiale e la stabilizzazione delle sponde nel reticolo idrografico”. Quindi, se su questo versante qualcosa si è mosso, resta invece in fase di stallo l’altra questione aperta a Tereglio, connessa anche alla viabilità. Stiamo parlando della vicenda riguardante la Dogana, un’antichissima struttura ormai ridotta a rudere, di proprietà di soggetti privati (anche se non si sa di preciso chi siano), fatta costruire negli anni 1822 – 1826 per servire oltre che da dogana anche da stazione di porta, sulla strada carrozzabile che da Lucca portava a Modena, attraverso la foce del Giovo. La strada, opera straordinaria per i tempi, fu voluta da Maria Luisa di Borbone e progettata da Lorenzo Nottolini.
Il Ministero per i beni e le attività culturali, direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, con decreto numero 506/2009, ha dichiarato sia l’edificio che le pertinenze antistanti, beni di “interesse particolarmente importante, e quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela” previste da uno specifico decreto legislativo in materia, il 42/2004.
Nel 2011, però, la Provincia ha realizzato una variante alla strada provinciale 56, proprio all’altezza della dogana. In pratica una nuova strada, necessaria, secondo l’ente, per allontanare il traffico dall’edificio e tutelare l’incolumità dei cittadini in caso di distacco di intonaco dalla facciata o di crolli. In quell’occasione, l’allora presidente della Provincia, Baccelli, e il sindaco di Coreglia Amadei, auspicarono che quell’intervento potesse essere di stimolo ai proprietari della dogana, affinché provvedessero al recupero e al restauro dell’edificio. Tutto liscio quindi? Non proprio. Pare infatti che la variante in questione sia stata costruita sul prato soggetto a vincolo monumentale e che per questo motivo i lavori avrebbero dovuto essere autorizzati dalla Soprintendenza che invece, da quanto risulta, non ne era al corrente. Ciò si evince da un fatto: quando nel 2016 alcuni cittadini presentarono sulla questione un esposto a quest’ultima, “per sollecitare il dovuto intervento a tutela del patrimonio monumentale della Repubblica”, essa chiese, con un atto ufficiale inviato al sindaco e al comandante della polizia municipale di Coreglia, in data 22 febbraio 2016, “chiarimenti in merito allo stato autorizzativo della sistemazione della viabilità sul piazzale antistante la Dogana, nonché sullo stato di conservazione del monumento, al fine di dare prosieguo alla eventuale procedura di merito”. Nessuno,fino ad oggi, ha ritenuto di dover rispondere.
Tutto ciò è confermato da Antonio Giannoni, presidente della sezione lucchese di Italia Nostra ed ex magistrato in pensione, che spiega: “Come associazione siamo stati alla Soprintendenza e abbiamo preso visione dei documenti. Da questi risulta che l’ente in questione, a seguito dell’esposto, abbia chiesto informazioni, senza però ricevere una risposta. Per saperne di più, abbiamo chiesto mesi fa un incontro al soprintendente, ma non siamo mai stati convocati. Ai primi di luglio, però, due nostri consiglieri sono riusciti a parlare con un funzionario della Soprintendenza, che ha preso nota delle nostre osservazioni sulla vicenda”.
“La dogana – prosegue Giannoni – appartiene a un privato, e quindi dovrebbe essere lui a fare i lavori, ma dato che non accade, e considerato che è un bene di notevole pregio artistico e culturale, dovrebbero essere le istituzioni a intervenire, sollecitando i lavori o facendosi carico degli stessi, per poi eventualmente rivalersi sul privato nei modi previsti dalla legge”.

Massimiliano Piagentini

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