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All’Oratorio del Sacro Cuore un incontro sulla salute delle Alpi Apuane

2 novembre 2024 | 12:08
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All’Oratorio del Sacro Cuore un incontro sulla salute delle Alpi Apuane

Ospite la presidentessa della Federazione Speleologica Toscana, Nadia Ricci che ha parlato degli effetti della diffusione della marmettola sugli acquiferi carsici

Giovedì 24 ottobre scorso si è tenuto all’Oratorio del Sacro Cuore un incontro con Nadia Ricci, presidentessa della Federazione Speleologica Toscana, sul tema de “gli effetti della diffusione della marmettola sugli acquiferi carsici delle Apuane”. L’incontro era organizzato dal Circolo Laudato si’ di Barga, il Cai di Barga, Unitre di Barga, il Podere ai Biagi, l’Azione Cattolica di Barga e i Custodi degli alberi e del suolo della Valle del Serchio.

“Si tratta – dicono gli organizzatori – di un tema che il circolo Laudato si’ di Barga ha già affrontato altre due volte, essendo quello delle Apuane uno dei più gravi disastri ecologici a livello nazionale ed europeo. Forse per questo, la sala era piena di persone provenienti da Barga e da tutta la Valle. Nella sua relazione, Nadia Ricci ci ha fatto capire che le Apuane sono davvero un tesoro inestimabile e una sorta di spugna che assorbe i tre quarti delle acque meteoriche, acque che penetrano nel sottosuolo attraverso una fitta rete carsica e che riemergono poi dalle sorgenti, a volte dopo aver percorso tratti lunghissimi. Un esempio della complessità del sistema carsico apuano è dato dalla Buca dei Francesi, un abisso profondo 680 metri, che si apre dalla Valle di Arnetola, sopra Vagli. Attraverso l’uso di traccianti atossici, gli speleologi hanno potuto dimostrare che l’acqua immagazzinata in quell’abisso percorre poi un tratto ipogeo di ben 4 chilometri per sgorgare addirittura alla sorgente del fiume Frigido a Forno di Massa, sul versante a mare delle Apuane”. 

“Il sistema carsico apuano – si è detto nell’occasione – è molto vulnerabile e tuttavia viene trattato con un atteggiamento di noncuranza che ha dell’incredibile. È soprattutto l’intervento dell’uomo – in particolare attraverso l’attività estrattiva delle cave – che mette in pericolo un ecosistema così delicato. Il volume del marmo estratto è in crescita: dal milione e duecentomila tonnellate di marmo all’anno estratto dalle 140 cave attive nel 2007 si è passati ai circa due milioni di tonnellate di marmo estratto nel 2016, anno in cui le cave erano già diventate 170. E la tendenza è verso l’apertura di cave nuove o la riapertura di cave dismesse da decenni (mentre sarebbe auspicabile avviarci verso un decremento – progressivo e senza shock occupazionali – dell’estrazione di marmo). In particolare, la relatrice ha preso in esame il problema della marmettola cioè della polvere che è frutto della segagione del marmo la quale è pericolosissima perché, trasportata dalla pioggia, inquina l’acqua, si solidifica e può ridurre fino ad ostruire i canali carsici, cementificandoli. La marmettola aumenta notevolmente il rischio idraulico sia perché l’occlusione dei condotti carsici provocata dalla sua presenza potrebbe venir via tutto d’un colpo, sia perché la depositandosi sui letti dei fiumi e dei torrenti, li impermeabilizza, aumentando la velocità di scorrimento delle acque”.

“Questo disastro pesa sulla collettività perché, ad esempio, – cosa paradossale – l’acqua dell’acquedotto massese, che sgorga dalla sorgente del torrente Cartaro, deve essere purificata alla sorgente stessa – prosegue la relazione sulla serata – in quanto è già inquinata dalla marmettola al momento del suo sgorgare. Essendo poi il processo di depurazione da marmettola niente affatto semplice, i notevoli costi economici vengono fatti ricadere su tutta la collettività per cui la popolazione di Massa, ma anche quella di Carrara, deve pagare tantissimo l’acqua. Per fermare questa forma così pericolosa di inquinamento, la legislazione italiana pone vari obblighi alle cave, ad esempio quello di non lasciare la polvere di marmo sul piano cava, soprattutto in presenza di pioggia, e di sigillare le fratture. Ma purtroppo alcuni dal pubblico presente in sala hanno testimoniato, sulla base di personali esperienze, di piani cava pieni di polvere di marmo. Nadia Ricci ci ha poi detto che la marmettola è purtroppo diffusa ad ogni livello di profondità negli acquiferi carsici che i vari gruppi speleologici toscani visitano ed esplorano. Il problema grave è – ha detto la relatrice – che le falde acquifere della pianura, nei prossimi anni, probabilmente non potranno più essere utilizzate perché inquinate e quindi in futuro dovremo utilizzare l’acqua da bere proveniente dagli acquiferi carsici ipogei. Ma se inquiniamo anche questa, arriveremo al dramma”.

“Molto acceso è stato il dibattito in sala – si è detto nella serata – dove speleologi ed esploratori hanno testimoniato di ingressi di grotta occlusa dai rifiuti o di ingressi tagliati. E invece – come precisa la relatrice – ogni progetto di cava dovrebbe tenersi alla larga dagli ingressi di grotta conosciuti e, laddove nell’attività di cava ci si imbattesse in un nuovo ingresso di grotta, questo dovrebbe essere subito segnalato. Alcuni dei presenti in sala hanno lamentato inoltre i troppi impedimenti e le troppe limitazioni di accesso sulle Apuane, con alcuni sentieri cancellati dall’attività di cava e altri il cui accesso è impedito agli escursionisti perché rientranti in un’area di cava.
Come segnalato dagli interventi in sala, l’80 per cento del marmo viene ridotto in carbonato di calcio usato nei dentifrici e nell’industria cosmetica. Inoltre, l’indotto economico, che potrebbe andare a beneficio della popolazione, è drasticamente ridotto: non ci sono quasi più segherie di marmo e laboratori ma si vende subito il blocco e addirittura importiamo le lastre lavorate a prezzi molto alti, cosa economicamente deleteria per i territori.”.

Alcuni speleologi presenti in sala hanno reso infine nota la loro attività di monitoraggio della sorgente del torrente Pollaccia, sopra Isola Santa, perché anche lì si teme sia arrivata la marmettola.

Infine, molti nel pubblico si sono chiesti quale sia e quale debba essere, in questo contesto, il ruolo del Parco delle Alpi Apuane di cui il sindaco di Castelnuovo Tagliasacchi è diventato presidente quasi un anno fa. Una cosa è certa: anche i politici devono fare la loro parte nello scongiurare l’aggravarsi del disastro in corso.

La relatrice ha concluso invitando tutti al convegno pubblico della Federazione dei gruppi speleologici toscani che si terrà alle Scuderie granducali di Seravezza sabato 23 novembre su Acqua bene indispensabile. Acquiferi carsici, una risorsa da conoscere e da salvaguardare.

Il Circolo Laudato Sì, invece, invita tutti gli interessati al prossimo incontro che si terrà martedì 5 novembre, sempre nella Sala dell’oratorio del Sacro Cuore, in cui si tratterà dell’importante tema de Le comunità energetiche rinnovabili e altre forme di autoconsumo diffuso: opportunità e passi da compiere con l’ingegner Enrico Trivella e il dottor Simone Gorelli, entrambi di Degnaimpresa srl.