La “Befana di Barga” entra nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali

Saccardi: “Una risorsa per lo sviluppo del comparto agroalimentare e che la Regione si impegna a valorizzare”
L’anno si chiude con l’aggiornamento dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali che vede l’inserimento di due nuovi prodotti appartenenti entrambi alla categoria “paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria”. Si tratta della “Befana di Barga” la cui richiesta di iscrizione arriva dal comune di Barga, mentre il Comune di Vicchio ha presentato la richiesta della “Scola”.
Già a marzo erano state approvate delle richieste di aggiornamento della scheda produttiva per i “Quaresimali” mentre era stato precisato il nome della “torta d’erbi della Lunigiana” e non d’erbe. Il totale dell’elenco dei Pat della Toscana sale così a 464.
“Con la Befana di Barga e la Scola cresce l’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali identificati dal Ministero – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi –. E questo non può che rallegrarci. I Pat rappresentano un immenso patrimonio ereditato dal sapiente lavoro di chi sul territorio ha nobilitato i prodotti locali con ricette straordinarie che sono diventate un simbolo della Toscana. Una base solida e di estrema qualità per avviare politiche integrate di sviluppo territoriale e, più in generale, una risorsa per lo sviluppo del comparto agroalimentare e la Regione si impegna a valorizzare”.
La Befana di Barga sono i biscottini ricoperti di marzapane colorato di Alkermes e spolverati di zucchero, hanno le più svariate forme e sono preparati tradizionalmente nel periodo natalizio o durante l’anno in corrispondenza di occasioni particolari, matrimoni, battesimi, comunioni, cresime. Ogni famiglia conserva tuttora i propri stampini delle forme più varie tramandati di generazione in generazione. La preparazione casalinga poi è un vero rito collettivo, dove ognuno ha i suoi compiti: l’impasto e il marzapane vengono preparati il giorno precedente e fatti riposare al fresco. Una volta pronti ci si ritrova da chi ha la cucina più grande e possibilmente, il forno a legna. C’è chi spiana, chi dà la forma, chi pinzetta, chi aggiunge il marzapane e chi aggiunge gli elementi decorativi. L’uso dell’apposita pinzetta richiede una manualità ed un’esperienza che si acquisisce solo con anni e anni di preparazioni. Era tradizione preparare la Befana anche per i parenti emigranti. L’arrivo del biscotto in Scozia, in America, in Brasile ecc. rappresenta infatti per i bargo-esteri un motivo di festa evocando i ricordi della terra natia. E’ un prodotto che viene preparato anche dai forni e dalle pasticcerie di Barga ma è molto sentito dalle famiglie per le quali vi è perfino il concorso per La migliore befana casalinga che si svolge il 5 gennaio. Si racconta che gli abitanti di Castelvecchio, frazione del Comune di Barga, in occasione dell’Epifania, erano soliti regalare al poeta Giovanni Pascoli un cestino di Befana di Barga.
La “Scola” o “Spola” è invece un dolce allungato, morbido e profumato, arricchito da zucchero, uvetta, anice, prodotto dai forni di Vicchio e venduta come fila di 6 panini, che si possono vendere anche singolarmente. La “scola” viene prodotta annualmente solo nel mese di febbraio esclusivamente dai fornai del comune di Vicchio, prodotto è arrivato fino ai giorni nostri sostanzialmente senza modifiche nella ricetta.
Se ne riscontra la produzione già dagli inizi del 1900 dalle testimonianze di generazioni trascorse tramandate ai consumatori odierni, o in modo più puntuale, al 1940 secondo la testimonianza di alcuni produttori locali, che ricordano la produzione della “scola” nella frazione di Molezzano per la festività della Candelora.Il prodotto “scola” è da collegare alla festa della Candelora, che nel calendario liturgico era dedicata alla Purificazione della Vergine avvenuta appunto 40 giorni dopo il Natale.
È interessante notare come i dizionari storici (vedi Tommaseo) riportino il lemma come variante “spola”, facendo riferimento a un filoncino di pane di forma affusolata come la spola di legno della tessitura.
Foto di Giuseppe Luti