


L’artista si racconta: “La gentilezza e l’amore animano il mio bisogno di spiritualità”
L’emozione ha travolto i presenti all’incontro concerto che si è tenuto mercoledì scorso (28 giugno), nella Chiesa di Santo Stefano a Lucignana nell’ambito del festival letterario Little Lucy a cura di Alba Donati e Pierpaolo Orlando, ormai giunto alla sua terza edizione.
Noa, la voce della pace è stato un vero e proprio viaggio alla scoperta delle radici culturali e civili della poliedrica artista, nata a Tel Aviv da una famiglia di origini ebraiche yemenite, nella cui straordinaria voce c’è tutto il respiro della propria affascinante storia di vita, complessa sin dagli inizi
“Sono stata allevata da mia nonna – afferma Noa – perché i miei genitori erano impegnati a concludere gli studi universitari. Sin da subito sono entrata in conflitto con le mie origini a partire dal nome di battesimo Achinoam Nini troppo difficile da pronunciare poi diventato Noa che significa quiete”.
Per ciò che riguarda il tema della spiritualità invece Noa ha regalato un acuto ed originale punto di vista: “Io – ha detto – come d’altronde la mia famiglia, non siamo praticanti, non mi identifico in nessun credo religioso tanto meno in nessuna delle tre religioni monoteiste. È altrettanto vero che mi sento profondamente legata ai miei valori nei quali ritrovare il concetto di spiritualità come la gentilezza, l’amore, la semplicità e la generosità che non hanno bisogno di essere codificati per poter essere espressi“.
Un intenso dialogo scandito da alcune tra le sue canzoni più belle che delineano una proposta musicale che spazia da Bach, alla musica jazz, a toccanti sonorità a sostegno di quei temi a lei vicini come la guerra, il terrorismo tra dolore e speranza di una rinascita.
Fino all’esecuzione di brani più noti come Beautiful that way colonna sonora scritta da Nicola Piovani per il film La vita è bella.
Ciascuna esibizione che ha scandito la serata è stata eseguita rigorosamente live accompagnata alla chitarra da Gil Dor, chitarrista arrangiatore e compositore di grande esperienza e talento il cui sodalizio artistico con Noa dura da oltre trent’anni.
Impossibile non rimanere impressionati dalla capacità che questa prodigiosa artista ha, di fare propri linguaggi musicali che solo in apparenza sembrano distanti dalla sua sensibilità, eppure anche in questo caso è riuscita a sorprendere il pubblico.
E’ il caso della lingua e della cultura napoletana a cui Noa si dichiara particolarmente legata perché le ricordano la ritualità ebraica: “Napoli e la sua gente è bellezza e profondità, l’umore e la sofferenza da cui nasce la tragedia è qualcosa che mi ricorda la cultura dalla quale provengo. Mi ricordo – soffermandosi sul tema dell’ immigrazione – quando la mia famiglia emigrò a New York per seguire il lavoro di mio padre, che i nostri vicini di casa erano napoletani. Con loro abbiamo condiviso la nostalgia di casa a cui emotivamente quando si è lontani si torna sempre, nonostante le opportunità lavorative e formative che si possono cogliere altrove: il cuore rimane sempre là”.
Napoli è la città nella quale recentemente Noa ha fatto ritorno in occasione dei festeggiamenti per la vittoria dello scudetto che l’ha vista ospite come unica donna non italiana chiamata ad esibirsi.