Vivaismo, la Toscana vale oltre la metà del mercato nazionale

Il dato è diffuso da Myplant and Garden che segnala un giro d’affari da oltre 850 milioni di euro
La Toscana vale oltre la metà del mercato nazionale del vivaismo, ed è al nono posto per la produzione di piante e fiori. È di oltre 790 milioni di euro infatti il valore della produzione di fiori e piante in Toscana, in crescita rispetto ai 765 del rilevamento precedente. Il dato è stato diffuso dal Salone internazionale del verde, Myplant & Garden, che avrebbe dovuto svolgersi proprio in questi giorni ma che è stato rinviato a febbraio 2022 a causa della pandemia. Numeri ottenuti elaborando i dati più recenti forniti dal Ministero delle politiche agricole e forestali.
Sfiora invece i 49 milioni il valore regionale della produzione di fiori e piante. Il dato nazionale, anch’esso in crescita, registra un valore alla produzione vivaistica di 1.445 milioni di euro. Nel complesso, il comparto produttivo italiano orto-florovivaistico (fiori e piante, vivai, canne e vimini) è cresciuto del 5,8% rispetto al rilevamento precedente (2018), sfondando quota 2.716 milioni di euro.
Altro dato positivo, il nuovo record dell’export italiano: “In quanto grande piazza internazionale degli affari del verde – affermano da Myplant – registriamo con soddisfazione che l’export, centrale per lo sviluppo del settore, ha ritoccato il record storico del 2018 (884 milioni di euro), raggiungendo quota 903 milioni di euro. I nostri prodotti sono apprezzati principalmente in Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito. Il trend positivo dell’export si traduce in un saldo attivo di 371 milioni di euro nella bilancia commerciale (306 nel 2018), coi riscontri più positivi per piante da esterno, talee e fronde fresche recise”.
I dati ministeriali fotografano il buon andamento delle produzioni italiane in tempi pre-covid: il mancato svolgimento di Myplant – e di altri eventi minori – nel 2020 e in questo 2021, e il blocco dei tradizionali canali di vendita italiani e comunitari nei mesi della primavera, nonché la sospensione delle cerimonie civili e religiose, hanno colpito duramente l’intero comparto, con accenti particolarmente negativi per i prodotti caratterizzati da una marcata stagionalità quali fiori recisi, piante vive e bulbi. Il comparto dei fiori recisi – prodotti altamente deperibili che si basano su un ciclo naturale vegetale – è quello che ha maggiormente risentito della pandemia, mandando al macero circa il 60% delle produzioni. A livello Italia, il danno delle filiere afferenti è stato stimato in 1,7 miliardi.