Gombereto, parco dedicato a vittime di guerra

6 dicembre 2018 | 10:35
Share0
Gombereto, parco dedicato a vittime di guerra

Una parco giochi per ricordare la piccola Tecla e le sorelle Vera e Rita, vittime della guerra. È questa la proposta dell’associazione paesana di Gombereto che, dopo l’inaugurazione della panchina rossa, ha deciso di chiedere l’intitolazione del parco proprio che hanno subito violenza per mano della guerra.

“Da tempo – commenta Claudio Gemignani, presidente dell’associazione paesana di Gombereto -, la nostra associazione è intenzionata a intitolare il parco giochi del paese. La recente inaugurazione della panchina rossa contro la violenza sulle donne, posizionata proprio nel parco stesso, ci ha fatto molto riflettere: per questo, proprio a donne che hanno subito violenza, abbiamo deciso di chiederne l’intitolazione. Una violenza non causata dalla mano di un congiunto, ma dalla guerra. Dalla seconda guerra. Era il 16 giugno 1944 e, leggendo dalla cronistoria dell’allora Pievano della Pieve di Controni, canonico monsignor Andrea Adami, capiamo come la Controneria, in particolar modo quei paesi esposti verso il versante del monte Tarrio, tra i quali Gombereto, Guzzano e Pieve di Controni, furono particolarmente presa di mira”.
Ecco le parole di don Adami: “Nella zona di Bagni di Lucca, spadroneggiavano i tedeschi fino al settembre, noieggiati e ottonati dai partigiani. Dopo che costoro fecero saltare il ponte alle Fabbriche di Casabasciana e procurato in quella località un vero eccidio di militi germanici, dal comando alemanno fu intrapresa una vera e propria lotta a questi partigiani….il 13 giugno infatti, verso sera, si comincia a sentire in questa direzione (Pieve) qualche cannonata che consiglia tutti a scappare nelle cantine…il giorno appresso, precisamente alle ore 10, fu aperto un nutrito cannoneggiamento verso la Controneria, in particolar modo verso la Pieve e il suo campanile, ritenuto roccaforte dei partigiani…una cannonata cadde sul forno, sull’orto, nel cimitero, in piazza e davvero numerose sulla chiesa e sulla costa….si seppe da fonte certa che le cannonate cadute in parrocchia furono non meno di novecento”. Continua Don Adami: “Era il 16 giugno…immaginare i volti delle persone quando si venne a sapere che i tedeschi stavano rastrellando tutti gli uomini indistintamente e che erano vicini alla Pieve…molti fuggirono anche sul Prato Fiorito…immaginare inoltre il dolore quando persone provenienti da Gombereto, chiamavano d’urgenza il Prete in quel paese, dove stavano morendo colpite da proiettili, le sorelle Rita Silvestri di anni 36, Vera di anni 30 e Tecla di anni 9. Camminando alla meglio perché in preda alla paura e ad uno choc nervoso, il sottoscritto portò tutti i conforti religiosi alle Silvestri le quali morirono poco dopo; non trovò la piccola Tecla, già cadavere, collocata su delle tavole in una cantina”.
Il racconto della guerra: “Un testimone – prosegue Gemignani – , ancora vivente, Don Giuseppe Brunicardi, classe 1926, all’epoca seminarista e tornato per la guerra nella casa di Gombereto, racconta che fu lui, sventolando un bianco fazzoletto, ad andare a prendere il cadavere della piccola Tecla, per portarlo nella cantina di casa dei genitori Ferdinando Bucchi e Amalia di Nino. Un altro testimone, ancora vivente, Omero Di Nino, pure lui classe 1926, racconta che stavano tutti sfollando da Gombereto, perché, vedendo del fumo proveniente dalla piazza dei Caduti, pensando ad un incendio dovuto ai bombardamenti (era in verità la polvere degli edifici che stavano crollando) decisero di scappare nei campi sottostanti il paese. Prima, tutti erano proprio radunati nella cantina della piccola Tecla. Racconta ancora che lui e altri, fuggendo per il Prato Fiorito, passando per la mulattiera che da Canapali andava a San Gemignano (la stessa dove furono colpite le sorelle Silvestri), tutt’ora esistente ma chiusa dai rovi, sentiva lo spostamento d’aria causato dai proiettili sparatigli vicino”.
Le tre vittime della guerra: “Ecco cosa don Adami, riporta nel libro dei morti: Tecla Bucchi, di anni 8 e mesi 9, rese l’anima a Dio alle 15 del 14 giugno. Rimane vittima del terribile cannoneggiamento del 14 giugno 1944. Morì all’istante. Era buona e intelligente; aveva fatto la sua prima comunione con edificante pietà e si stava preparando alla cresima. Vera Silvestri, di anni 30, rese l’anima a Dio alle 21 del 14 giugno, nella sua casa posta in via del Borghetto in Gombereto. Anche questa Vera fu vittima del cannoneggiamento tedesco. Si trovava in San Gemignano per la morte della madre avvenuta il 30 maggio 1944. Era un’esemplare di vita cristiana. Rita Silvestri, di anni 36, rese l’anima a Dio all’1 del 16 giugno, all’ospedale di Lucca, ove fu trasportata in seguito alle ferite riportate nel cannoneggiamento del 14 giugno. Sorella della Vera Silvestri, rimase ferita mentre cercava e voleva dare aiuto alla Vera stessa. Colpita, sembrava in maniera meno grave, fu portata a Lucca ove morì quasi subito”.
Gombereto ricorda le vittime dedicandole un parco giochi: “Sulla base dei fatti elencati – conclude Claudio Gemignani -, delle tre donne morte in un modo cruento e violento, abbiamo deciso di intitolare il parco, di proprietà del Comune ma gestito dall’associazione paesana tramite regolare contratto, alla piccola Tecla e alle sorelle Vera e Rita. Per ricordare tre donne innocenti morte per colpa, anche esse, di mani d’uomo”.