


Ci sono immagini che fanno fatica a togliersi dalla mente. La polvere, i pianti, il sangue, gli abbracci, quel silenzio spaventoso che, non si sa come, a volte riesce ad essere più assordante di mille grida di dolore. Ricordi strazianti che spesso tornano e tolgono il fiato, sensazioni che molto probabilmente chi le ha vissute si porterà dietro per tutta la vita.
Sono trascorsi due anni dal terribile terremoto del centro Italia che è costato la vita a oltre trecento persone e che purtroppo conta ancora oggi migliaia di sfollati. Due anni che hanno lasciato il segno non solo sulla pelle di chi quella mattina alle 3,36 ha perso tutto, vedendosi crollare sotto i piedi ogni pezzo di cuore, ma anche su quella di chi quel giorno è corso a donare il proprio aiuto mollando lavoro, famiglia e anche un po’ di paura. Oggi (24 agosto) a ricordare quel drammatico evento sono proprio i volontari della squadra dei soccorsi speciali Smts della Croce Rossa del comitato di Bagni di Lucca facenti parte del Gruppo regionale Cri (in azione nella foto scattata da una squadra dell’esercito), che due anni fa, insieme a Zara, la piccola e coraggiosissima soccorritrice a quattro zampe che purtroppo adesso ci ha lasciati, hanno prestato i primi soccorsi nella zona rossa di Amatrice.
“Quella mattina me la ricordo ancora – racconta Diego, volontario da ben venticinque anni che da giovanissimo ha anche prestato servizio in Kosovo – il nostro referente regionale ci avvertì dicendoci che c’era la possibilità di partire e finalmente verso l’ora di pranzo ci arrivò l’ok e cominciammo a prepararci. Arrivammo ad Amatrice a mezzanotte, era buio. In quel momento sinceramente non ho pensato a niente, volevo solo mettermi a scavare insieme agli altri, ero carico, avevo voglia di lavorare. Non ci siamo fermati un attimo quella notte. Poi però sono arrivate le prime luci dell’alba – racconta – ed è stato lì che, per la prima volta, ho alzato la testa e mi sono guardato intorno: non so, forse la stanchezza, forse l’adrenalina che si stava scaricando, ma è stato devastante. Ero circondato da macerie. Abbiamo scavato per tre giorni senza sosta, fermandoci un attimo solo per mangiare. Accanto a noi passavano continuamente salme coperte dai lenzuoli, era tremendo”. “Quando siamo rientrati – racconta ancora Diego – mi è stato raccontato che è stato estratto un cadavere proprio sotto le macerie su cui stavamo lavorando, notizie, queste, che fanno davvero male, che ti lasciano un po’ con l’amaro in bocca. Rispetto ad altri terremoti che purtroppo ho vissuto come volontario, ad Amatrice non sono stato particolarmente a contatto con la popolazione. Anni prima, in varie esperienze, ho passato il tempo al campo con la gente, ho visto tanto dolore ma anche la loro speranza, la loro voglia di rialzarsi. Ad Amatrice invece ci sono stato solo tre giorni e li ho trascorsi tutti a scavare tra le macerie, in mezzo ai cadaveri e alla distruzione totale. Un’esperienza così talmente rapida – ha detto Diego – sono stato catapultato all’improvviso in una realtà orribile che non avrei mai voluto vedere. Di quel luogo purtroppo ricordo solo amarezza, nient’altro”.
A ricordare quelle ore trascorse sulle macerie anche Alessandra, partita insieme al marito Simone, conosciuto ormai diversi anni fa al corso per pionieri: “Una cosa che non scorderò mai è che a pochi chilometri da Amatrice era tutto normale: le luci accese nelle case, i muri intatti, pareti senza alcun segno, nessuna crepa. Appena siamo arrivati ad Amatrice invece l’inferno, sembrava che fosse scoppiata una bomba. Per un attimo mi sono sentita in una di quelle città bombardate del Medio Oriente che si vedono sempre al telegiornale. In pochi chilometri uno scenario completamente diverso, una devastazione totale”. “Quando siamo arrivati – racconta Alessandra – non c’erano collegamenti, erano tutti indaffarati, era il caos totale. Abbiamo cominciato a lavorare accodandoci alle squadre della Lombardia e della Liguria, grandi professionisti, che erano lì già da molte ore. Noi abbiamo avuto la fortuna, perché mi sento di definirla solo così, di non estrarre nessuno da sotto le macerie. Abbiamo scavato tanto, sì, ma senza mai ritrovare nessuno, mentre intorno a noi passavano, invece, trovavano solo morti. Mentre stavamo lavorando ci sono state parecchie scosse, scosse tremende: ricordo – racconta la volontaria – che un giorno eravamo in pausa, stavamo pranzando, ad un tratto c’è stata una scossa fortissima che ha fatto alzare una nube gigantesca. Per un attimo – ha detto – ho davvero temuto che i soccorritori fossero rimasti sotto le macerie, invece per fortuna è andato tutto bene. Se ripenso ad Amatrice non posso togliermi dalla mente l’immagine dei vigili del fuoco esausti che si sono addormentati su un materasso buttato in terra, ma di quelle ore ho tutti ricordi importanti, non ce n’è uno che prevale su un altro. Ciò che ricordo volentieri, però, è la soddisfazione che ho provato in quei giorni: abbiamo fatto molti corsi, ci siamo impegnati tanto e per molto, e riuscire finalmente ad aiutare qualcuno mettendo in pratica ciò che abbiamo imparato è stato bello, nonostante lo scenario devastante in cui non riuscivi nemmeno ad orientarti. Un altro ricordo che mi strappa un sorriso è che qualche tempo dopo il nostro rientro fu ritrovato un gatto, era stato sotto le macerie per almeno un mese proprio nel punto in cui stavamo scavando noi. Incredibile: per noi là sotto non c’era nessuno”.
“Ricordo che attraversammo i vari paesi, poi facemmo la curva in direzione Amatrice, e da lì più niente. La città non c’era più – racconta Maurizio, giovane volontario che negli ultimi mesi è anche stato insegnante di diritto internazione umanitario al nuovo corso delle crocerossine del comitato di Lucca – Il silenzio che c’era era veramente assurdo, lontano dai cantieri era come stare in un altro mondo. Assurde erano anche le scosse continue che ci hanno fatto ‘compagnia’ in tutti quei giorni. Quelle me le ricordo molto bene. Non so se mi piacerebbe tornare in quelle strade, quando arrivammo ricordo che c’era ancora il cartellone della sagra della pasta all’amatriciana. Sagra – racconta Maurizio – che purtroppo non hanno mai fatto…”.
“Di Amatrice non potrò mai dimenticare il silenzio assordante che ho sentito appena siamo arrivati, so che sembra incredibile ma era davvero potente, qualcosa che ti distrugge – racconta Alida della squadra di unità cinofila – Sono stata anche a L’Aquila ma lì le case nonostante fossero crollate avevano ancora le pareti, i muri portanti erano ancora in piedi. Amatrice mi ha scioccata perché gli edifici erano completamente sbriciolati, era incredibile. Una città, un’intera città completamente sbriciolata. Purtroppo non sono stata molto a contatto con la popolazione, ma gli altri volontari mi hanno raccontato commossi che le persone del luogo andavano spesso ad abbracciarli, stavano lì e gli facevano coraggio. Coraggio a noi soccorritori, se ci si pensa è assurdo. Non scorderò mai – racconta ancora Alida – quanto fosse liberatorio per me lavarmi il viso e le mani dopo essere stata tra le macerie. Quella polvere me la sono sentita addosso per giorni. Sembra una cosa stupida, lo so, alla fine lavarsi le mani è un gesto innocuo che facciamo ogni giorno, ma per me era quasi il paradiso. Liberatorio, per tutti noi, fu anche parlare con uno psicologo una volta tornati a casa”.
“Se c’è una cosa che ho imparato ad Amatrice è che i cani durante il soccorso sono fondamentali – ha concluso Alida, responsabile regionale dei cinofili Cri Toscana – noi eravamo partiti con Zara, addestrata per il soccorso in superficie, ma i cani da macerie sono veramente un portento, riescono a sentire e vedere quello che l’uomo non si sognerebbe mai. Sono speciali. Per questo, dopo Zara, sto addestrando la mia nuova cucciola per farla diventare una cagnolina soccorritrice pronta anche a quelle situazioni che, si sa, possono sempre ricapitare”.
Dopo la morte di Zara, infatti, adesso è la dolcissima Uma Thurman, proprio come la regina dei film di Quentin Tarantino, la nuova piccola eroina dell’unità cinofili di Bagni di Lucca. Un bel tipetto di circa otto mesi che, chissà, in futuro potrà regalarci ancora tante e immense soddisfazioni.
Giulia Prete