I giovani del Cai si rivolgono alla Regione: un tavolo permanente per tutelare le Apuane

22 marzo 2024 | 08:50
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I giovani del Cai si rivolgono alla Regione: un tavolo permanente per tutelare le Apuane
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I giovani del Cai si rivolgono alla Regione: un tavolo permanente per tutelare le Apuane
I giovani del Cai si rivolgono alla Regione: un tavolo permanente per tutelare le Apuane

Lastrucci: “I sentieri cancellati e distrutti dall’attività estrattiva”

Una lettera aperta e un appello a salvare le Apuane al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, all’assessora all’ambiente Monia Monni e ai vertici regionali, oltre che, tra gli altri, al presidente del Parco Regionale delle Alpi Apuane Andrea Tagliasacchi. A scriverla è Francesco Lastrucci, referente toscano Gruppo Giovani Cai,  che scrive a nome dei giovani soci e delle giovani socie del Club Alpino Italiano, “sulla scia – spiega – della lettera inviata dal nostro gruppo regionale Cai Toscana qualche settimana fa”.

“In questa nostra lettera non ribadirò ulteriormente il nostro sconcerto, la nostra preoccupazione e la nostra rabbia per le parole pronunciate dal presidente Eugenio Giani a Gorfigliano. Lo ha già fatto il nostro Gruppo Regionale. Oggi, ricorrendo la giornata mondiale dell’Acqua, vorrei porre l’accento su quanto sia inaccettabile pensare che l’unico modello di sviluppo possibile per le Alpi Apuane sia quello di puntare sull’estrazione incontrollata del marmo, che genera lavoro per pochi, profitti per pochissimi e un danno incalcolabile per la collettività; a scapito del meraviglioso ecosistema di queste montagne, che non recupereremo mai più”.

“Le aree contigue di cava all’interno del Parco delle Alpi Apuane – prosegue la lettera – minacciano da decenni la riserva idrica più importante della nostra regione, aumentando, tra gli altri, il rischio idrogeologico, e compromettendo un ecosistema formato da specie vegetali che rappresentano circa il 30% di quelle dell’intera penisola italiana, di cui circa 40 endemiche dell’area. Le Alpi Apuane sono un patrimonio di biodiversità dal valore inestimabile che stiamo distruggendo a un ritmo insostenibile al solo fine di alimentare l’industria del carbonato di calcio, che rappresenta oggi tra il 70% e l’80% di tutto il materiale estratto. È uno scempio ambientale”.

“Per questo vi chiediamo (citando l’alpinista, ambientalista e regista Alberto Grossi): è civiltà ridurre i monti in farina? È progresso? Vorremmo infatti che ‘queste montagne, nate dal mare e che, per mare, se ne vanno…’ (sempre per citare Grossi) non fossero destinate a rimanere vive solo nei nostri ricordi, a morire con noi. Vorremmo che la loro bellezza restasse il più a lungo possibile e che sia preservata per le generazioni future. Queste e molte altre riflessioni sono scaturite anche in occasione del congresso Le montagne non ricrescono dello scorso 16 dicembre a Carrara a proposito del quale, dobbiamo dirvelo, ci è dispiaciuto ed è stata inopportuna l’assenza dei rappresentanti delle vostre istituzioni. Concludiamo sottolineando come sia difficile condensare in una lettera di pochi paragrafi tutte le problematiche, le considerazioni e le possibili soluzioni per uno sviluppo più sostenibile delle nostre amate Alpi Apuane: avremmo voluto parlarvi anche della mancanza di sostenibilità sociale ed economica, oltre a quella ambientale. Dell’intercettazione e l’inquinamento di cavità carsiche censite nel catasto regionale. Del danno paesaggistico causato dal mancato adempimento alle prescrizioni fissate nei piani di escavazione: crinali interrotti e creste abbattute in barba a leggi nazionali ed europee, anche grazie alle deroghe delle leggi regionali. Degli ingenti danni erariali alle casse dei Comuni, della Regione e dello Stato sempre causati dal mancato adempimento al piano di escavazione. Della chiusura di sentieri Cai letteralmente inglobati e cancellati da cave attive nel Parco. Degli atti vandalici ai danni di escursionisti e speleologi, delle minacce, della corruzione, delle infiltrazioni della criminalità organizzata e dell’economia sommersa. Di quello che oggi, purtroppo, è il Far West apuano. Per questo vi proponiamo di creare un tavolo di lavoro permanente in seno al Consiglio Regionale che coinvolga tutte le parti interessate così da instaurare un canale diretto e un dialogo costante non solo con l’ente Parco ma anche con il nostro Club (che in Italia conta 350.000 soci) e con le altre associazioni ambientaliste, al fine di trovare soluzioni insieme e assicurare da ora in avanti uno sviluppo quanto più sostenibile possibile al Parco delle Alpi Apuane”.