Rinasce il museo Don Luigi Pellegrini grazie al progetto europeo “Incultum”

Il paesino garfagnino è stato scelto dalla Commissione Europea con il piano Horizon 2020 per lo sviluppo territoriale e sociale. Le dottoresse Pirrone e Cogno: “Progetto importante per una rinascita socioculturale”
Il museo etnografico “Don Luigi Pellegrini” di San Pellegrino in Alpe ha aperto le porte all’Europa grazie al progetto Incultumpromosso dall’Unione Europea. Martina Pirrone, ricercatrice dell’università di Pisa, ha spiegato insieme ad Adele Cogno, consulente esterna, il seguente programma.
“Questo piano europeo si occupa della valorizzazione – sottolinea la ricercatrice – delle località remote, ovvero zone che si seguono il flusso del turismo di massa. Cerchiamo il più possibile di valorizzare uno sviluppo sostenibile dei territori sotto studio a livello culturale, territoriale, sociale ed economico. Per fare tutto ciò Incultum vuole investire sulla collaborazione tra istituzioni locali e gli stessi abitanti tramite approcci partecipativi.”
La dottoressa Pirrone successivamente ha continuando evidenziando i fattori più importanti: “Il progetto come detto è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020. Sono coinvolti alcuni partner come l’università di Pisa, specialmente il dipartimento di scienze politiche, dove è presente la responsabile scientifica, la direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus Lucca Enrica Lemmi. Il lavoro da ricercatore che stiamo svolgendo io e il mio collega Andrea Pedri – continua la studiosa – parte dal 2021, in questi anni siamo riusciti in parte ad raggiungere alcuni piccoli step legati alla valorizzazione della zona.”
La consulente esterna del progetto Adele Cogno, in seguito all’intervista, ha analizzato la questione a livello nazionale: “In Italia sono due posti sono stati selezionati, oltre al comune garfagnino è stato selezionato un territorio situato in Sicilia. Ciascuna destinazione scelta dal piano europeo detiene una particolare caratteristica. Convogliare flussi turistici già esistenti in questi territorio considerati più marginali geograficamente.”
“San Pellegrino – come fa notare la dottoressa Cogno – ha già un buon flusso turistico che deriva dall’attrazione naturalistica, la nostra sfida è quella della di mettere in risalto il museo etnografico provinciale Don Luigi Pellegrini. All’interno troviamo oggetti e testimonianze della vita rurale dell’epoca, un vera e propria testimonianza fisica di come si viveva nelle zone del versate lucchese e modenese”.
Le due esperte del settore, infine, hanno testimoniato come è stato ed è difficile cercare di mettere in evidenza le molte potenzialità del territorio a causa di un certo immobilismo degli anni scorsi. L’obbiettivo centrale è una vera riscoperta della zona in questione, sotto quasi tutti gli aspetti. “Oltre alla preservazione storica locale – sottolinea Cogno – stiamo cercando un linguaggio congruo alle nuove generazioni del territorio in questione. La strada è ancora lunga ma in questi hanno abbiamo raggiunto alcuni traguardi come la riapertura dello stesso museo. Attualmente lavoriamo su diversi binari legati alla digitalizzazione del museo per migliorare l’esperienza dell’utente, alla collaborazione con i vari istituti comprensivi per incontrare, come detto precedentemente, un pubblico più giovane”.