Cave, sì alla modifica delle norme per riqualificare i siti estrattivi

Via libera del consiglio regionale
L’aula di palazzo del Pegaso ha dato il via libera alla modifica della disciplina dei siti estrattivi in esaurimento da riqualificare, licenziata la settimana scorsa dalle commissioni Ambiente e Territorio e Sviluppo economico e rurale, riunite in seduta congiunta. Il provvedimento è stato approvato con 21 voti a favore (Pd, Italia viva), 2 voti contrari (Movimento 5 stelle), 5 astenuti (Fratelli d’Italia, Gruppo misto-Toscana domani). La Lega non ha espresso il voto.
L’atto, che interviene sulla legge regionale del 2015, è stato illustrato dalla presidente Lucia De Robertis (Pd), che ha parlato di un provvedimento che disciplina il recupero di aree interne ai giacimenti: un’opportunità da incentivare in quanto concorre al prioritario riuso di aree già interessate dall’attività estrattiva e al tempostesso rappresenta un’occasione per condurre a conclusione il recupero di aree estrattive che diversamente non lo sarebbero. Da qui l’introduzione di una nuova definizione che identifica questa tipologia di aree come “Sito estrattivo in esaurimento da riqualificare”, ovvero come sito già interessato da pregressa attività estrattiva, non oggetto di autorizzazioni rilasciate negli ultimi cinque anni, con limitate potenzialità estrattive residue, in cui l’attività estrattiva è finalizzata al recupero e riqualificazione ambientale e alla messa in sicurezza, e l’introduzione di un nuovo articolo, che disciplina le condizioni per la loro individuazione e per il rilascio delle autorizzazioni.
Per incentivare il recupero di questi siti, i quantitativi di materiale estratto commercializzabile non sono computati ai fini degli obiettivi di produzione sostenibile attribuiti ai comprensori, e si prevede la possibilità di commercializzare il materiale estratto in una quantità tale da consentire la compensazione economica dell’intervento di recupero ambientale e di messa in sicurezza, e comunque per quantità non superiori al 30 per cento di quanto già estratto nel sito al momento della cessazione dell’attività estrattiva. Tale possibilità viene però esclusa per i materiali ornamentali, marmo in primis, raccogliendo le sollecitazioni espresse dagli addetti ai lavori e dal mondo ambientalista.
Silvia Noferi (M5S), parlando di “legge poco chiara”, ha sottolineato anche che l’attività di escavazione è sempre e comunque distruttiva. Inoltre secondo la consigliera non è opportuno lasciare mano libera ai Comuni in materia di tutela del paesaggio, ma dovrebbe essere sempre la Regione ad assicurare il ruolo di pianificazione e di controllo.
Sulla stessa lunghezza d’onda Irene Galletti (M5S), dell’opinione che tale legge “sia un modo per bypassare la normativa, permettendo di fatto la riattivazione di siti estrattivi”. “Cui prodest?”, ha concluso.
Di tutt’altro avviso Elena Meini (Lega), per la quale gli obiettivi della legge sono “condivisibili”. La consigliera ha comunque illustrato emendamenti della Lega, a suo avviso necessari per collegare tale norma al Piano Cave.
Vincenzo Ceccarelli (Pd), parlando di “argomento tecnico e delicato”, ha spiegato come il Partito democratico – attraverso la presentazione di emendamenti al testo – abbia voluto trovare il “giusto punto di equilibrio”, senza creare problemi di carattere ambientale e non consentendo a nessuno di ampliare i propri profitti.
Alessandro Capecchi (FdI), ricordando di aver esaminato per la prima volta la proposta di legge nel novembre 2022, e che poi, alla luce delle osservazioni emerse, “tornò nelle cavità carsiche del Consiglio regionale”, per poi riapparire oggi con emendamenti, ha affermato: “nel rapporto uomo-ambiente ci sentiamo di stare un po’ nel mezzo, ma siamo anche preoccupati per gli impatti prodotti sul territorio, tuttavia attenuati dagli emendamenti”. Ancora una volta, il consigliere – nel caso di leggi complesse e tecniche come questa – ha auspicato la presenza in Aula di tecnici degli uffici.
Il consigliere della Lega Massimiliano Baldini ha voluto “portare a conoscenza del Consiglio alcuni aspetti sui quali abbiamo avuto modo di eccepire sul piano procedurale. In commissione – ha spiegato –, abbiamo appreso che c’era stata una serie di contatti da parte delle presidenti con alcuni rappresentanti di Confindustria e per questa ragione avevamo chiesto l’audizione di questi rappresentanti in commissione. Nonostante la nostra sollecitazione, questo non è accaduto e per questa ragione i consiglieri della Lega non hanno partecipato al voto. Il confronto dovrebbe essere il più ampio e dettagliato possibile”.
La presidente Lucia De Robertis ha precisato che “il consigliere Baldini ha presentato questa richiesta in sede di discussione finale dell’atto, quando all’ordine del giorno c’era il voto del provvedimento. Ci sarebbe stato tutto il tempo, nel corso di sette mesi, per chiedere le audizioni o anche per ascoltare i riferimenti del territorio e gli stakeholder informalmente, così come aveva fatto il Pd in modo del tutto legittimo”.
Il portavoce dell’opposizione Marco Landi ha preannunciato che “per l’orientamento finale della Lega sarà preminente la votazione sugli emendamenti che abbiamo presentato. Avevamo espresso un approccio anche favorevole rispetto a questo tipo di recupero di siti estrattivi all’interno di giacimenti, ma non sono stati chiariti alcuni aspetti, se i diecimila metri cubi sono di marmo o sono di ghiaia, e abbiamo posto la questione della mappatura per sapere dove si va a intervenire. Se non abbiamo idea di dove si va a incidere, su quali territori e quali cave, non possiamo prendere una decisione su una legge del genere”.
Gli emendamenti presentati dalla Lega all’articolo 3 sono stati respinti dalla maggioranza.