Sanità, c’è anche l’allarme di Anpi: “Cardiologia, pochi i medici”

L’associazione: “I problemi di accessibilità dell’ospedale di Castelnuovo vanno risolti velocemente”
C’è preoccupazione anche dall’Anpi per il futuro della sanità in Valle del Serchio.
“In questo momento – si spiega in una nota -ai primi posti della lista delle preoccupazioni troviamo senza dubbio le problematiche legate alla sanità, in Valle ma in generale in tutto il Paese. In Valle del Serchio ormai è palese una situazione di precarietà che ogni giorno minaccia il venir meno di ulteriori servizi; è palese la situazione dei pronto soccorso del nostro territorio e non solo, la mancanza della presenza di medici in orari notturni e festivi, oltre che sui mezzi di soccorso, le difficoltà ad assicurare i servizi di guardia medica”.
“Il caso più preoccupante – spiega Anpi – è quello di cardiologia dove il numero dei medici è assolutamente insufficiente a coprire i fabbisogni di una sanità dignitosa in presenza; nonostante accordi temporanei e collaborazioni prestigiose, come quella con la Fondazione Monasterio, che peraltro copre esigenze particolari e temporanee, forti dubbi e preoccupazioni rimangono sulla continuità terapeutica e del servizio, considerata la acclarata carenza di personale medico stabile, come del resto denuncia l’Ordine dei Medici della Provincia di Lucca. In questo momento pesano anche le modalità per raggiungere l’ospedale di Castelnuovo, con notevoli disagi dei cittadini costretti a prendere la navetta per la non fruibilità ordinaria del parcheggio causa lavori; nonostante l’impegno dell’amministrazione locale riteniamo che tale soluzione sia accettabile solo per un breve periodo, ritenendo necessario assicurare l’accesso al parcheggio ad ammalati, fragili ed anziani”.
“E cosa dire – prosegue Anpi – della evidente necessità di rafforzare decisamente la medicina territoriale e di base, esigenza manifestatasi con ancora più forza in questi ultimi due anni con il Covid? La recente decisione della Regione Toscana di intervenire aumentando il numero massimo di assistiti da parte di ciascun medico di base è una non soluzione se non addirittura una presa in giro dei cittadini. Le politiche di tagli dell’ultimo decennio, ed oltre, hanno ridotto in macerie il sistema sanitario nazionale, ormai incapace di rispondere a pieno ai bisogni dei cittadini e degli ammalati, con tempi di attesa spesso indegni di un paese civile; il disastro sanitario è il frutto di un combinato disposto di politiche di austerity, aziendalizzazione del sistema sanitario nazionale, avanzata della sanità privata. L’esplosione dell’epidemia Covid aveva messo a nudo fin dall’inizio i limiti del nostro sistema sanitario; tutti a gridare sulla necessità di invertire la tendenza e riqualificare la spesa pubblica sanitaria. In realtà ben poco è stato fatto, anzi, se possibile, con il governo Draghi la situazione sta ulteriormente peggiorando”.