Grano, l’indagine Coldiretti: “L’emergenza ha spinto i consumatori a comprare prodotto italiano”

Il presidente: “Dobbiamo puntare in maniera strategica sugli accordi di filiera”
“Il coronavirus spinge i consumatori a privilegiare i prodotti Made in Italy per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale”. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Nielsen sugli effetti dell’emergenza. Così come l’82 per cento degli italiani, secondo l’indagine, sugli scaffali cerca alimenti toscani per sostenere il territorio. Una corsa estesa alla pasta italiana che utilizza solo grano nazionale con il mercato dei cibi patriottici in grande espansione che ha raggiunto il valore record di 7,1 miliardi e interessa ormai il 25 per cento di tutti gli alimenti sugli scaffali dei supermercati con bandiere, simboli, scritte e denominazioni che richiamano il tricolore.
“Dobbiamo puntare in maniera strategica sugli accordi di filiera, perché sono improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, nel corso dell’incontro con i cerealicoltori dell’organizzazione -. Aggiornare i parametri qualitativi per questa materia prima strategica e garantire il rispetto alla lettera dei contratti di filiera non può che renderci sempre più forti nelle fasi di contrattazione con gli industriali. La filiera è spesso matrigna, ma non possiamo indebolirci ancora, considerate importazioni, triangolazioni, oltre alle problematiche causate dal meteo che alimentano il rischio concreto di ulteriori dinamiche di mercato speculative per ridurre in maniera ingiustificata il prezzo pagato agli agricoltori”.
Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione. “In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – un segnale positivo viene dal moltiplicarsi di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100 per cento del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni: da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Fabianelli, da Alce Nero a Rummo, da Antonio Amato a Voiello, da Fdai – Firmato dagli agricoltori italiani fino a Barilla che proprio quest’anno ha annunciato di rinnovare la sua pasta classica con grani 100% italiani. L’Italia è il paese con il più elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica“.
Durante il periodo di lockdown necessario per combattere a pandemia si è verificato un aumento degli acquisti del 17 per cento per i derivati dei cereali come la pasta secondo Ismea mentre sono stati completamente azzerati i consumi nella ristorazione con i locali chiusi. “L’Italia – continua la Coldiretti – è prima in Europa e seconda nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta con una stima dell’Istat di 1,23 milioni di ettari seminati nel 2020 in aumento dello 0,5 per cento con una produzione attorno ai 4,1 miliardi di chili. Un raccolto Made in Italy che subisce la concorrenza sleale delle importazioni dall’estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole”.
“Aumenta infatti del 59 per cento la quantità di grano duro importato nel 2020 dal Canada con il quale l’Unione Europea ha siglato l’accordo di libero scambio Ceta, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al primo bimestre dell’anno durante il quale il Canada si classifica come primo fornitore dell’Italia. Il balzo delle importazioni – precisa la Coldiretti – arriva nonostante le previsioni positive per la produzione di grano italiano. Una situazione che mette in pericolo i risultati economici dii oltre trecentomila aziende agricole che coltivano grano spesso in aree interne senza alternative produttive, in un momento particolarmente difficile per l’emergenza Coronavirus”.