La Cgil: bene adozione del piano cave

6 agosto 2019 | 13:31
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La Cgil: bene adozione del piano cave

“Necessario ed urgente regolamentare un settore dove, di fatto, si è consentito l’utilizzo intensivo di un patrimonio naturale, pubblico, non riproducibile, a beneficio degli ingenti ricavi di pochi con benefici minimali, in termini di redistribuzione delle ricchezze prodotte, per le comunità circostanti”. Così la Cgil interviene sul piano cave adottato dalla Regione Toscana, dove sono stati anche accolti gli emendamenti presentati dal sindacato.

“Conciliare e regolamentare con dei punti fermi, in maniera organica, le problematiche ambientali, sociali e produttive dei distretti estrattivi, con ambiti di intervento per la promozione della filiera produttiva locale e quindi per la creazione di nuovi posti di lavoro – si prosegue nella nota -, per interventi incentivanti la sostenibilità delle attività di estrazione con un giusto rapporto blocchi/derivati anche attraverso il riuso delle materie seconde e degli scarti secondo il principio dell’economia circolare; fissare una percentuale di materiale estratto a fronte dell’escavato, in modo da tutelare il bene paesaggistico ed ambientale prevedendo fin dal momento dell’autorizzazione come dovrà essere riconsegnato il sito al momento della cessazione della attività estrattiva restituendolo, bonificato, alla fruizione della collettività, era quanto come Cgil ci aspettavamo dalla nuova legge regionale sulle cave. Oggi, ad approvazione avvenuta, non abbiamo remore ad esprimere la nostra soddisfazione. Molto soddisfatti siamo anche per il fatto che tutti i gruppi consiliari sia di maggioranza, sia di opposizione, hanno recepito prima e approvato poi all’unanimità i contenuti degli emendamenti presentati proprio da Cgil Toscana in merito alla tutela del posto di lavoro (premialità per clausola sociale) e della regolarità retributiva a favore dei lavoratori del settore in caso di interruzione dell’attività estrattiva o di filiera a causa di inadempienze, cessazione dell’attività da parte dei datori di lavoro o per altre cause. Era necessario ed urgente regolamentare un settore dove, di fatto, si è consentito l’utilizzo intensivo di un patrimonio naturale, pubblico, non riproducibile, a beneficio degli ingenti ricavi di pochi con benefici minimali, in termini di redistribuzione delle ricchezze prodotte, per le comunità circostanti e con conseguenze negative sotto i profili del dissesto idrogeologico, paesaggistico e della sicurezza dei lavoratori del settore, in particolare nel distretto apuano versiliese”.