
La Cassazione annulla il dissequestro dei beni per l’imprenditore Pietro Raffaelli, ex presidente del Viareggio calcio e originario di Camporgiano in Garfagnana e rinvia la decisione alla corte d’Appello che in prima istanza aveva dissequestrato i suoi beni per un valore stimato di circa 17 milioni di euro. Ora bisognerà rifare il secondo grado di giudizio in merito.
Con ricorso presentato il 23 aprile scorso, infatti, il procuratore generale di Firenze ha impugnato alla suprema corte di Cassazione il decreto del 23 gennaio di un anno fa, depositato l’11 aprile, con il quale la corte di Appello di Firenze aveva revocato la misura di prevenzione patrimoniale disposta, il 18 luglio del 2016, dal Tribunale di Lucca nei confronti dell’imprenditore e di Maria Biada, Luigi Raffaelli e di Marco Padrini, come terzi interessati. Il 1 ottobre 2013 era scattato il sequestro effettuato nei confronti di Pietro Raffaelli e dei suoi familiari con l’accusa di essere stato condannato per reati associativi e di avere effettuato trasferimento fraudolento di valori e di avere, altresì, omesso le comunicazioni delle variazioni del proprio patrimonio al nucleo di polizia tributaria. Il 18 luglio 2016 tale sequestro veniva confermato con sentenza di primo grado dal tribunale di Lucca. Scrive la Cassazione in sentenza: “Da quanto argomentato discende l’annullamento del decreto impugnato con rinvio per nuovo esame alla Corte di appello di Firenze che si atterrà ai principi enunciati”. ll maxi sequestro, a cui si riferisce il procedimento giudiziario, , pari a circa 17 milioni di euro per gli inquirenti, ha fatto scattare nel 2016 i sigilli a cinque aziende con sede a Lucca ed a Roma che secondo i finanziari facevano capo o erano riconducibili, direttamente o indirettamente all’imprenditore, 10 unità immobiliari di pregio, 74 terreni, di rilevante superficie e alcuni anche edificabili, nonché di 2 autovetture di grossa cilindrata ed altre risorse finanziarie. Secondo il tribunale, ci sarebbe stato infatti il “concreto pericolo” che i beni potessero essere dispersi, sottratti o alienati. Ora la parola passa nuovamente alla corte d’Appello di Firenze per un nuovo pronunciamento sul merito che dovrà seguire le indicazioni degli ermellini.
Vincenzo Brunelli