United Colours, un calcio alle discriminazioni

27 novembre 2018 | 20:28
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United Colours, un calcio alle discriminazioni

Nel calcio si parla tanto di “fair play” (gioco pulito) ma durante ogni partita si azzuffano ricchi ragazzi, pieni di tatuaggi e tagli di capelli bizzarri, in barba ad ogni regola del rispetto e della più banale educazione.
Nei poveri ma dignitosi campi della Garfagnana – terra antica abitata da gente onesta, laboriosa e concreta – all’interno del campionato amatori Uisp, milita per la prima volta la squadra composta al 95% da ragazzi africani provenienti dal Gambia, Guinea Bissau, Senegal, Mali, Nigeria, Costa d’Avorio (arrivati in italia dopo viaggi che sono durati in media quattro anni duranti i quali hanno dovuto affrontare problematiche, prevaricazioni e violenze di ogni tipo).

I ragazzi della United Colors di Pontecosi – sempre correttamente – si battono in campo come undici leoni, demandando giustamente – come a prescindere dovrebbe avvenire – solo al proprio capitano, il compito di recriminare e contestare all’arbitro le eventuali dubbie azioni degli avversari.