
Un percorso escursionistico lungo la via Ducale che prende il nome da Vandelli, il cartografò che la segnalò sulle mappe già nel settecento. E’ il nuovo progetto di valorizzazione del turismo lento sulle Alpi Apuane portato avanti dall’associazione Mangia Trekking, che nel quadro della collaborazione con l’ente Parco regionale delle Alpi Apuane, ha sviluppato un’attività connessa con l’alpinismo lento per far conoscere e valorizzare un importante ed antico mestiere. Quello del cartografo. Un’attività che, attraverso una importante modifica, ancor oggi, sostanzialmente immutata, portò un fondamentale miglioramento nelle rappresentazioni dei mappali. La realizzò l’abate Domenico Vandelli, del Ducato Estense, vissuto nella prima metà del 1700, docente di molte materie, fra cui matematica, ingegneria, archeologia ed architettura militare. Egli introdusse la rappresentazione delle linee di livello nella cartografia (Isopse).
Infatti, elaborò un sistema di triangolazioni sul terreno, che consente di ottenere le distanze esatte fra diversi punti e soprattutto fra le altezze relative. Collegando i punti con la stessa quota, con delle linee continue si ottiene una rappresentazione cartografica che riduce gli errori della medesima raffigurazione, e la rende più fedele all’orografia. Il contributo scientifico del Vadelli consentì di archiviare le rappresentazioni basate su una tridimensionalità di carattere artistico, e di essere naturalmente più efficaci nelle lavorazioni sul campo. Così l’attività del Mangia Trekking ha voluto contribuire ad evidenziare l’audace opera di ingegneria civile progettata da Domenico Vandelli con una mappa del percorso e la costruzione di una strada che ancor oggi porta il suo nome. Costruita tra il 1738 ed il 1751, fu la strada ducale che permise alla città di Modena di avere uno sbocco diretto sul Mar Ligure. Oggi giorno questa strada, nelle zone montane, è di prevalente frequentazione turistico-sportiva, o naturalistico – culturale. Offre paesaggi unici, soprattutto a cominciare dal “taglio nella roccia” realizzato per aprire un varco tra il versante del monte Tambura e quello dei Campaniletti.