Lettera a Rossi per fermare la fusione

12 novembre 2017 | 16:23
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Lettera a Rossi per fermare la fusione

Il comitato per l’attuazione della Costituzione nella Valle del Serchio scrive una lettera al governatore della Toscana Enrico Rossi e al presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, nella sua veste di garante per chiedere che la fusione tra San Romano Garfagnana, Pieve Fosciana e Fosciandora non sia attuata.

Una lettera che muove i propri passi da una considerazione costituzionale che implicitamente richiama senza citarlo, l’articolo 3 dei principi fondamentali della Carta in termini di pari dignità di tutti di cittadini e rivendica il diritto di tutti i Comuni a poter finanziare le proprie funzioni a prescindere dalle fusioni, tanto che dicono al presidente della Regione Rossi: “Il Comitato ritiene che la Costituzione imponga allo Stato di consentire ai Comuni di finanziare integralmente le proprie funzioni, indipendentemente dai processi di fusione. La strada da seguire deve essere quindi la fine delle politiche dei tagli ai trasferimenti agli Enti Locali”. Poi aggiungono: “Ma vi sono anche motivazioni specifiche sulla proposta in oggetto dovute alla metodologia usata, i tempi ristretti non hanno consentito sufficienti approfondimenti e un significativo coinvolgimento delle popolazioni interessate. A nostro avviso questa fusione era stata proposta esclusivamente per godere dei trasferimenti aggiuntivi previsti dalle normative statali e regionali. Manca invece un quadro storico, geografico, economico e sociale sufficientemente omogeneo per giustificare la fusione tra i tre Comuni. Il risultato della consultazione referendaria vi è senza dubbio noto. Un’affluenza alle urne bassa, inferiore al 50 per cento, con la prevalenza del No nel Comune di Fosciandora. Nei Comuni di San Romano in Garfagnana e Pieve Fosciana ha prevalso il Si, anche se in quest’ultimo, tra l’altro quello demograficamente maggiore, con un esiguo numero di voti, appena 13. Nel complesso il SI ha ottenuto 874 voti pari al 52,15 per cento ed il No 802 voti pari al 47,85 per cento”. Poi nella lettera aggiungono i fautori del No, citando i principi della legge regionale: “In considerazione di quanto sopra riteniamo che non vi siano le condizioni, mancanza dei 2/3 dei voti favorevoli, per proseguire nel processo di fusione, alla luce anche della risoluzione numero 39 del 6 aprile 2016 dal titolo Orientamenti del consiglio regionale in tema di fusione di Comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali, approvata dal consiglio regionale. Vi preghiamo pertanto di tenere conto delle nostre considerazioni e di adoperarvi, per quanto nelle Vostre competenze, affinché anche in questa occasione si rispetti il disposto della sopracitata risoluzione e la volontà negativa di uno dei Comuni interessati.”
E alla fine poi chiedono nella pratica al presidente della Regione Enrico Rossi di farsi garante di questa volontà popolare che non consentirebbe a loro parere di procedere a fusione e chiudono dicendo: “Vi invitiamo a respingere eventuali forzature politiche a proseguire ugualmente nel processo di fusione, creando così un pericoloso precedente che determinerebbe un ulteriore clima di sfiducia nelle istituzioni, nelle regole del gioco e nel libero esercizio della volontà di voto dei cittadini”.