Agrobiodiversità, razze garfagnine da rilanciare

10 novembre 2017 | 12:05
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Agrobiodiversità, razze garfagnine da rilanciare

Salvare e rilanciare varietà e razze autoctone non solo consente di mantenere la biodiversità, ma offre un repertorio di prodotti spesso con elevati valori nutrizionali e salutistici e con una maggiore capacità di fronteggiare i cambiamenti climatici: è quanto emerge dal seminario sulla agrobiodiversità che si è svolto ieri (9 novembre) e oggi (10 novembre) alla tenuta di Alberese, in provincia di Grosseto, e in cui sono state presentate esperienze provenienti da tutta Europa capaci di prestarsi che a una possibile applicazione nel territorio toscano, che ha un’esperienza ultraventennale su questa materia. 

Grazie al sistema di salvaguardia della biodiversità agricola della Regione Toscana sono state messe a repertorio 871 varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi autoctoni e di razze animali. Di queste ben 740, pari all’85 per cento, sono a rischio estinzione. Il seminario è stato organizzato proprio per verificare, con un confronto su larga scala, le prospettive di recupero e di reimmissione sul mercato di almeno alcune di queste varietà. Un concetto sottolineato nelle sue conclusioni dall’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi: “Proteggere dal rischio di estinzione e valorizzare il patrimonio di biodiversità è elemento irrinunciabile della nostra politica agricola volta a garantire l’identità di un territorio, la sua cultura rurale, il lavoro degli agricoltori che ci vivono e delle loro comunità”, ha detto Remaschi. “Ma oggi – ha aggiunto – fondamentale è anche l’impegno a reimmettere queste varietà, o almeno alcune di queste, in un circuito produttivo. La loro presenza non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginale, ma anche a rafforzare l’immagine della Toscana come luogo di qualità per l’equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell’uomo, un vero e proprio agroecosistema. Questo workshop – ha proseguito l’assessore – vuole essere il primo passo verso una politica di connessione con tutte le esperienze in atto in Europa che operano su questa tematica. Valorizzare l’agrobiodiversità appare per la Regione Toscana strategico, specialmente per gli aspetti nutraceutici molto positivi che molte di queste risorse hanno, ma anche per un contributo alla razionalizzazione e alla riduzione del consumo dell’uso della acqua: molte di queste razze animali (è il caso della vacca maremmana), hanno una resistenza molto più spiccata e nel caso delle varietà vegetali in diversi casi, come è avvenuto quest’anno, i cereali delle antiche varietà hanno avuto maggiore capacità di adattamento alla siccità, disponendo di un apparato radicale molto più sviluppato e in grado di ricercare l’acqua negli strati più profondi del suolo”. Negli ultimi anni alcune tra le razze e le varietà autoctone hanno saputo allontanare il rischio di estinzione e ritagliarsi uno spazio significativo (è il caso della cinta senese o dell’asino dell’Amiata, e ancora, tra le varietà, della cipolla rossa della Maremma o delle mele di Casciana) mentre ci sono altre razze anche conosciute che devono essere difese dal rischio di scomparire (dalla pecora garfagnina a quella zerasca, dalla vacca pontremolese a quella garfagnina sino al mucco pisano). A breve sarà presentata un’app che sfrutterà le moderne tecnologie e la georeferenziazione per animare la Rete di conservazione e sicurezza. L’app avrà lo scopo di valorizzare le attività dei coltivatori custodi, favorendone la conoscenza da parte dei fruitori del territorio toscano e promuovere la conoscenza delle razze e varietà locali della Regione Toscana.