Appennino in Garfagnana, il referendum fa ancora discutere. Il comitato: “La fusione non si farà, indebita la pressione di sindaci e Pd”

5 novembre 2017 | 10:17
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Appennino in Garfagnana, il referendum fa ancora discutere. Il comitato: “La fusione non si farà, indebita la pressione di sindaci e Pd”

Fusione sì, fusione no. Fa ancora discutere l’esito del voto di una settimana fa, che divide ‘unionisti’ e ‘separatisti’ in attesa di capire cosa deciderà la Regione dopo il risultato controverso per il sì alla fusione fra Fosciandora, San Romano Garfagnana e Pieve Fosciana, che ha visto vincere di una incollatura i favorevoli ma non in uno dei tre Comuni.

A parlare è il comitato per l’attuazione della Costituzione della Valle del Serchio: “L’ultimo intervento dei sindaci di Fosciandora, Pieve Fosciana e San Romano Garfagnana – si legge nella nota –  meriterebbe risposta per la pochezza dei contenuti ma, per rispetto dei cittadini e come contributo al dibattito, è bene precisare alcuni punti. Se intendono andare avanti nelle fusioni, facendo strame della legalità e del buon senso, se ne assumeranno tutta la responsabilità”.
“Dicono – prosegue il comitato – che la matematica non è un’opinione e la matematica ci dice che hanno avuto il consenso di un 20 per cento dei loro cittadini. Quando tirano in ballo il discorso dei residenti all’estero si coprono solo di ridicolo. Sono come un calabrone rinchiuso che non trova la via di uscita e sbatte la testa da tutte le parti. Non si aspettavano questo risultato e straparlano. Il sindaco di Fosciandora, sonoramente sconfitto, minaccia nuove tasse e mostra poco rispetto per le scelte dei suoi cittadini. Dice che porterà le chiavi in prefettura. Questa potrebbe essere una bella idea. Pensate alla risonanza che potrebbe avere, anche a livello nazionale, un gesto di tutti i sindaci della Valle che portano le chiavi in prefettura per rivendicare adeguate risorse ed attenzione ai Comuni ed alle popolazioni montane. Il caso di Fosciandora dimostra anche l’utilità di un gruppo di opposizione radicato e capace, il cui contributo a questo importante risultato, come a quello del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, è stato senza dubbio significativo”.
“Opposizione invece assente e silente a San Romano – prosegue la nota –  nel feudo della dinastia familiare, ciò che spiega in parte la vittoria numerica del sì. Il nostro comitato si è fatto carico di tutta la campagna elettorale, in nome dell’attuazione della Costituzione, con dibattiti, interventi, volantinaggi in tutti i Comuni. Rivendichiamo il risultato raggiunto, nell’assenza quasi completa delle forze politiche ufficiali. Veniamo sfidati, con una certa arroganza, a presentarci alle prossime elezioni amministrative. Sicuramente qualcuno di noi sarà, vedremo in quali forme, ma senza “amalgamare quello che non è amalgamabile”. Certamente non dovranno essere le elezioni del Comune unico, perché questa fusione non potrà esserci se la Regione rispetterà i propri deliberati, nonostante la pressione indebita dei tre sindaci e del Pd. Ed eventuali elezioni non sarebbero una rivincita, la riprova di chi aveva ragione. Questo referendum aveva valore in sé; per cui se i tre sindaci non l’hanno ancora capito: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
“Al sindaco di Pieve Fosciana, così poco interessato alla poltrona – conclude la nota – ricordiamo che nelle ultime quattro elezioni non ci sono stati problemi alle collaborazioni ed ai voti della estrema sinistra. Ora che il Pd è solo di centro è cambiato qualcosa?”.