Migranti, il 50% boccia le strutture di accoglienza

26 ottobre 2017 | 12:17
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Migranti, il 50% boccia le strutture di accoglienza

Il 50% dei migranti ospiti nei centri di accoglienza straordinari del territorio ‘boccia’ le gestione della propria struttura, giudicandola al di sotto della media e nessuna delle strutture raggiunge la sufficienza. E’ il primo significativo dato che emerge da una ‘inchiesta’ curata dall’Associazione culturale quartiere di San Concordio e del Collettivo iniziativa popolare che, attraverso un questionario fatto compilare dagli “ospiti” di una quindicina di strutture della provincia tra Lucchesia, Mediavalle e Garfagnana per un campione rappresentativo di circa 150 migranti, ha delineato un quadro di questa situazione. I dati emersi da questa ricerca saranno presentati in un’assemblea pubblica che si terrà domani sera (27 ottobre) alle 21,30 alla Biblioteca popolare di San Concordio. 

A spiegare com’è nata questa iniziativa, in rappressentanza delle due associazioni coinvolte, è Simone Bracciali: “I nostri contatti con il mondo dei migranti risalgono alla nascita della struttura per l’accoglienza della Croce Rossa alla Tagliate. Una struttura che doveva essere di passaggio, in cui rimanere per pochi giorni, e dove invece i richiedenti asilo restavano anche per un anno. All’interno di quella strttura, che adesso è cambiata, non c’era niente. Alcuni dei nostri volontari lì facevano dei corsi di italiano e così siamo entrati in contatto con questo mondo. Il rapporto poi è andato avanti ed abbiamo iniziato a realizzare iniziative su questo tema. Abbiamo organizzato un incontro in cui tre richiedenti asilo raccontavano la loro storia”.
“Da qui – prosegue Bracciali – i contatti personali sono andati avanti, anche dopo che queste persone, dal centro della Croce Rossa, sono state trasferite in altre strutture. Infatti, i richiedenti asilo, devono rimanere in attesa del giudizio della commissione che valuta la loro pratica e i tempi, purtroppo, sono molto lunghi perché queste commissioni non sono abbastanza. Si parla di un paio d’anni. Nel frattempo, queste persone non possono fare niente. Le strutture che li ospitano sono spesso private e, va detto, improvvisate. C’è una convenzione che queste realtà stipulano con la Prefettura ed abbiamo voluto verificare se tutte le strutture rispettavano i requisiti richiesti. Le domande del questionario riguardavano la pulizia, il cambio della biancheria, la qualità del cibo fornito, vestiti e scarpe, la dotazione dei prodotti d’igiene, il suporto medico, legale e psicologico, la possibilità di frequentare corsi d’italiano, l’erogazione del ‘poket money’ da 2,5 euro al giorno e altro ancora. Tutte cose di cui queste persone avrebbero diritto”.
Da questa indagine, sono emerse alcune eccellenze ma anche diverse criticità. Posta a 100 la perfetta corrispondenza con quanto richiesto dalla convenzione attualmente in essere, e che ad anno nuovo verrà modificata, si registra una media che si aggira intorno al 42,8%. Solo il 13,5% degli intervistati, come spiega sempre Bracciali, giudica la propria situazione più che sufficiente mentre più del 50% valuta la gestione della propria struttura in maniera negativa:  “Nei centri più grandi, c’è un’operatore che si occupa di fare la spesa. In altre realtà, i soldi vengono dati direttamente agli ospiti  ma non sono abbastanza e non permettono una dieta adeguata. Inoltre, in alcuni casi, ci segnalano che le lenzuola vengono cambiate solo una volta al mese e che le pulizie in pratica sono a carico degli ospiti. Situazioni che, in una struttura che si autogestisce, vanno ancora bene. Ma dove tutte le strutture sono davvero carenti è nel sostegno psicologico e legale. Se c’è una cosa importante per queste persone è imparare la lingua ed avere un supporto per compilare la domanda di richiesta d’asilo correttamente. Questi supporti sono molto scarsi. I corsi d’italiano a volte ci sono ma non rilasciano attestati e questo è un problema. Per quanto riguarda l’avvocato, molti l’hanno visto una sola volta e in gruppo. È pratica comune, poi, chiedere agli ospiti di effettuare lavori ‘volontari’ come manutenzione, imbiancatura e giardinaggio. In due casi abbiamo riscontrato pagamenti in nero e molto in ritardo”.
“Va anche detto – prosegue Bracciali nell’analisi – che ci sono alcune realtà che lavorano molto bene ma attualmente tutte le strutture sono sovraffollate ed anche dove fino a prima si stava bene, adesso ci sono dei problemi”. 
Che fare quindi? “Una cosa che ci sentiamo di chiedere alla Prefettura – conclude Bracciali – è di aumentare i controlli che finora sono stati scarsi, anche per carenza di mezzi. Non si può più parlare di emergenza: la situazione ormai è stabile e continuerà ad essere così ancora per molto tempo. Sappiamo che a gennaio sarà realizzata una nuova convenzione per queste strutture. L’auspicio è che questa situazione possa essere gestita in maniera migliore e non continuando a cercare strtutture disperatamente. Speriamo anche che questa situazione possa essere interamente gestita dal pubblico perché solo così si possono grantire degli standard qualitativi adeguati”.
A chi gli chiede se non teme ripercussioni negative per questa indagine, il rappresentante delle due associazioni risponde così: “Siamo consapevoli che molti, anche tra i rappresentanti politici, stanno cavalcando l’onda del malcontento del Paese perché ci sono anche molti italiani in difficoltà che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Sui famosi 35 euro, ad esempio, ne sono state dette di tutti i colori. Sappiamo che questo tipo di campagna paga. Ma il messaggio che vogliamo far passare con l’assemblea di domani sera è che non può esserci una guerra tra poveri. Italiani o stranieri hanno la stessa dignità.  Anche dove vengono dati i servizi peggiori si incassano comunque i 35 euro a migrante. C’è quindi chi specula su questa situazione e ci guadagna. La nostra speranza è che possa nascere un coordinamento tra varie associazioni, istituzioni e cittadini, che continui ad occuparsi di questi temi, che segnali le criticità e che continui a fare corretta informazione su questo tema così delicato”.

Luca Dal Poggetto