Distruzione delle Apuane tra le 8 emergenze italiane

13 ottobre 2017 | 12:33
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Distruzione delle Apuane tra le 8 emergenze italiane

Il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali che si occupa di censire le emergenze ambientali causate prevalentemente dall’attività umana, e che ogni anno fa un censimento del suolo italiano aggiornando un’Atlante prodotto proprio dai ricercatori del Centro, per l’edizione 2017 ha inserito tra le emergenze toscane anche la distruzione delle Alpi Apune causata dall’estrazione del marmo.

Una questione annosa, che però fino ad ora non era mai stata affrontata da enti di livello nazionale deputati a monitorare la situazione ambientale. L’attività estrattiva che va avanti da secoli, secondo il Centro sta compromettendo in modo irreversibile le Alpi Apuane. I ricercatori utilizzano come fonte le segnalazioni che arrivano da cittadini e gruppi di cittadini come comitati o associazioni più in generale in qualunque forma partecipata. Infatti si parla di una mappatura partecipata le segnalazioni vengono poi validate dalll’equipe scientifica della Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali.
In Toscana altre emergenze ambientali definite dal Centro conflitti ambientali sono: ampliamento aeroporto “Amerigo Vespucci” Peretola, Il nodo ferroviario alta velocità di Firenze, impianti geotermici Enel sul Monte Amiata, inceneritore di Firenze, produzione industriale della Solvay in Val di Cecina, rigassificatore Gnl di Livorno, stabilimento siderurgico della Lucchini a Piombino.
Emergenze ambientali infatti sta a significare attività umane che confliggono con la preservazione e la tutela ambientale. Gli ambiti in cui interviene il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali sono vari: energia nucleare, estrazione mineraria e cave, gestione dei rifiuti, biomasse e conflitti legali alla terra, energia (fossile, rinnovabile e giustizia climatica), gestione dell’acqua, Infrastrutture/cementificazone, turismo, conflitti legati alla conservazione della biodiversità, industria/Manifattura/installazioni militari.

Storia
L’estrazione del marmo nelle Alpi Apuane va avanti da secoli: nella zona di Carrara l’attività risale ai tempi degli antichi romani per il Marmo statuario ma anche sul fronte interno delle Alpi apunae è attiva da secoli l’attività estrattiva per l’edilizia come nel caso della cave di Vagli. A fine ‘800 l’attività estrattiva si è intensificata, a partire dagli anni ’90 del ‘900 il territorio delle Alpi Apuane è diventato appetibile per le multinazionali del settore del marmo. Dal punto di vista ambientale l’aumento dell’estrazione, misto all’utilizzo di nuove tecniche, ha avuto un impatto devastante: distruzione di interi crinali montani, instabilità idrogeologica con l’aumento delle alluvioni e l’inquinamento delle acque a causa della presenza della marmettola (polvere derivata dal taglio del marmo) e della presenza di idrocarburi usati per i macchinari. Nel 2009 nasce il comitato Salviamo le Apuane, un movimento online con una proposta di un’economia alternativa. Tra l’aprile 2010 e il giugno 2015, in parallelo con il percorso di approvazione del nuovo piano paesaggistico della Regione Toscana del 2014, che inizialmente prevedeva la chiusura delle cave nelle zone interne al parco, il movimento in difesa delle Apuane si è rafforzato e ha portato alla nascita del Coordinamento Apuano che ha raccolto oltre 100mila firme con una petizione online. Dall’altra parte, le imprese coinvolte nel settore estrattivo e le persone favorevoli all’economia del marmo, costituiscono un comitato di contrapposizione chiamato Salviamo le cave e i cavatori. Dopo un lungo iter, il piano paesaggistico viene approvato il 27 marzo del 2015. Ma oggi la distruzione continua.

Impatti ambientali e sulla salute
Gli impatti causati dall’estrazione del marmo sono molteplici. Dal punto di vista ambientale si ha: perdita di biodiversità, inondazioni, danni alle produzioni agricole, degradazione paesaggistica, inquinamento acustico, contaminazione dei suoli, contaminazione delle acque e delle falde acquifere, riduzione dei bacini idrici, impatti sul sistema idrogeologico, perdita di aree verdi, inquinamento atmosferico. Non solo, i dati sugli infortuni sul lavoro sono impressionanti: nelle cave di Carrara sono 1258 gli infortuni dal 2005 ad oggi, con una media di un infortunio ogni due giorni.

Soluzioni

La linea tracciata dal coordinamento Apuano vede la chiusura di tutte le cave e la successiva conversione economica del territorio, creando posti di lavoro nel settore del turismo e dell’enogastronomia. Salviamo le Apuane ha creato un progetto chiamato Pipseaa (Piano programma di sviluppo economico alternativo per le Alpi Apuane). Il progetto divide l’area in tre categorie (più devastate, mediamente devastate e non devastate) e per ognuna vengono ipotizzati vari interventi. Il Coordinamento Apuano, nonostante la crisi dell’industria del marmo, non è ancora riuscito a vincere la propria battaglia: le problematiche ambientali continuano ad esistere.