
Nelle pieghe della legge sulle fusioni dei comuni, per la Garfagnana c’è un tesoro potenziale da oltre 100 milioni di euro. Numeri e cifre ragguardevoli che mettono a dura prova gli stretti sentimenti identitari di ogni singolo comune e comunque un argomento sul quale nel dibattito raramente si pone l’attenzione.
Quello della prossima fusione tra San Romano, Pieve Fosciana e Fosciandora nel comune unico di Appennino in Garfagnana infatti è un dibattito che di giorno in giorno si fa sempre più serrato in vista del referendum, ma che con molta probabilità nei prossimi anni potrebbe coinvolgere molti comuni della zona. Al momento la questione è stata affrontata sul piano politico e identitario, ma poco dal punto di vista strettamente economico. Il valore di una fusione, la ‘dote’ che Stato e Regione offrono a chi si unisce, però è alto, in grado di cambiare gli assetti economici di un territorio sopratutto se piccolo, sulla base delle leggi attualmente vigenti sia in regione Toscana che a livello nazionale. Il valore di una fusione è infatti individuabile indicativamente in due parametri ovvero la premialità che assegna le Regione Toscana che vale circa 250mila euro l’anno per cinque anni per ogni comune che si fonde e quello che invece eroga lo Stato andando praticamente a potenziare i trasferimenti statali su base demografica che è stimabile tra i 113 e i 200 euro annui ad abitante per cinque anni o se si preferisce con una formula più complicata circa il 20 per cento dei trasferimenti che lo Stato garantiva nel 2010 ai comuni. Facile capire che si tratta di una cifra importante, in grado di cambiare l’economia pubblica di un territorio in modo significativo, rimettendo la macchina municipale in condizione di erogare servizi che negli ultimi anni, soprattuto dopo la crisi, con la progressiva riduzione dei soldi che ogni anno vengono trasferiti dallo Stato ai municipi si sono assottigliati. Si tratta di soldi che vengono prelevati ai cittadini dagli enti locali attraverso tassazioni, inviati all’amministrazione centrale di Roma che poi li ritrasferisce ai singoli comuni trattenendone alle volte una parte. Nel caso della fusione tra Pieve Foscana, Foscandora e San Romano che porterebbe alla nascita di un comune da 4445 abitanti, Appennino in Garfagnana (secondo i dati Istat al primo gennaio 2017), si tratterebbe di un tesoretto da circa 6 milioni e 250mila euro in cinque anni, un milione e 250mila euro l’anno. Il conto è presto fatto: la Regione per ogni comune che si fonde assegna una premialità di 250mila euro per cinque anni, mentre lo Stato centrale garantisce un benefici quantificabile in circa 113 euro a cittadino del nuovo comune ogni anno per cinque anni, nella peggiore delle ipotesi. Una serie di trasferimenti incrementati poi anche da sgravi che la Regione Toscana applica ai comuni che si fondono. A conti fatti, quindi, fondersi potrebbe essere un buon affare per le comunità della Garfagnana ma non è tutto. Se il meccanismo di fusione continuasse, spingendolo al paradosso di un Comune unico della Garfagnana, questo vorrebbe dire poter contare su un tesoretto valutabile in una progressione aritmetica nei prossimi 10 anni in circa 30milioni di euro a disposizione di una comunità di appena 27300 abitanti. Ma questa è la soluzione più semplice prevedendo che le fusione avvengano dopo quella che andrà a referendum tra alcune settimane, tutte in una volta. Se invece i comuni intraprendessero il processo di fusione in modo progressivo, questa cifra diventerebbe praticamente un prodotto algebrico, fino alla nascita di un comune unico e questo potrebbe significare nel corso del tempo, ovvero in più di 10 anni, far arrivare sulla Garfagnana tra i 100 e i 250 milioni di euro ovvero circa 300 euro l’anno per ogni cittadino.
Un conto assai vantaggioso in termini economici se si pensa che con le attuali leggi e le attuali risorse economiche del territori un Comune non potrebbe mai arrivare ad avere una quantità di risorse superiore a quelle che per il quinquennio successivo alla fusione le premialità di Stato e Regione possono garantire.
Una legge che quindi per i territori periferici può rappresentare una dote verso un processo di razionalizzazione e centralizzazione rimettendo in circolazione sul territorio una quantità di denaro non indifferente, che poi in una logica economica potrebbe essere un valido supporto alla ripresa economica. Infatti, secondo alcuni più che discutere dell’opportunità o meno di fondersi sarebbe più produttivo discutere di come amministrare questo potenziale tesoretto. Inoltre la nascita di comunità demograficamente più significative potrebbe cambiare in altre sedi il peso politico della Garfagnana.