Opposizione Fosciandora: No a fusione, Angelini sbaglia

Il gruppo consiliare di minoranza Alternativa e Costituzione per Fosciandora inizierà nei prossimi giorni una serie di incontri per promuovere le ragioni del no al referendum in programma per il 29 ottobre prossimo sulla proposta di fusione tra i Comuni di Fosciandora, San Romano e Pieve Fosciana. “Intendiamo innanzitutto chiarire alle popolazioni interessate che il percorso di fusione non è affatto automatico o scontato”, tengono a sottolineare immediatamente.
“Il referendum – prosegue il gruppo consiliare – non è un semplice passaggio burocratico. Al contrario è uno strumento importante per impedire una fusione che riteniamo sbagliata e improvvisata, per motivi che abbiamo già evidenziato in consiglio comunale e in alcuni incontri pubblici cui abbiamo partecipato; motivi che illustreremo nuovamente nelle prossime settimane, unitamente alle altre forze e movimenti, come il Comitato per l’attuazione della Costituzione della Valle del Serchio, che vorranno combattere questa sfida democratica. Il risultato non è deciso in partenza ed il no alla fusione può vincere”. Il gruppo consiliare fa poi riferimento a una posizione espressa ieri da sindaco di Pieve Fosciana, Francesco Angelini: “Dobbiamo dire che ci hanno un po’ sorpreso e sconcertato alcune dichiarazioni apparse su organi di stampa (leggi) da parte del sindaco Angelini; questi sembra sostenere che ‘il Comune sarà unico ma rimarranno le tre municipalità, ciascuna delle quali ospiterà un assessore. Inoltre in ogni frazione, verrà nominato un referente che farà da portavoce delle istanze di ogni territorio con l’amministrazione comunale’. C’è qualcosa che non ci torna – spiega Alternativa e Costituzione per Fosciandora – in questo ragionamento. Il sistema generalmente adottato per garantire il mantenimento delle municipalità è quello dell’istituzione dei municipi nei territori dei Comuni soppressi, con l’elezione (evidenziamo elezione, sulla base anche di più liste) di un pro-sindaco e due consiglieri. Per cui, nella malaugurata ipotesi che dovesse essere confermata la fusione, ci auguriamo almeno che venga istituzionalizzata nello statuto comunale la creazione dei municipi, i cui componenti eletti servirebbero da collegamento tra i territori e il nuovo Comune avendo diritto a ricevere, per la consultazione preventiva e per un eventuale parere non vincolante, tutte le delibere di giunta e consiglio che abbiano attinenza con il territorio del municipio; dovranno avere diritto di intervento, ma chiaramente non di voto, nel consiglio comunale. Tale possibilità era prevista nella vecchia legge 142 del 1990, confermata nella legge Delrio. Il sindaco Angelini però parla del fatto che ciascuna municipalità avrà un assessore; non è proprio la stessa cosa oppure si è spiegato male. Secondo noi gli assessori hanno compiti diversi e devono agire nella unitarietà del territorio per le deleghe ricevute dal sindaco; inoltre gli assessori sono nominati dal sindaco e rispondono a esso per le deleghe ricevute. I concetti di nomina e di elezione sono molto distanti. Una cosa è istituzionalizzare l’elezione di rappresentanti dei territori componenti la municipalità; diverso è promettere un presidio politico sui Comuni soppressi in base ad una eventuale nomina del sindaco e delle forze che lo sostengono; anche perché i sindaci cambiano. A tale proposito – conclude il gruppo di minoranza – nella malaugurata ipotesi che la fusione vada in porto, perché non ambire nelle eventuali elezioni di primavera a scalzare il Pd e la sua area dalla guida del futuro Comune di Appennino in Garfagnana, magari da parte di una lista di sinistra?”