Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni

26 agosto 2017 | 17:11
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Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni
Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni
Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni
Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni
Sul Sagro sventola la bandiera Anpi, portata da Zeni

Una scalata sul Monte Sagro con la bandiera dell’Anpi e una pergamena con su scritto un famoso testo di Pietro Calamandrei: questa è stata l’iniziativa di oggi (sabato 26 agosto) delle sezioni Anpi di Borgo San Lorenzo e Barberino di Mugello a seguito del gesto di un professore di Carrara, Manfredo Bianchi.

L’Anpi, con questa scalata simbolica ha voluto esprimere la propria vicinanza alla popolazione di quelle zone, ai sopravvissuti di quelle stragi che ancora ricordano con orrore quei giorni. A portare la bandiera dell’Anpi è stato Saverio Zeni, escursionista e conoscitore delle Apuane nonché editore di OKMugello.it.
Il gruppo è salito sul Monte Sagro lasciando un gagliardetto della sezione Anpi di Borgo San Lorenzo, gagliardetto che verrà poi ritirato in una ideale staffetta dai membri della sezione Anpi di Casola-Fivizzano, domani (domenica 27 agosto), quando questi faranno lo stesso percorso per commemorare a loro volta le vittime dell’eccidio di Vinca.
Questo il testo stampato sulla pergamena, riadattato da Epigrafe a Kesselring di Pietro Calamandrei:

L’hai avuta, camerata

la foto al monumento
che costruimmo noi italiani
ma con che pietra si costruì
a deciderlo toccò a noi.

Non coi sassi affumicati
degl’inermi borghi come Vinca, straziati
dallo sterminio nazi-fascista
non colla terra dei cimiteri
dove anziani, donne e bambini
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle Alpi Apuane
non colla primavera di queste valli
non con il calore del sole
che ti guardò salire sul Monte Sagro.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con il marmo di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
che tu hai voluto rappresentare.

Su questo Monte se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Storia dell’eccidio di Vinca. I soldati dell’Aufklärungs-Abteilung 16 arrivarono al paese di Vinca nella prima mattinata del 24 agosto, salendo da Monzone, mentre altre colonne accerchiarono la zona dalle valli sul versante della Garfagnana e da quello di Carrara. Una volta bloccato l’accesso al villaggio, i nazifascisti iniziarono a uccidere gli abitanti rimasti (quasi tutti vecchi ed invalidi poiché chi poteva era fuggito nei boschi) e a saccheggiare e bruciare le case. Un centinaio di brigatisti neri di Carrara guidarono le Ss lungo i sentieri nei boschi limitrofi per trovare la popolazione civile, che vi si era rifugiata all’arrivo dei convogli. Il giorno seguente, molti degli abitanti che erano riusciti a rifugiarsi altrove tornarono in paese per cercare cibo, seppellire i morti e salvare quanto potevano dalle case in fiamme. Vennero colti di sorpresa dall’improvviso ritorno dei nazifascisti, che fecero ancora più vittime del giorno precedente ed estesero il rastrellamento a tutte le zone vicine. Le vittime accertate furono 173: molti cadaveri vennero rinvenuti nudi, decapitati o impalati, compreso un feto strappato al ventre della madre uccisa. Alcune testimonianze riportarono che gli aguzzini avevano un organetto che facevano suonare mentre uccidevano passando di casa in casa, dettaglio questo comune ad altre stragi perpetrate in zona.