
La montagna dell’appennino Toscoemiliano fu terra di stragi naziste e di scontri violenti tra partigiani e truppe di occupazione dopo l’8 settembre 1943, in particolare durante l’ultimo tentativo delle truppe tedesche di trincerarsi prima della ritirata dell’autunno ’44.
Proprio nei giorni in cui al Piglionico sarà ricordato il sacrificio dei partigiani del gruppo Valanga, ad alcune decine di chilometri si ricorderà un’altra strage nazifascista quella di Vinca. Saverio Zeni si è sentito in dovere di rimarcare quelli che furono i fatti storici con una marcia simbolica in montagna che passerà anche dalla provincia di Lucca, visti gli avvenimenti che hanno portato il monte Sagro in provincia di Massa Carrara con i morti di Vinca alla ribalta della cronache nazionali.
Passerà da Carrara, arriverà fino a Campo Cecina e da lì salirà sul Monte Sagro, cima che domina dall’alto il paese di Vinca, nel comune di Fivizzano.
Sarà una specie di escursione della memoria quella che compierà sabato prossimo, 26 agosto, Saverio Zeni, giornalista di Borgo San Lorenzo incaricato dall’Anpi della sua città di issare sulla vetta del monte la bandiera dei partigiani, “Per commemorare le vittime della strage nazista di Vinca” – spiega lui stesso – “E per lasciare sul posto un testo di Piero Calamandrei, Ode a Kesselring, rivisto per l’occasione”.
Una risposta allo sfoggio di simboli fascisti messo in scena, pochi giorni fa, nello stesso luogo, da Manfredo Bianchi, insegnante di un istituto tecnico di Carrara, nonché attivista di Fratelli d’Italia. Bianchi aveva portato fin lassù e sventolato la bandiera della Repubblica sociale, postando poi la foto sulla sua pagina facebook dove, tra l’altro, l’immagine del profilo ritrae un uomo di spalle, non si capisce se sia un’altra persona o egli stesso, intento a fare il saluto romano. Un comportamento che ha suscitato forti polemiche, considerato che a Vinca, tra il 24 e il 27 agosto del 1944, i nazifascisti trucidarono 173 persone, in prevalenza donne e bambini.
“Per questo – osserva Zeni – il gesto di Bianchi non ha nulla a che vedere con l’esercizio della libertà di opinione, come invece ha dichiarato lui stesso a un quotidiano. Si tratta di apologia di fascismo, un reato che va perseguito. Inoltre, è bene ricordare che quelle di Vinca sono tutte vittime dei nazifascisti, in particolare delle brigate nere, squadracce composte da fascisti di Massa e di Carrara che, conoscendo perfettamente la zona, accompagnarono i tedeschi sul posto, aiutandoli a scovare e a uccidere perfino coloro che si erano nascosti nelle grotte”. Una simile a quella di una ricostruzione storica fatta anche per la strage di Sant’Anna di Stazzema commemorata poche settimane fa.
“A Bianchi” – prosegue Zeni – consiglierei di andare in quel luogo, leggere i nomi delle 173 vittime e domandarsi se tra questi morti ci fossero dei miei cari, che parole avrei per coloro che li hanno uccisi?”.
C’è però chi difende il professore. Secondo il coordinatore di Alleanza Nazionale di Carrara, Bianchi è stato messo sotto accusa per una “goliardata”, tesi che Zeni respinge decisamente: “Non mi pare proprio che si tratti di una cosa del genere. Però, se di questo si fosse trattato, mi domando: è possibile inscenare una goliardata sulle vittime di una strage?”
L’iniziativa di sabato, comunque non è contro Bianchi, precisa il promotore, ma persegue un obiettivo più ampio: “Dato che stiamo vivendo un periodo buio, caratterizzato, tra l’altro, anche da un diffuso razzismo verso i migranti, è bene risvegliare la coscienza civile di ognuno e testimoniare in maniera sempre più decisa i valori che sono alla base della nostra democrazia, nata dalla lotta di liberazione”. Zeni, quindi, lancia un invito rivolto a tutti gli escursionisti: “chiedo loro di lasciare un segno a favore della memoria della Resistenza, ogni volta che si troveranno sulla cima di una montagna”.
Massimiliano Piagentini