Gallicano, oggi la cittadinanza onoraria a Ines Figini

27 luglio 2017 | 10:28
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Gallicano, oggi la cittadinanza onoraria a Ines Figini

Per non dimenticare mai, ma soprattutto per omaggiare una donna straordinaria, l’amministrazione comunale di Gallicano oggi (27 luglio) durante il consiglio comunale, conferirà la cittadinanza onoraria a Ines Figini dedicandole un particolare pensiero di gratitudine e riconoscenza da parte di tutta quanta la comunità, soprattutto i giovani, per la testimonianza di umanità e dignità che ha regalato mentre condivideva con noi la sua esperienza della deportazione nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau, per avere difeso nel 1944 alcuni colleghi della Tintoria Comense che attraverso la proclamazione di uno sciopero cercavano di far valere i loro diritti di lavoratori e liberi cittadini.

“Deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau nel marzo del ’44 per aver preso le difese di alcuni lavoratori della fabbrica dove lavorava – si legge da una nota del Comune – ancora oggi rende testimonianza della sua tragica e dolorosa esperienza con dignità e coraggio, perché la memoria storica di quei fatti venga compresa e custodita dalle generazioni future. Quella di Ines Figini è la storia di una persona cui il lager non ha rubato l’anima e ha ripreso a vivere, di una persona che ha saputo resistere e perdonare: infatti, se l’obiettivo dei carnefici era lo sviluppo dell’odio, ebbene, non hanno vinto”.
Ines è una donna sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. Ha atteso, come molti superstiti, oltre cinquant’anni per parlare della sua storia in pubblico e lo ha fatto con numerosi incontri e un libro (Tanto tu torni sempre. Ines Figini, la vita oltre il lager, Melampo, 2012). Ines s’è fatta testimone di una vicenda terribile, diffondendo nelle scuole e nelle comunità della provincia di Como e della Lombardia, arrivando fino da noi a Gallicano incontrando la nostra comunità e parlando ai nostri ragazzi, la memoria delle vittime del totalitarismo e il valore dell’umana resistenza e della civile solidarietà. Ines è legata a Gallicano da relazioni di affetto e parentela, grazie ai quali abbiamo avuto l’onore di conoscerla e passarci diversi giorni insieme, facendole conoscere la nostra terra e accoglierla con gran calore e gratitudine per la sua presenza e testimonianza. Nata a Como nel 1922 e cresciuta in città, nel 1944 viveva la sua vita di ragazza tra lavoro in fabbrica, famiglia e sport. Lavorava alla Tintoria Comense di Como: il 6 marzo ci fu uno sciopero dei lavoratori. Vennero fermate sette persone di fronte a tutti gli altri operai: Ines difese strenuamente i propri colleghi di lavoro e disse che il castigo, se doveva essere, era per tutti. Ines non sapeva chi avesse organizzato la protesta, agì per impeto a protezione di persone che conosceva. Nessun’altro si espose. Nonostante le rassicurazioni del questore, che nessuno avrebbe subito nulla se il lavoro fosse ripreso, Ines, né ebrea né partigiana, venne arrestata la notte stessa e deportata con gli altri sette. Passò dai lager di Mauthausen, Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück e infine in un ospedale militare. Trascorse un anno e mezzo prima del rientro in patria.
La sua è la storia di una persona, ma è anche storia di fabbriche e di una città, Como, punto strategico per le forze nazifasciste. È storia di treni che partivano per mete ignote e di luoghi in cui l’umanità si divideva tra vittime e carnefici ed era negata. Ma è anche la storia di una persona cui il lager non ha rubato l’anima e che ha ripreso a vivere. E ogni anno, fino a quando le è stato fisicamente possibile, tornava là dov’era stata reclusa. Ricorda tutto, ma nonostante ciò ha perdonato e ha la forza di sostenere che stimolare odio e vendetta è qualcosa che rende l’essere umano infelice, triste, cupo. Lo sviluppo dell’odio era l’obiettivo dei carnefici. Con Ines non hanno vinto.