
Nel Mediterraneo esistono rotte migratorie che vedono milioni di migranti e rifugiati tentare, spesso a bordo di imbarcazioni di fortuna, la traversata tra l’Africa, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e l’Europa, per cercare di raggiungere in sicurezza le coste europee. Si tratta di rotte molto pericolose, che ogni anno provocano morti e dispersi in mare. Per ridurre questi drammatici numeri intervengono le ONG tramite operazioni di soccorso che hanno lo scopo di recuperare in mare le persone che cercano di raggiungere il Vecchio Continente, fornendo loro assistenza e protezione. Sono tante le navi ONG nel Mediterraneo, come quelle di medicisenzafrontiere.it, che operano nel pieno rispetto del diritto marittimo internazionale, delle leggi internazionali e dei principi umanitari per fornire assistenza medica, cure e supporto psicologico a chi viene soccorso.
Come funzionano le operazioni di soccorso in mare
Le operazioni di soccorso in mare sono coordinate dal MRCC (Maritime rescue coordination centre) e, in Italia, sono gestite dal Comando generale della Guardia costiera. Sia quando sono le navi ONG sul posto a individuare imbarcazioni che possono trovarsi in difficoltà, sia quando è l’MRCC a lanciare l’allerta, per poter intervenire è necessario il via libera del centro di coordinamento, che definisce come e quando intervenire e in quale porto sicuro devono essere sbarcate le persone soccorse, sempre in coordinamento con le autorità competenti. Le ONG devono prima di tutto valutare il numero di persone a bordo e le loro condizioni, oltre a quelle della barca su cui viaggiano. Dopo di che, devono distribuire giubbotti di salvataggio, in modo da garantire la sicurezza durante le operazioni e fornire acqua e cibo. Tutti i migranti vengono poi spostati sulla nave ONG, dove ricevono ulteriori cure e assistenza: il personale medico presta le prime cure ai migranti feriti, alle donne incinta e a tutte le persone che si trovano in stato di emergenza sanitaria. In caso di feriti gravi, è possibile organizzare un’evacuazione medica via elicottero o motoscafo, sempre in coordinamento con MRCC. Molte ONG, come ad esempio Medici Senza Frontiere, durante questo soccorso in mare, garantiscono anche un primo supporto psicologico. Dopo il salvataggio, le autorità marittime indicano il porto sicuro a cui approdare, per il successivo trasferimento dei migranti a strutture di accoglienza.
Le principali sfide delle operazioni di soccorso in mare
Tra le principali sfide che le operazioni di soccorso in mare da parte delle ONG devono affrontare ci sono le politiche italiane ed europee in materia di soccorso nel Mediterraneo che rendono estremamente complessi gli interventi: tra sanzioni, blocchi amministrativi e assegnazione di porti di sbarco lontani dalle zone di soccorso, non solo si ritarda pericolosamente il trasferimento dei naufraghi in un luogo sicuro e si impedisce alla nave di continuare rapidamente le operazioni di soccorso, ma aumenta anche il rischio di morti e crolla il livello di protezione dei diritti umani e della sicurezza dei migranti in mare. Altra difficoltà risiede nel coordinarsi con le autorità competenti, che spesso ostacolano le operazioni di soccorso o le ritardano a causa di conflitti giurisdizionali e divergenze di opinioni tra paesi: questo avviene, ad esempio, tramite il rifiuto di accesso ai porti che costringe le imbarcazioni ONG a restare per giorni o settimane in mare con i migranti a bordo, in attesa di autorizzazione. A questo si aggiungono le condizioni meteo avverse, che spesso rendono la navigazione nel Mediterraneo pericolosa e le risorse finanziarie e logistiche limitate da parte delle ONG, compresa la capacità di trovare personale qualificato da avere a bordo durante le operazioni di soccorso in mare. Una situazione che necessita di immediata risoluzione per poter salvare sempre più vite nel Mediterraneo.