Protocollo di Confindustria contro la violenza di genere sui luoghi di lavoro, otto le aziende lucchesi aderenti
Ok da Cromology, Essity, Essity Pld, Kedrion, Lucart, Sofidel, SoGeSi e Wepa. Ma l’obiettivo resta quello di superare i confini lucchesi
Ha già compiuto un importante percorso il Protocollo a sostegno delle vittime di violenza di genere nei luoghi di lavoro sottoscritto l’8 marzo 2024 a Lucca, a Palazzo Bernardini, fra Filctem Cgil della provincia di Lucca, Femca Cisl Toscananord, Uiltec Uil Toscananord, Confindustria Toscana Nord e la Consigliera di parità della Provincia di Lucca: oggi, a un anno dal suo varo, sono 8 le aziende lucchesi che vi hanno aderito.
Aziende, peraltro, fra le più grandi del territorio, che da sole impiegano 4.000 persone: si tratta di Cromology Italia, Essity Italy, Essity Pld Italy, Kedrion, Lucart, Sofidel, SoGeSi e Wepa Italia.
La ricorrenza è stata l’occasione per fare il punto sull’efficacia del protocollo e sulle sue potenzialità di sviluppo. Il suo scopo è la promozione, attraverso la contrattazione di secondo livello, di azioni di sensibilizzazione, informazione, prevenzione e tutela sul tema della violenza di genere; qualora nonostante il lavoro preventivo si verificassero casi del genere, è prevista anche l’attivazione di un sistema integrato di misure che garantiscano protezione e sostegno efficaci nei confronti delle donne vittime di molestia e violenza.
Le prime interessate al protocollo sono le imprese dei settori di riferimento delle sigle sindacali che lo hanno sottoscritto, quindi plastica, gomma, chimica-farmaceutica, moda, ceramica, vetri, energia e utilities, settori tutti molto presenti anche fra le associate di Confindustria Toscana Nord. Il protocollo è comunque “aperto” a chiunque voglia farlo proprio: anche in occasione del primo anniversario del protocollo è stato ribadito l’auspicio che vi si possano riconoscere anche organizzazioni sindacali diverse da quelle che lo hanno promosso, oltre che aziende di altri settori e territori.
Il cuore del protocollo sono le azioni di prevenzione, già messe in atto dalle aziende aderenti: la diffusione della conoscenza degli strumenti già esistenti, e l’eventuale promozione di nuovi, che possono garantire una risposta adeguata a ogni forma di molestia e violenza; la creazione di un ambiente lavorativo che rispetti le pari opportunità e la trasparenza in termini retributivi e di crescita professionale; l’impegno a sviluppare nel territorio progetti condivisi per realizzare servizi, soluzioni e strumenti finalizzati a rispondere ai bisogni delle vittime di violenza di genere nell’ambiente di lavoro.
Il protocollo prevede misure anche per i casi in cui, nonostante la prevenzione, casi di violenza si dovessero verificare: da qui l’istituzione di momenti di “ascolto”, anche attraverso la definizione di un vero e proprio sportello dove poter riferire le dinamiche dei vari casi e monitorarne gli sviluppi; inoltre, l’introduzione di procedure che garantiscano un iter chiaro, rapido e riservato per promuovere denunce da parte delle vittime di molestia o violenza e il supporto nella segnalazione alle forze dell’ordine.
Ma la misura più innovativa è certamente l’introduzione fra le imprese aderenti di un sistema che garantisca alle vittime di violenza sul luogo di lavoro una proposta di reinserimento lavorativo in un’altra azienda, in modo che queste possano affrancarsi dal luogo teatro della violenza e denunciare liberamente l’accaduto, senza temere di perdere il proprio lavoro, e quindi la propria fonte di reddito.
La segreteria per la gestione dell’adesione dei vari soggetti è tenuta presso la sede di Lucca di Confindustria Toscana Nord ed è formata da un rappresentante delle imprese (Confindustria Toscana Nord) e da un rappresentante per sigla Provincia di sindacale (Filctem, Femca, Uiltec), con la collaborazione dello sportello della Consigliera di parità presso Lucca per l’ascolto delle esigenze individuali e il loro indirizzamento in sinergia con l’impresa e il sindacato.
“Lo sportello della consigliera di parità ha visto in questo ultimo anno una maggiore sensibilità anche da parte delle persone, vengono allo sportello anche solo per informarsi delle opportunità che hanno in azienda – spiega Katiuscia Maggini, consigliera di parità della Provincia di Lucca -. La consigliera di parità interviene per la discriminazione e non necessariamente per la persona. Questo aiuta perché le persone a questo punto sanno che, rivolgendosi alla consigliera, non necessariamente devono denunciare, ma semplicemente devono informare di una situazione aziendale, una situazione aziendale che molto spesso rientra attraverso un contatto diretto con l’azienda e l’accorgimento ragionevole messo in atto dall’azienda. Direi che questo protocollo rientra piano titolo in questo processo emancipatorio che ci impegniamo a fare le aziende del territorio. Devo anche dire che le aziende del territorio sono virtuose, mandano puntualmente i report, anche se sono obbligatori per gli aziende e sopra i 50 dipendenti. Molte lo fanno comunque spontaneamente, mandano i report degli occupati, delle fasce retributive, delle classificazioni del personale in modo che la consigliera possa inviare al ministero le conclusioni di fine anno e biennio. Quindi direi che sotto il profilo della consapevolezza questo protocollo che ha funzionato assieme agli altri strumenti che sono stati messi a disposizione dalle nuove normative sul codice delle pari opportunità“.
“Il fatto stesso che siamo qui oggi a parlare di un tema come questo, vuole dire che c’è ancora molto da fare – dichiara Fabrizio Moretti, responsabile delle relazioni industriali di Confindustria Toscana Nord -. Il fatto stesso che anche l’anno scorso abbiamo dovuto fare un protocollo su questo tema è indice evidentemente di una cultura che deve ancora prendere campo, non solo nell’azienda ma su tutto il tessuto sociale. Quindi è un passaggio importante, il protocollo aiuta, ma il problema culturale è ancora molto lontano dall’essere risolto. Il nostro obiettivo deve essere quello di allargare il protocollo anche oltre il territorio di Lucca, tra l’altro ci sono anche aziende che hanno aderito formalmente, ma anche molte aziende che hanno preferito mantenere un profilo più basso e già di per se portano a avanti iniziative senza un’adesione formale al protocollo, ma nei fatti ne condividono finalità e obiettivi. Comunque, noi continueremo con una compagna di sensibilizzazione, perché è un problema culturale. Speriamo sempre che la norma certifichi una cultura che ha preso piede, piuttosto che dover fare cultura attraverso protocolli, norme e quant’altro“.
“Un anno fa, prima del protocollo ricevevamo segnalazioni, con cadenza mensile e questo ci ha fatto maturare l’idea della necessità di strutturare uno strumento che fosse immediatamente praticabile ed efficace per combattere quello che è il ricatto occupazionale che impediva alle lavoratrici di poter denunciare liberamente questi fenomeni – precisa Franco Galeotti, Segretario Generale Filctem Cgil Lucca -. Noi rispetto a queste segnalazioni ci sentivamo impotenti. Invece oggi ci possiamo rivolgere alle lavoratrici perché attraverso la contrattazione di secondo livello abbiamo raccolto disponibilità di posti di lavoro alternativi e immediatamente disponibili, rispetto al luogo in cui eventualmente si sia consumata violenza. Siamo quindi in una condizione poter dire ad una lavoratrice, se hai subito violenza vieni da noi perché sei libera di denunciare. In quel posto di lavoro non ci lavorerei più ma ti possiamo offrire la possibilità di andare a lavorare in un’altra azienda. Peraltro una cosa particolare che ci tengo a sottolineare è che le aziende che hanno aderito sono state numericamente e qualitativamente anche superiori alle aspettative”.
“Le aziende che hanno aderito al protocollo sono parecchie e questo è già un motivo di enorme soddisfazione – ribadisce Giacomo Saisi rappresentante Uiltec Uil Toscana Nord -. È chiaro che vorremmo che non fosse mai utilizzato questo protocollo, perché vorrebbe dire che non c’è violenza sulle donne e specialmente che non c’è violenza sul posti di lavoro. Per arrivare a questo ci vuole un cambio di cultura nei posti di lavoro e nelle aziende. Dobbiamo formare e informare, ma non solo le donne, anche gli uomini, perché è una piaga sociale questa via che dobbiamo cercare di eliminare. Ci stiamo lavorando, non solo con Confindustria, anche come organizzazioni sindacali, inserendoci nella contrattazione di secondo livello, formando delle commissioni per le pari opportunità e inserendo ore di assemblea, dove poter parlare con i lavoratori. Il sindacato è impegnato a tutto tondo su questo tema, perché non vogliamo che venga eliminato. Questo protocollo è unico nel suo genere e cercheremo di espanderlo anche ad altri territori”.
Pur non potendo partecipare all’incontro di stamani (7 marzo) il segretario generale Femca Cisl Toscana Nord, Andrea Satti, ha mandato un intervento video: “Questo momento è importante per fare il punto sul protocollo contro la violenza di genere sui luoghi di lavoro, ma anche per ribadire l’importanza che ha avuto e che continuerà ad avere. Diverse aziende hanno già aderito. Nell’ambito della contrattazione di secondo livello, le aziende a cui lo abbiamo proposto hanno accettato di inserirlo negli accordi. La speranza è quella di continuare ad ampliare questa rete in continua crescita, anche per mettere a disposizione delle vittime di violenza sempre più posti di lavoro nei quali poter riparare qualora ve ne fosse la necessità. Ritengo altrettanto valido l’augurio che avevo espresso anche lo scorso anno, cioè la speranza di riuscire ad allargare questo protocollo anche ad altre federazioni ed altre categorie.”