Enel, anche i lavoratori della provincia di Lucca si preparano allo sciopero nazionale

La mobilitazione è stata indetta per venerdì (8 marzo): “Il servizio elettrico ormai viene deturpato, giorno dopo giorno”
Enel, anche i lavoratori della provincia di Lucca si preparano allo sciopero nazionale indetto per la giornata dell’8 marzo. Ad annunciarlo sono i segretari di Filctem Cgil, Umberto Faita, Flaei Cisl, Paolo Desolati, e Uiltec, Massimo Graziani
“Come negli altri territori si fa sentire la carenza di organico ed Enel non sta rispettando il piano di assunzioni che era stato concordato – spiegano -. I turni di reperibilità sono sempre più pesanti e il rischio è quello di ulteriori affidamenti a ditte esterne aumentando situazioni di precarietà e sicurezza, con minori investimenti sulla rete”.
A spiegare i motivi dello sciopero sono le segreterie nazionali.
“Lo sciopero dei lavoratori elettrici dell’Enel è l’atto di estrema responsabilità di coloro che sono preposti al buon funzionamento del servizio elettrico e ne vedono il depauperamento, giorno dopo giorno – spiegano i sindacati -. È lo sciopero causato dal cinismo interessato di un management che trascura le conseguenze di scelte gestionali con le quali, anno dopo anno, si stanno distruggendo la dimensione industriale e le competenze elettriche dell’impresa, volgendo l’attenzione esclusivamente agli aspetti finanziari. Non è lo sciopero per rivendicare aumenti salariali. Le lavoratrici e lavoratori elettrici sono preoccupati per la direzione che sta prendendo l’azienda. Enel deve essere la protagonista nel nostro Paese per la transizione energetica e digitale, l’elettrificazione dei consumi ed i progetti previsti, finanziati anche con il Pnrr, che avranno un enorme impatto sui suoi ricavi, se il Gruppo sarà capace di cogliere le sfide future tramite gli investimenti sugli asset e sulle persone. Purtroppo, però, quello che ci viene proposto è solo una mera razionalizzazione degli investimenti, una contrazione dei costi che avrà ripercussioni sugli standard di qualità e sicurezza e soprattutto sull’occupazione”.
“L’Enel è fortemente indebitata – proseguono -. Si è irresponsabilmente esposta all’estero per inseguire business impossibili e ora scarica sul servizio nazionale le contraddizioni delle sue scelte. Lo Stato, privatizzando l’ente nazionale, si riservò una quota significativa della proprietà aziendale, al punto di preservarsi la nomina dei vertici dell’impresa e di decidere le strategie della costituita spa, la quale, concessionaria dell’86% della rete elettrica nazionale, si presumeva – sbagliando – avesse interesse a garantire al Paese la sicurezza di un primario servizio pubblico essenziale. E invece no, ai governi che si sono succeduti nel tempo, sembra siano stati più interessati ai dividendi annuali di Enel (il 25% del totale) e quindi si preoccupano di verificare che questi restino più alti possibile. (Seppure non andrebbe dimenticato che è lo scambio delle azioni e non il dividendo a decretare i guadagni maggioritari di un titolo di borsa). Ma le azioni dell’Enel come sono andate negli oltre 20 anni di privatizzazione? È importante sapere che, nei mandati dei governi, agli Ad di Enel è sempre stato affidato un unico obiettivo: creare valore. Che è come dire: occupati prioritariamente di far crescere il titolo in borsa”.
“Quattro milioni e mezzo di italiani acquistarono azioni Enel al suo collocamento, ben presto dovettero rivenderlo. E oggi ha un valore inferiore a quello iniziale, ulteriormente abbattuto dall’inflazione degli ultimi quattro lustri passati. Ma con i dividendi non si mette in sicurezza il Paese, non si accendono le luci. L’opera di deindustrializzazione ha superato i limiti. Accade infatti che non si possono governare i costi delle materie prime energetiche decisi in ambiti internazionali, né si possono decidere quelli di trasporto, distribuzione e misura decisi da Arera – vanno avanti -. L’unico illusorio modo per contenere i costi è quello, infondato, di comprimere la presenza di personale interno. Che, si badi bene, nel suo complesso incide in maniera irrilevante rispetto al costo del kilowattora (solo l’8%). No, le ragioni di queste scelte sono altre: l’Enel ha deciso di abbandonare le attività elettriche, tutte. Gli investimenti per le fonti rinnovabili passano dai 5,5 miliardi a 2,9 miliardi di euro in tre anni (1 gigawatt di maggior potenza rispetto ai 70 che il nostro Paese dovrà raggiungere al 2030). Non c’è traccia di investimenti nel settore idroelettrico né sulla geotermia. La verità è che Enel non ha il coraggio di compiere le scelte necessarie per lo sviluppo del paese. Nessun piano industriale di sviluppo e creazione di valore, nessuna idea su come affrontare il superamento del fossile e la messa a terra delle nuove tecnologie green”.
“Solo operazioni per quadrare bilanci e produrre utili. Non può essere il mercato a dettare le strategie operative di Enel, ma la responsabile direzione di un grande player nazionale con la mission vera di erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini. Enel vive grazie ad una concessione ed ha costi riconosciuti per le attività regolate. Vive in sostanza grazie alle bollette degli italiani – concludono -. E anche per quella concessione, attraverso l’utilizzo sempre più spinto dell’appalto su attività altamente specializzate, sta mettendo a forte rischio la sicurezza del servizio e delle persone, lavoratori e cittadini. La concessione non parla di dividendi e nemmeno di creare valore. Pensare poi, che stando agli attuali provvedimenti normativi, l’Enel nel 2030 dovrà ridurre di oltre due terzi gli attuali affidamenti, e non intervenire per aggiornarli prendendo atto che la tecnologia e la digitalizzazione hanno profondamente cambiato il sistema è un grave errore a cui il Parlamento dovrebbe porvi rimedio. Pensare oggi allo spacchettamento della rete nazionale sarebbe come far compiere al Paese un salto indietro di più di mezzo secolo di storia. Non vogliamo insistere sugli errori storici che hanno improntato il Settore elettrico, vogliamo semplicemente rimarcare la validità delle argomentazioni a sostegno dello sciopero del personale Enel; uno sciopero che richiama le responsabilità della vigilanza, della politica, del governo e del parlamento che hanno deciso questo assetto e questo sistema. l lavoratori elettrici dell’Enel pagheranno di tasca loro questo appello dimostrando il loro attaccamento al ruolo e alla sicurezza energetica del Paese”.