Cavatore morte a Minucciano, Bindocci (Uil): “Prioritario garantire una rete capillare di controlli”

18 maggio 2023 | 12:57
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Cavatore morte a Minucciano, Bindocci (Uil): “Prioritario garantire una rete capillare di controlli”

Il segretario del sindacato: “La sicurezza non è solo fatalità, ma la conseguenza di scelte politiche”

“Un altro morto sul lavoro. La sicurezza non è solo fatalità, ma la conseguenza di scelte politiche”. Così il segretario Uil nord Toscana Massimiliano Bindocci dopo l’ultimo triste fatto di cronaca che ha visto perdere la vita a un operaio mentre stava lavorando in una cava a Minucciano.

“Sicuramente i temi più attuali nel mondo del lavoro sono: la questione salariale, che oggi vede i lavoratori dipendenti sempre più poveri, il precariato che rende il mondo del lavoro una moderna schiavitù con posti di lavoro sempre instabili che non offrono a chi lavora prospettive, e la questione delle pensioni che vede uscire le persone sempre più tardi e con sempre meno soldi – ricorda Bindocci -. Ma il tema principe e mai risolto resta la sicurezza, e registrare nella nostra provincia un morto sul lavoro in questi giorni è una tragedia immensa, che non può risolversi con i comunicati della politica, e delle organizzazioni sindacali, fino al prossimo incidente. Il sistema del decreto 81 che prevede il coinvolgimento delle maestranze con le Rls e le Rlsd e ha elaborato una serie di figure e ruoli articolati, non funziona adeguatamente”.

“Spesso la sicurezza nelle aziende è solo di carta, sono solo procedure e modelli da compilare e a un pericolo e una procedura ufficiale si affianca una procedura non scritta ‘per far prima’, che tutti conoscono. È una sicurezza più a discorsi che a fatti – prosegue Bindocci -.
Funziona decentemente solo in alcune grandi aziende, dove c’è anche il sindacato presente, ma non sempre, mentre nelle realtà piccole il sistema è decisamente fallimentare, le aziende fanno quello che vogliono e chi protesta viene messo ai margini. I lavoratori hanno sovente la paura di subire ritorsioni se segnalano problemi, c’è sempre il timore di perdere il posto, soprattutto per i precari, ma anche tra i fissi l’omertà prevale anche perché, dopo l’abolizione del vecchio articolo 18, in alcune aziende viene anche fatto capire che costa meno licenziare qualcuno che rispettare i costi della sicurezza. La frase ‘se non ti sta bene qualcosa quella è la porta’ é sempre attuale”.

“Il sindacato dove è presente interviene, ma ha un ruolo circoscritto, i singoli lavoratori non possono, anche quando hanno il ruolo di Rls, porre veti su scelte organizzative o imporre investimenti in sicurezza, e far intervenire la Asl è complicatissimo – dice ancora Bindocci -. Le aziende odiano gli infortuni perché costano e fanno cattiva pubblicità, ma cercano di aggirare il problema, trovando terreno fertile nell’inerzia e in diverse complicità. Ovviamente ci sono eccezioni virtuose, ma si tratta appunto di eccezioni. Pensare che si risolva il problema solo con l’informazione e la presa di coscienza, è ridicolo, sono elementi importantissimi, ma devono essere complementari ad un sistema di controlli efficace e diffuso. La Asl con il dipartimento che dovrebbe occuparsi di sicurezza, anche a Lucca di fatto non esiste, ha organici ridottissimi, la regione Toscana in questi anni ha tagliato tutto, riducendo il settore ai minimi termini”.

A Lucca non c’è nemmeno un numero da chiamare a cui sei sicuro che qualcuno risponda, riteniamo che debba esserci una modalità di richiesta di intervento immediato, diffusa e accessibile a tutti, che tuteli anche l’anonimato, o anche per avere consigli.
Gli interventi della Asl in azienda sono come le visite papali, più uniche che rare, i controlli per essere tempestivi e efficaci dovrebbero essere frequenti e spesso non programmati. Cosa manca? Mancano organici adeguati e distribuiti nel territorio e forse un po’ di buona volontà – conclude Bindocci -. Quindi riteniamo che gli infortuni non siano fatalità, ma che ci sia una responsabilità della politica che ha aumentato il precariato e ridotto il ruolo della Itl, e della politica regionale che ha operato tagli alla Asl proprio in materia sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo crea anche  un vantaggio alle imprese soprattutto a quelle che non rispettano le regole in materia, con vantaggio competitivo. Non occorre cercare molto lontano, se davvero vogliamo fermare questa strage, garantire una rete adeguata di controlli deve diventare la priorità e chi governa ai vari livelli, lo sa benissimo. Invece si continua a morire”.