Aziende nate e morte, dinamica piatta ai tempi del Covid

I dati dell’analisi realizzata per il 2020 dall’ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio di Lucca
Gli effetti della pandemia sul tessuto imprenditoriale lucchese nel 2020, come evidenzia l’analisi dei dati del Registro delle imprese elaborati dall’ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio di Lucca, si sono manifestati con un deciso rallentamento dei processi di natimortalità imprenditoriale. Una dinamica piatta, con poche imprese nate e cessate, sintomo di una diffusa incertezza sulla futura evoluzione della crisi pandemica ed economica, da monitorare attentamente nei prossimi mesi per verificarne l’evoluzione.
Le iscrizioni al Registro delle imprese, su livelli bassi già negli anni precedenti, hanno fatto segnare un ulteriore rallentamento fermandosi a quota 2040 nei dodici mesi (391 in meno rispetto alle 2mila 431 del 2019). Sorprende che le cessazioni (non d’ufficio) siano scese a quota mille 955, ben 390 in meno rispetto all’anno precedente; si può ipotizzare che tale dinamica sia stata condizionata dalla politica dei ristori, che ha aiutato le imprese a resistere, dalle prospettive di rilancio dell’economia legate al Recovery Plan, o da questioni di tipo amministrativo, relative cioè alle comunicazioni di chiusura pervenute al Registro delle Imprese negli ultimi giorni dell’anno e che saranno conteggiate nel primo trimestre 2021.
Le imprese attive in provincia a fine 2020 erano 36091, in diminuzione di 59 unità (meno 0,2 per cento) rispetto alle 36150 di un anno prima: gli effetti negativi della pandemia non emergono ancora dall’analisi della variazione dello stock delle imprese attive, segnalando che al momento la base imprenditoriale sembrerebbe aver tenuto.
Il comparto artigiano lucchese ha registrato un calo di 44 unità (meno 0,4 per cento) che ha portato a quota 11mila 68 le imprese artigiane attive in provincia a fine dicembre, mantenendo stabile al 30,7 per cento l’incidenza del comparto artigiano sul tessuto imprenditoriale operativo.
La disaggregazione settoriale dei dati permette di evidenziare meglio alcuni effetti della pandemia. Nel dettaglio, nei dodici mesi l’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli ha perso 117 unità (meno 1,3 per cento) portandosi a quota 9228 imprese attive a fine dicembre, le attività di alloggio e ristorazione (3mila 493 unità) hanno lasciato sul campo 37 imprese (meno 1 per cento), le altre attività di servizi (riparazione di beni per uso personale e per la casa, altre attività di servizi alla persona) sono scese a mille 770 imprese (meno 22; meno 1,2 per cento).
Hanno invece limitato le perdite il comparto industriale, in diminuzione di 26 imprese (meno 0,6 per cento; 4365), le attività finanziarie e assicurative (872 imprese) e le attività di trasporto e magazzinaggio (836) entrambe in flessione di 5 unità (meno 0,6 per cento), il settore agricolo in calo di 7 imprese (meno 0,3 per cento; 2339) e le costruzioni che hanno contenuto la contrazione a 9 unità (meno 0,1 per cento; 6198 imprese) probabilmente grazie agli incentivi legati all’ecobonus per le ristrutturazioni che hanno sostenuto il comparto.
Segnali positivi arrivano invece dall’aggregato dei servizi di supporto alle imprese con 70 unità in più per un più 4,7 per cento, grazie all’aumento delle attività dei servizi per edifici e paesaggio, dalle attività professionali e scientifiche cresciute di 41 unità ( più 4 per cento), per l’aumento delle imprese che svolgono attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, dalle attività immobiliari (più 39; più 1,7 per cento) e dai servizi di informazione e comunicazione (più 11; più 1,5 per cento), per la crescita delle attività di produzione di software, consulenza informatica e attività connesse ed elaborazione dei dati, hosting e portali web.
Prosegue la crescita delle società di capitale (più 248 unità; più 3,0 per cento), mentre si rileva un’ulteriore contrazione delle società di persone (meno 178; meno 2,7 per cento) e delle imprese individuali (meno 124 unità; meno 0,6 per cento); quest’ultime restano la tipologia imprenditoriale maggiormente presente con il 56,1 per cento (20mila 256) delle imprese attive in provincia. In calo (meno 5; meno 0,6 per cento) anche le altre forme (cooperative, consorzi). Trova quindi conferma la tendenza, in atto ormai da qualche anno, a una progressiva diminuzione delle ditte individuali e delle società di persone (in particolare Snc e Sas) determinata anche dall’attrattività della normativa sulle Srl (specie le semplificate) che sostiene invece l’aumento delle società di capitale.