Il Maggio incontra il Bruscello aretino sul Prato Grande a Varliano

Domenica (20 agosto) un pomeriggio di incontro fra i diversi tipi di teatro popolare cantato

Un pomeriggio di incontro fra i diversi tipi di teatro popolare cantato quello di domenica (20 agosto) quando, a partire dalle 16 al Prato Grande a Varliano, andranno in scena il Bruscello I Nobili, secondo il testo adottato dai Bruscellanti di Casalino (Arezzo), interpretato da I Bruscellanti del Casentino, e il Maggio Ginevra di Scozia, nella nuova edizione a cura di Piergiorgio Lenzi, per le voci de I Cantori dell’antico Maggio della Garfagnana.

L’evento si inserisce all’interno del Canto del Maggio Festival: un percorso nella scuola, nella cultura, nella tradizione, ideato dall’associazione La Giubba con il Museo italiano dell’immaginario folklorico e la compagnia Il Giunco, con il contributo del consiglio regionale della Toscana, Comune di Barga, Comune di Castelnuovo di Garfagnana, GraalCultFest, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e Istituto comprensivo Piazza al Serchio.

Il bruscello è un’antica forma di teatro popolare in ottava rima, che si differenzia dal canto “a contrasto” per essere una vera e propria commedia, con una trama, solitamente amorosa e goliardica, dei personaggi e degli interpreti. Un tempo spettacolo carnevalesco itinerante, questa tradizione nella sua forma casentinese ha rischiato più volte di scomparire: l’ultimo paese dove la tradizione è sopravvissuta è stato Casalino, nella vallata del Casentino, dove veniva rappresentato in estate in concomitanza con festività paesane. Dal 2018 la tradizione è ripresa grazie al gruppo I Bruscellanti del Casentino, che quest’anno propongono I Nobili, Bruscello composto nel 1947 da Prisco Brilli.

Per il Maggio, teatro popolare cantato all’aperto con poche concessioni alla scenografia e ai costumi, che riprende i contenuti e la forma dalla chanson de geste e dai poemi cavallereschi, I Cantori dell’antico Maggio della Garfagnana propongono Ginevra di Scozia. L’autore, ignoto, è stato chiaramente ispirato dalla vicenda presente nelle ottave dei capitoli V e VI del grande poema cavalleresco di Ludovico Ariosto.

La presente edizione, a cura di Piergiorgio Lenzi, ha richiesto numerosi interventi di riduzione e rifacimento operati sul libretto pubblicato nel 1982 dal Centro tradizioni popolari della Provincia di Lucca, non essendo stato possibile rintracciare il testo originale, stampato nel 1869.

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