Da rideterminare la pena per Florind Marini, il 30enne di origini albanesi, condannato a 16 anni di reclusione per concorso in omicidio, rapina aggravata e sequestro di persona. Così ha stabilito la suprema corte di Cassazione in merito al ricorso presentato dall’imputato. I fatti oggetto del procedimento giudiziario riguardano l’omicidio di Ugo Canozzi, l’ex poliziotto di 82 anni morto nel suo letto a Castagnola di Minucciano dopo essere stato legato mani e piedi al suo letto con delle cinghie e imbavagliato per un tentativo di rapina, circa sei anni fa.
Per questi avvenimenti tragici erano stati condannati lo scoso anno definitivamente Lorenc Marini, 29 anni, imbianchino originario dell’Albania e il connazionale Besnik Metushi, 26 anni. Per il primo la condanna è stata di 28 anni di carcere, per il secondo 11. Il primo sarebbe l’autore materiale della costrizione nel letto dell’anziano ex agente, l’altro non sarebbe fattivamente entrato nell’abitazione, avrebbe però guidato la vettura usata per compiere il colpo poi diventato rapina e infine omicidio volontario con dolo eventuale. Romane da definire quindi la posizione del terzo componente della banda che fu arrestato solo nel 2016 perché era riuscito a scappare all’estero. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 2013, i ladri entrano in azione pensano che la casa sia vuota. All’esterno non c’è la Panda rossa di Canozzi, ma i malviventi non sanno che proprio quel mattino il pensionato l’ha portata in carrozzeria per farla riparare. Così entrano in casa, servendosi di una scala o arrampicandosi, e poi – è la ricostruzione dei carabinieri – rompono il vetro della porta finestra al primo piano e si introducono in casa. A quel punto la sorpresa: Canozzi è in casa e forse ha una reazione alla vista dei tre. L’anziano ex poliziotto, forse è già a letto o sta facendo una doccia. Cerca di mettere in fuga i malviventi, ma viene bloccato, tenta di resistere ma viene poi legato ai polsi. Uno straccio sul viso lo soffoca: la morte sopraggiunge per asfissia. Nel frattempo, i killer si danno alla fuga. Ora la corte d’Appello d Firenze dovrà rideterminare la pena per l’imputato seguendo le indicazioni della Cassazione che sul capo d’imputazione relativo al sequestro di persona scrivono chiaramente in sentenza: “Deve escludersi la configurabilità del delitto di sequestro di persona quale autonoma ipotesi criminosa e riconoscersi piuttosto la specifica circostanza aggravante”. Un ricalcolo della pena che subirà inevitabilmente una riduzione.
Vincenzo Brunelli