Consumo di suolo, in provincia di Lucca sparito il 9% di terreno in più rispetto al 2021

In città la percentuale sale a 15. I numeri del rapporto annuale di Ispra e Snpa del 2022
In questi giorni di forti precipitazioni molte sono state le frane e gli smottamenti, sempre molto pericolosi da tutti i punti di vista. Secondo l’ultimo rapporto annuale di Ispra e Snpa (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e Sistema nazionale protezione ambiente) tra i principali responsabili c’è anche l’eccessivo consumo di suolo a danno della nuda terra.
Non solo cambiamenti climatici dunque: a rendere il suolo cittadino ancora più caldo, soprattutto nei periodi estivi, contribuisce in gran parte anche il consumo di suolo che, nel 2022, accelera arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 chilometri quadrati, oltre il 10% in più rispetto al 2021. Le città diventano sempre più calde: nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 gradi nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante.
In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4 gradi d’estate con massime di 6 gradi a Firenze e di oltre 8 gradi a Milano. In provincia di Lucca nel solo 2022 sono spariti altri 16 ettari di terreno e nella città di Lucca 2,8 ettari. Rispettivamente il report parla del 9% in più di suolo consumato nel 2022 rispetto all’anno precedente in provincia di Lucca, del 15% in più in città. Ma il consumo di suolo incide anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, oltre 900 – in un solo anno – gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media, e provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi altri 4.500 ettari, il 63% del consumo di suolo nazionale. Questi i costi nascosti ad oggi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati: 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
“Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale. Al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 chilometri quadrati, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi). I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese: nella pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese. La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove il 9,3% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale (con un aumento medio percentuale dello 0,33%) – si legge nel rapporto -. Considerando il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (oltre 2500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta. Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana”.
Il report completo è stato pubblicato ieri (25 ottobre) anche da Arpat.