Cobas alla carica: “In provincia di Lucca 49 classi in meno, è inaccettabile”

Il sindacato: “E’ necessario anche risolvere il problema delle aule container”
Tagli alle classi, la protesta dilaga in provincia di Lucca. A farsi portavoce del malumore è Cobas Scuola che dopo l’assemblea della Rsu, torna alla carica contro la riduzione degli organici.
“Due anni fa, sostenendo le mobilitazioni di Priorità alla Scuola, i Cobas – si legge in una nota – denunciarono a più riprese di fronte all’Usp il taglio di 49 cattedre nella Provincia di Lucca e la mancanza di aule e spazi adeguati per le scuole, chiedendo al contempo fondi per potenziare e stabilizzare gli organici, eliminare le classi pollaio, intervenire sugli edifici scolastici e tornare a una scuola in presenza e in sicurezza. Due anni dopo, nonostante i 200 miliardi circa stanziati dall’Unione Europea per il Pnrr italiano e le gravi criticità evidenziate dalla pandemia, il Governo, il Ministero e gli Uffici scolastici regionale e provinciale sembrano non aver imparato la lezione, visto il taglio di 49 classi in Provincia di Lucca e l’inaccettabile protrarsi di classi (e in alcuni casi intere scuole) ancora collocate nei container”.
“Le denunce degli ultimi giorni degli insegnanti e dei genitori del liceo Paladini, del liceo Barsanti e Matteucci e dell’Istituto comprensivo di San Vito – Lucca 6 per i possibili tagli di classi – sottolineano dai Cobas – sono solo gli ultimi casi saliti alla ribalta della cronaca dopo una lunga serie di proteste e presidi davanti alle scuole di ogni ordine e grado da parte di genitori, studenti e personale scolastico. Solo per citarne alcune, ricordiamo le proteste agli istituti comprensivi di Porcari, Camaiore e della Media Valle per tagli di classi o accorpamenti in pluriclassi previsti dall’Usp in risposta alle richieste pervenute dagli Istituti. In particolare, all’Ic Camaiore 1 non è stata concessa la quinta classe della prima media, per cui avremo una classe da 29 studenti e tre classi da 22 con 2 o 3 alunni con disabilità. Ma non bisogna dimenticare i continui rinvii dei lavori al Paladini-Civitali e al Carrara, che continuano da ormai tre anni a fare lezione nei container o in aule inadeguate, e il recente spostamento nei container anche del liceo Vallisneri, per finire con gli spazi insufficienti e inadeguati al Polo Fermi-Giorgi dove, dopo i cambi di sede del Giorgi dello scorso anno con numerose criticità incontrate, è stata annunciata la rimozione del container dal piazzale del Fermi con ulteriori spostamenti di classi nella sede del Giorgi – Santa Chiara già satura”.
“A tutto questo si aggiungono – spiegano i Cobas Scuola – i tagli alle classi previsti allo stesso Polo Fermi-Giorgi e in altre scuole superiori della Provincia col serio rischio di classi con più di 30 alunni anche in presenza di alunni certificati”.
E’ per questo che l’assemblea provinciale delle Rsu e degli iscritti Cobas, tenutasi il 28 giugno scorso all’Ite Carrara “ritiene tale situazione inaccettabile – si spiega -, in primis per gli studenti, ma anche per il personale scolastico, peraltro ancora in attesa del rinnovo del contratto scaduto da quasi 4 anni e che ha visto approvare al Senato con il solito ricorso alla fiducia su un maxi emendamento del governo la legge di conversione del dl 36/22”.
“Il maxiemendamento prevede la riforma del reclutamento, che diventa di fatto una corsa a ostacoli costosissima e quasi insormontabile favorendo così l’ulteriore precarizzazione anziché la stabilizzazione del personale – si spiega -, il nuovo sistema di formazione e aggiornamento, obbligatorio per i neoassunti e volontario per gli altri, che assume i contorni di un vero e proprio addestramento di regime, innescando una guerra tra poveri per accedere a pochi spiccioli di incentivo salariale, che saranno concessi su base selettiva e non in modo generalizzato: dalle stesse previsioni del ministero vi potrà accedere solo il 5% dei docenti. Inoltre, le risorse saranno stornate dalla Carta docenti sino all’anno scolastico ‘25/‘26 e dal taglio di 11.300 cattedre dal ‘25/‘26 al ‘31/‘32 sfruttando il previsto decremento demografico. Tutto questo in un momento storico in cui l’Unione Europea sta adottando una politica economica espansiva immettendo una quantità di fondi pubblici senza precedenti nell’economia. Risulta evidente che il mantra del ‘non ci sono i fondi’ per scuola, sanità e servizi non regge più: a mancare è la volontà politica di indirizzarli verso questi settori, privilegiando invece le spese militari per perpetrare una pericolosa e dannosissima economia di guerra. È assurdo continuare ad applicare i criteri di formazione delle classi e degli organici previsti dalla Riforma Gelmini, che aveva l’unico scopo di tagliare 8 milardi di euro per la scuola in applicazione delle politiche di austerità. L’Assemblea chiede: il ritiro degli articoli del maxiemendamento riguardanti la scuola, l’uso dei fondi disponibili per ridurre a 20 il numero degli alunni per classe (15 in caso di alunni con disabilità), l’assunzione di tutti i docenti precari con 3 anni di servizio e gli Ata con 2, investimenti massicci nell’edilizia scolastica”.