Gallicano, il rione Borgo Antico vince il Palio di San Jacopo

26 luglio 2023 | 11:14
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Gallicano, il rione Borgo Antico vince il Palio di San Jacopo
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Gallicano, il rione Borgo Antico vince il Palio di San Jacopo
Gallicano, il rione Borgo Antico vince il Palio di San Jacopo

Il paese garfagnino, in festa dopo cinque anni di stop, si colora di rosso. Ma non mancano le polemiche

Il rione Borgo Antico vince la 37esima edizione del Palio di San Jacopo di Gallicano. Dopo cinque anni – un lungo stop a causa della pandemia – i gallicanesi hanno riabbracciato la propria festa per eccellenza.

Tre rioni si sono dati battaglia nel segno dello spettacolo. Un evento giunto alla 37esima edizione, quello del palio, che è tornato ad illuminare il paese dopo il lungo stop: l’ultima festa risaliva ormai al lontano 2018. Dalle sartorie, ai carri, fino alle scenografie da lasciar senza fiato: ogni rione ha lavorato faticosamente, un lavoro che comincia mesi e mesi prima dell’evento. Si parte dal progetto e si realizzano costumi, carri, balli nella speranza della vittoria per i propri colori. “Anima il paese, coinvolge bambini, ragazzi, uomini, donne e anziani, il palio è di tutti e tutti lavorano per il palio”.

Alla fine a far festa ieri sera (25 luglio) è stato il rione Borgo Antico, che torna così alla vittoria dopo il 2016 e strappa l’ambito “cencio” al Monticello (vincitori nel 2018). “Che dire, grazie, grazie, grazie – commenta il Borgo Antico sui social -. È stato un palio sofferto e combattuto sia nelle piazze che fuori. Le mille difficoltà organizzative dovuti alla ripartenza e all’assenza della Pro Loco i mille problemi che ogni anno si ripropongono internamente. Ogni cosa sembrava non girare mai nel verso giusto. E invece siamo qua a parlare di un palio spettacolare gestito in maniera strepitosa da tutti e tre i rioni che hanno portato in piazza l’anima di Gallicano. Meriteremo tre cenci ogni anno per l’impegno messo. Però c’è sempre un vincitore e quest’anno è toccata a noi questa immensa soddisfazione. Crediamo veramente però che chi ha giudicato si sia trovato in seria difficoltà nel dover giudicare i tre capolavori portati in piazza. I giudizi sono sempre soggettivi ed estremamente diversi fra loro e questo forse è l’aspetto più snervante della festa. Ci teniamo a dire due parole sulla selezione della giuria che per la prima volta è stata assegnata ad una persona esterna al paese molto esterna che a 150 chilometri da noi e senza alcun legame con la festa si è mossa per trovare i sei giurati. Avevamo dato tutte le indicazioni chiaramente e lei in base a questo ha dato il via alla ricerca. Lo diciamo per far capire a chi magari e fuori dall’organizzazione quello che è successo in questi mesi. Chiuso questa piccola parentesi torniamo a dirvi grazie. E forza Borgo chiaramente”.

Come ogni palio non sono mancati gli sfottò e i Bufali, amareggiati dal risultato, hanno commentato così con un post su Facebook: “Di pagliacci nel circo ne rimarranno solo due. È stata bello finché è durato…prenderci per il culo. Adesso divertitevi da soli”.

Tralasciando le polemiche a caldo, quella di Gallicano è stata una grande festa: “Finita l’edizione 2023 del Palio di San Jacopo. Bravissimi tutti i rioni, complimenti al Borgo Antico per la vittoria – il commento del sindaco David Saisi -.  È stata un’edizione con spettacoli straordinari e l’apprezzamento da parte del pubblico è stato unanime. Non rimane che aspettare e rendere omaggio alla sfilata dei vincitori in piazza questa sera. Viva Gallicano”.

“Il rione Borgo Antico vince il Palio di San Jacopo – commenta il consigliere regionale Mario Puppa -. Ma a vincere è tutta la comunità di Gallicano che riesce a mettere in scena uno spettacolo che ha dell’incredibile. Carristi, scenografi, sarte, figuranti, ballerini e tanti tanti volontari lavorano in religioso silenzio per mesi e mesi con una passione che solo un’amore immenso per il territorio riesce a spiegare. Allora complimenti per la vittoria al ‘Borgo Antico’ e grazie per il meraviglioso spettacolo a tutta Gallicano”.

Il tema del rione vincitore – Il Fragore del silenzio

“Ti scrivo da questo luogo angusto e spero ferventemente che ti arrivi il grido sopito della mia anima. Mi dicono che gli sbagli si possono curare, la paura si può annientare, il destino si può cambiare, ma da quando si è chiusa quella porta dietro di me, lo strappo della disperazione continua a lacerare le mie membra ed il mio cuore.
In questo luogo tutti pensano che io sia matta, un mattone fuori posto nell’architettura dell’umanità, il buonismo non permette di eliminarlo, ma bensì di accantonarlo, assieme ad altri, in un cumulo abbandonato dalle cure dell’uomo.
Qui il tempo e lo spazio non si adattano mai alla mia volontà, l’unica cosa terrena sembra essere il costante odore di urina.
Guardo oltre la finestra e mentre il mio sguardo erra nell’infinito, io rimango immobile, non riesco a seguirlo, lo perdo, si perde e non potrà più tornare indietro, non potrà più raccontarmi cosa ha visto.
Il freddo e la paura regnano sovrani, non trovo le risposte e più domando, più il silenzio si fa strada e con esso la pillola della felicità.
Solo l’arrivo del buio riesce a quietarmi e a darmi una bolla dimensionale all’interno di questa macabra realtà, lì nessuno può sentirmi; ascoltando la vita che nel mio grembo prende forma piango e il tonfo sordo di una lacrima buca il pavimento.
Mi sento come una goccia che cade nell’oceano e non appena tocco l’acqua anche io divento oceano e sento espandere i miei orizzonti fin dove occhio umano può vedere e un senso d’infinito mi penetra il cuore.
Erro in queste acque, invisibile e muto ai sensi di questo mondo, solo io, a tratti, posso udire le frequenze della mia anima.
E quando un raggio di sole viene a dar luce ai miei pensieri, due angeli vestiti di nero mi prendono a braccetto e mi trascinano in alto, sempre più in alto e all’improvviso, come uno shock, mi lasciano andare.
La mia bocca mangia il morso, le mie membra si dibattono e cado, violentemente cado, velocemente cado, nuoto nel vuoto, ancora pochi secondi e una massa informe mi sopraffa.
Mi sento come una balena solitaria che canta la sua melodia d’amore nell’oceano dell’esistenza. Le sue onde a 52 hertz si propagano con forza e si disperdono in luoghi di oblio e lei, per non perdersi, continua a cantare.
lo vedo l’inizio laddove loro vedono la fine. lo vedo dei costrutti laddove essi vedono l’errore.
lo vedo le uguaglianze, laddove gli altri vedono le differenze.
lo vedo me in loro, laddove non vedono loro in me.
lo sento il fragore della vita, laddove si ode il suono del silenzio.
Se puoi, salvami, prima che io diventi matta!”.