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Rapporti storico artistici fra centro e periferia, tanti spunti dal convegno al teatro dei Differenti

5 settembre 2021 | 10:18
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Rapporti storico artistici fra centro e periferia, tanti spunti dal convegno al teatro dei Differenti

Iniziativa realizzata grazie alla sinergia tra Centro Lumi, Pro Loco Barga, Propositura San Cristoforo in Barga e Fondazione Conservatorio Santa Elisabetta

Si è svolta ieri (4 settembre) al Teatro dei Differenti di Barga il convegno dal titolo Dalla città alla valle rapporti storico-artistici tra i centri e i territori periferici.

L’iniziativa realizzata grazie da Unitre Barga, Fondazione Ricci, Istituto storico della Resistenza sezione di Barga, Centro Lumi e Comune di Bara con in patrocinio di Pro Loco Barga, Propositura San Cristoforo in Barga, Fondazione Conservatorio Santa Elisabetta in Barga è nata, come afferma Leonardo Umberto Conti Marchetti, moderatore – “in seguito alla pubblicazione in autonomia del libro Centro e periferia di Carlo Ginzburg ed Enrico Castelnuovo, attraverso cui ho trovato lo stimolo per studiare i rapporti che intercorsero tra il 14esimo e il 17esimo secolo tra Barga e le grandi capitali degli Stati circostanti”.

Ad introdurre questo complesso ed interessante momento di approfondimento è il professor Marco Collareta docente dell’università di Pisa con un intervento che pone al centro della propria disquisizione l’utilizzo del vetro come elemento attraverso il cui impiego, non esente da pregiudizi, si è espresso “il massimo dell’artisticità in età antica, medievale e moderna, che implica l’utilizzo del fuoco come elemento trasformativo votato alla realizzazione di un oggetto artistico”.

Il docente ha accompagnato la platea in un excursus iconografico attraverso cui è stato possibile comprendere la forte presenza di un importante patrimonio artistico locale di natura sacra, leggibile anche in una più ampia visione geopolitica e culturale.

“Tra i casi che vorrei sottoporvi – prosegue Collareta – c’è il calice esagonale di Francesco Vanni, prezioso oggetto d’arte situato nel Museo Civico, qui a Barga, oggetto rappresentativo lo stretto legame tra questa cittadina e Firenze città modello su cui si è stato plasmato il gusto sul piano stilistico in prospettiva artistica”

Il secondo intervento a cura del professor Stefano Borsi, docente dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, dal titolo Architettura tra Barga e Firenze tra il 1300 e il 1600 che ha posto al centro del proprio esaustivo intervento una data emblematica, il 1341 anno politicamente complesso durante il quale “Barga gravita verso Firenze, i fiorentini avanzano in soccorso dei barghigiani entrati nelle mire espansionistiche di Lucca. Un anno, il 1341, che è un free for all, durante il quale si rivoltano città imperiali come Rovereto e Trento, avvengono combattimenti in Sicilia: si tratta dunque di un momento particolarmente delicato per l’intera storia nazionale. In questo complesso quadro storico, Lucca viene venduta a Firenze e questa la rende inoffensiva per Barga.  La vicinanza all’attuale capoluogo di regione – sottolinea Bonsi – provoca un processo di fiorentinizzazione di Barga che comportò una significativa revisione dei criteri circa l’ammodernamento delle difese attive dei cittadini.  Macchiaia, Borgo e Mancianella erano infatti le tre porte statutarie che delimitavano, proteggevano e dividevano in tre terzieri la Barga medievale condizionandone inevitabilmente la morfologia territoriale ed architettonica”.

Hanno concluso brillantemente la tavola di discussione il professor Lorenzo Carletti, docente al liceo artistico Russoli di Pisa e il professor Cristiano Giometti (università degli studi di Firenze) che intervengono con una relazione dal titolo Dalla periferia al centro. Per una fortuna critica delle opere della Media Valle del Serchio attraverso le mostre d’arte.

“Abbiamo scelto di proporre all’uditorio la lettura di alcune opere relative al ricco patrimonio artistico barghigiano dell’immediato dopoguerra – afferma Giometti – contestualizzate in un’esposizione dedicata all’arte sacra avvenuta a Lucca nel 1957, perché può essere un interessante osservatorio, anche in senso sociologico, per capire come queste opere siano diventate famose nel corso del tempo, per ripercorrerne i destini, la loro storia materiale da cui trarne conclusioni significative, ma che talvolta passa in secondo piano per privilegiare aspetti formali che sono il frutto di quella storia, rimanendo al contempo tematicamente inerenti al rapporto città-periferia indagato in questa sede”.