Povertà, record di accessi ai centri d’ascolto della Caritas diocesana: mai così tanti accolti nelle strutture

22 aprile 2024 | 14:29
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Povertà, record di accessi ai centri d’ascolto della Caritas diocesana: mai così tanti accolti nelle strutture
Povertà, record di accessi ai centri d’ascolto della Caritas diocesana: mai così tanti accolti nelle strutture
Povertà, record di accessi ai centri d’ascolto della Caritas diocesana: mai così tanti accolti nelle strutture

I numeri del Dossier 2023: aumentano le donne in difficoltà, cresce il disagio fra i nuclei familiari con figli

Sono in sensibile aumento tra il 2022 e il 2023 le persone accolte nei centri di ascolto e nelle strutture che offrono aiuto e sostegno della Caritas diocesana di Lucca. E’ il primo dato che emerge dal dossier statistico sulla povertà, riferito al 2023, e che come ogni anno offre una fotografia delle diseguaglianze e della richiesta di sostegno nel territorio dell’arcidiocesi di Lucca.

Le persone accolte nel 2023 sono, infatti, state 2.472, delle quali 575 hanno instaurato un contatto con i centri di ascolto per la prima volta. Un numero record e in sensibile crescita rispetto al 2022 che aveva visto in totale 2.385 persone accolte, molte di più del numero toccato nel 2017, soltanto per fare un esempio: in quell’anno la cifra si era fermata a 1.721.

Nel dettaglio aumenta l’afflusso di donne ai Centri d’ascolto e rimane stabilmente alta anche la presenza maschile: 56,7% contro il 43,3%.

Quanto alla provenienza, nel 2023 il 46% di coloro che si sono rivolti per vari motivi alla Caritas diocesana è italiano, il restante 54% è straniero. Sono soltanto alcuni dei dati presentati questa mattina (22 aprile) al Seminario arcivescovile dove, alla presenza anche del vescovo Paolo Giulietti, sono stati approfonditi tutti gli aspetti del Dossier 2023.

“I dati contenuti nel Dossier 2023 sulle povertà e le risorse nell’Arcidiocesi di Lucca– ha detto don Simone Giuli, direttore della Caritas diocesana di Lucca – fotografano un territorio che ormai da anni si confronta, come buona parte del resto d’Italia, con l’inasprimento dei fattori di vulnerabilità economica e sociale. È ragionevole affermare – continua Giuli – che il fenomeno della povertà e quello delle dinamiche riconducibili ai meccanismi di esclusione sociale ad esso connesse, oggi più che mai, siano lontani da un loro superamento. La fragilità persistente è stata esacerbata dal lungo strascico della pandemia, dai precari equilibri geopolitici connessi alle guerre in corso e dalla rilevante crescita dell’inflazione”. Venendo alle storie e ai volti delle persone accolte nei punti di rilevazione – 32 Centri di Ascolto, 2 empori e 5 associazioni – dislocati nei diversi comuni e frazioni dell’Arcidiocesi, scopriamo che nel 2023 sono state censite 2.472 persone (2385 l’anno precedente). Si tratta del numero più alto mai registrato dall’inizio delle attività dei centri d’ascolto. A queste ne devono essere aggiunte altre, non quantificabili, che hanno beneficiato di forme di sostegno informale da parte di sacerdoti, volontari e altro e che non sono passati dai centri d’ascolto per vergogna o per difficoltà logistiche. Circa una persona su due frequenta il Centro d’ascolto da più di quattro anni. Molto diffuso è il fenomeno del ritorno ai centri d’ascolto dopo un periodo di miglioramento della propria condizione di disagio.

Tra i percorsi di impoverimento si possono individuare quattro profili, in base ai dati raccolti nel Dossier. Il primo riguarda i nuclei familiari composti da persone coniugate o conviventi con gli figli piccoli, il cui impoverimento prende avvio da difficoltà legate al lavoro. In questo profilo si trova la maggior parte dei lavoratori poveri incontrati nel 2023. In uno scenario di questo tipo si possono verificare situazioni in cui i nuclei familiari non riescono ad arrivare a fine mese nemmeno quando entrambe le persone adulte hanno un’occupazione. Il secondo profilo di persone è costituito da nuclei familiari monogenitoriali e, in modo particolare, da quelli che hanno come figura adulta di riferimento una donna. Le lavoratrici, pur avendo titoli di studio mediamente più elevati degli uomini, avvertono più difficoltà rispetto ai maschi nel trovare un’occupazione e conservarla. Anche le retribuzioni tendono ad essere estremamente contenute. Il terzo coinvolge soprattutto le persone che vivono da sole, senza figli, in maggioranza maschi italiani over 50, che hanno sempre faticato a trovare un’occupazione perché interessati da una pluralità di fattori di fragilità, tra i quali anche problemi di salute. Il quarto e ultimo profilo è costituito da coloro che non sono più in età da lavoro e che percepiscono una pensione non adeguata alle proprie esigenze.

A questi quattro profili generali, vi sono due altri elementi statistici che delineano i volti incontrati nel 2023 dai Centri d’ascolto: una persona su due accolta è straniera, con tutte le difficoltà che questo comporta. Inoltre all’interno dei nuclei familiari aiutati vi risiedono un numero consistente di minori: nel 2023 1456 minori conviventi con il nucleo familiare in difficoltà e 88 minori non conviventi. Ad esse devono essere aggiunti 684 maggiorenni conviventi con il nucleo familiare che richiede aiuto.

Ambiti

I tradizionali ambiti dell’impoverimento riguardano: istruzione, lavoro e casa. La grande maggioranza delle persone accolte nei centri d’ascolto dell’Arcidiocesi dispone di un titolo distudio basso. Il 3,2% riferisce di non avere alcun titolo di studio, mentre il 16,7% ha solamente la licenza elementare (19,3% degli italiani e il 14,6% degli stranieri). Una persona su due ha la licenza media inferiore. I maschi hanno titoli di studio più bassi rispetto alle femmine. Gli stranieri mediamente sono maggiormente istruiti (il 22% ha un diploma di scuola media superiore contro il 13,3% degli italiani) ma i loro titoli di studio spesso non sono riconosciuti in Italia. La disoccupazione, tra quanti incontrati dai CdA, è al 27,6% per gli italiani e al 37,5% per gli stranieri, complessivamente il 65,1% è senza lavoro. Tra le persone incontrate nei centri d’ascolto le uscite monetarie utili per coprire le spese legate all’abitare spesso sono sproporzionate rispetto alle entrate mensili, anche nei casi in cui vi siano due persone che percepiscono un reddito. Circa una persona su due vive in affitto. Coloro che dispongono di una casa di proprietà sono solo il 10% del totale (evidenziando un ulteriore calo rispetto al passato). Coloro che usufruiscono di una casa di edilizia popolare sono il 12,7% (20,1% degli italiani e 6,2% degli stranieri). In molte aree dell’Arcidiocesi anche il reperimento di un’abitazione costituisce un problema rilevante a causa del fenomeno delle case sfitte, degli affitti stagionali e per l’atteggiamento di diffidenza nei confronti di persone con redditi contenuti e di nuclei familiare composti da persone straniere.

Come ogni anno il dossier contiene anche degli approfondimenti qualitativi su aspetti specifici. I temi affrontati sono: la povertà minorile e educativa, l’in-work poverty, ovvero la condizione di coloro che vivono in povertà assoluta pur svolgendo un’attività lavorativa e il lavoro di sostegno e inclusione realizzato in carcere con le persone che stanno scontando una pena definitiva.